14-Modest atside!

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Fissai ancora per qualche istante lo schermo illuminato del mio telefono e, in un gesto improvviso e istintivo, pigiai il dito sul tasto verde, causando l'inizio della chiamata.

Portai il telefono all'orecchio e aspettai con impazienza che Anthony mi rispondesse.

«Si?» La voce mascolina del ragazzo risuonò dall'apparecchio.

«Sono Alexandra Morrison.» Spiegai, trascinando la sedia verso la scrivania.

«Dimmi baby, sono tutto orecchie.» Rispose, appellandomi con quello sciocco nomignolo che ero stanca di sopportare.

«Ho bisogno di un favore.» Andai presto al dunque.

Muovevo, a un ritmo immaginario, le dita sulla superficie in vetro che avevo di fronte e osservavo distrattamente la stanza che mi circondava.

«Certo, Alexandra, per te sono sempre a disposizione.» Immaginando un ghigno disegnato sul suo volto, non potei fare a meno di innervosirmi, tuttavia, placai i miei istinti poco civili e ripresi a parlare.

«Necessito d'informazioni su una persona...» M'interruppi qualche secondo, prendendo un secondo di pausa «Su Dylan Ivanov.» Aggiunsi infine.

«A cosa devo questo interesse verso di lui, baby?» Domandò curioso.

«Non sono tenuta a darti spiegazioni.» Sbottai, irritata dalla mancanza di rispetto. «Ho bisogno di informazioni precise; sappiamo entrambi di chi si tratta, il suo cognome è conosciuto anche delle nostre parti, voglio qualcosa in più che possa giovare ai miei scopi. Entro le sette di questa sera mi aspetto una mail con le informazioni richieste. Quando avrai eseguito i miei ordini, dimentica questa conversazione.»

«D'accordo.» Utilizzò un tono di voce serio, sapeva cosa sarei stata disposta a fare pur di raggiungere i miei obiettivi.

«Un'ultima cosa.» Lo richiamai prima che riuscisse a interrompere la telefonata. «Smettila di chiamarmi baby, è un soprannome patetico e tu sei un mio sottoposto; mantieni un certo ritegno, se non vuoi trovarti senza il pene.» Lo minacciai e terminai la chiamata.

Rilassai le spalle, poggiandomi elegantemente allo schienale della sedia e mi voltai osservando la città, dall'enorme vetrata che offriva il mio ufficio.

«Melanie!» Richiamai la mia segretaria, sorseggiando il mio caffè. Ben presto la ragazza fece capolino nel mio ufficio.

«Mi dica, signorina Alexandra.» Pronunciò le parole mentre la sentivo sfogliare un'agendina, sapeva già quello che le avrei domandato.

«Quali sono i miei impegni per la giornata?»

Iniziò subito a parlare.

«Ha una sfilata questa sera e deve occuparsi del controllo degli ultimi preparativi.»

Annuii, anche se lei non poteva vedermi, poiché ero rivolta verso la grande vetrata.

Osservare le cose dall'alto, aveva sempre scatenato dentro di me un'immensa tranquillità e pace.

«Sarà meglio che mi sbrighi, allora! Puoi far ritorno nel tuo ufficio, Melanie.» La congedai, e dopo aver sbirciato l'orario dall'orologio che portavo al polso, mi alzai dalla sedia e mi diressi nell'ufficio della mia nuova amica.

Passai attraverso il corridoio, osservando con attenzione tutti gli impiegati intenti a lavorare nelle loro rispettive postazioni, tentando di mostrarsi capaci ed efficienti.

«Ehi.» Salutai Kayla, che stava smanettando al computer.

«Ciao.» Mi salutò di rimando, sollevando gli occhi dell'oggetto elettronico.

Con te non ho pauraWhere stories live. Discover now