Epilogo.

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«Il nostro matrimonio è stato bellissimo.» Racconto e i loro occhi sembrano illuminarsi, entusiasti. «L'abbiamo festeggiato sulla spiaggia di Nahant Beach, lo stesso luogo che mia madre amava.» Sorrido, incrociando le dita sul ventre. «Non avevo assunto nessuna wedding planner, mi ero occupata di tutto io, aiutata da Katherine; avevamo scelto una piccola spiaggia, solitamente deserta, e l'avevamo fatta allestire nel modo più bello. Le sedie bianche, poste una dietro l'altra, erano decorate da un nastro di tulle rosa, e su ognuna di esse avevamo lasciato una scatolina contenente un ciondolo di diamanti a forma di stella

«Che meraviglia!» Esclama la più grande, con la guancia premuta contro il palmo della sua mano e gli occhi attenti, intenzionati a catturare ogni dettaglio che esce dalle mie labbra.

«Lo so, quella è stata una mia idea.» Faccio l'occhiolino a entrambi e li vedo ridacchiare complici.

«L'hai fatto per tua madre?» Mi chiede il più piccolo.

«Sì.» Annuisco con un sorriso un po' malinconico. «Non poteva esserci fisicamente e, avendo celebrato il matrimonio di mattina, le stelle non erano visibili, perciò l'ho voluta presente attraverso quei ciondoli dalla forma insolita.» Abbasso il capo e scosto il tessuto che mi copre il braccio, rivelando una catenina d'argento cui ho aggiunto quel gioiellino, il quale, da quel giorno, ha assunto un ampio valore emotivo.

«Ti va di continuare?» Mi chiedono, sporgendo il labbro inferiore, e io, che mai ho ceduto davanti a quei gesti infantili, mi ritrovo ad annuire.

«Il sole era alto nel cielo, il mare era calmissimo e faceva molto caldo, nonostante ci trovassimo a ottobre; sembrava che fosse nuovamente estate!» Rido e loro mi seguono. «C'erano molte persone quel giorno e, quando la violinista iniziò a suonare, annunciando il mio arrivo, tutti gli occhi dei presenti si posarono su di me. Io, però, non mi ero concentrata su nessuno tranne che su vostro nonno.» Dei gridolini eccitati escono delle loro bocche. «Era bellissimo, bambini miei.» Una lacrima di commozione scorre sul mio viso. «Indossava una camicia bianca che fasciava le sue spalle larghe e che si vedeva leggermente, poiché coperta dalla giacca blu, abbinata ai pantaloni e al papillon. I capelli erano ordinati grazie a del gel e quell'aria così professionale gli donava molto.» Faccio un sorriso furbo e loro ridacchiano allegramente. «Quando sono apparsa davanti a lui, pronta ad attraversare quello spazio che ci divideva, fasciata dal mio abito bianco, i nostri sguardi si sono incrociati e non si sono lasciati. Sembrava che in quell'istante, senza nemmeno ascoltare le parole del sacerdote, i nostri occhi avessero sigillato definitivamente quel legame che avevamo instaurato nel tempo.» Ancora, sono costretta ad asciugarmi una lacrima.

«Anch'io voglio vivere un amore come quello che avete provato tu e il nonno.» Afferma Miriya, battendo le mani.

«Lo vivrete amori miei, ve lo assicuro.» Accarezzo le guance della bruna, identica a sua madre Charlotte, e quella di Nikolaj, identico a suo padre Sevastian.

Il rumore di una porta che si apre, ci fa voltare, fa il suo ingresso la mia Lottie, ormai una donna.

«Mamma.» Pronuncia con un sorriso, avvicinandosi. «Scusami per il ritardo, sono stata trattenuta a lavoro.» Sospira stancamente, passandosi una mano tra i capelli.

«Stai tranquilla, noi ci siamo divertiti comunque.» Le faccio un occhiolino e sorride.

«La nonna ci stava raccontando la sua storia d'amore con il nonno Dylan.» Spiega Miriya, alzandosi in piedi e correndo verso sua madre per stringerla in un abbraccio.

«Di nuovo?» Domanda Charlotte, ridacchiando.

Scrollo le spalle.

«A loro piace.» Confido e mia figlia annuisce, così come i miei nipoti.

«Papà non è ancora tornato?» Chiede; guardo l'orologio che porto al polso e scuoto il capo.

«Sarà qui a momenti.» Rassicuro, facendo un gesto con la mano. «Volete rimanere a cena? Presto sarà qui Ethan con Adeline e i bambini.»

«Vorrei, mamma, ma devo correre a casa, ho ancora un po' di lavoro arretrato.» Scuote il capo dispiaciuta.

«Non preoccuparti, presto ci sarà il compleanno di papà, ci riuniremo tutti in quell'occasione.» Spiego.

«Perfetto.» Sorride. «Credo sia giunto il momento di andare, ragazzi, forza, indossate i cappotti!» Prendo per mano i miei nipoti e li conduco da Dania, la cameriera, la quale ci attende vicino alla porta stringendo tra le mani i loro giubbotti.

«Nonna?» Mi richiama Miriya.

«Uhm?» Chino il capo mostrandole un sorriso.

«Quando ci racconterai la storia di come hai rincontrato zio Theo?» Chiede.

«Già, non siamo mai riusciti ad ascoltarla tutta.» Commenta Nikolaj.

«Magari al compleanno del nonno, quando ci saranno anche i vostri cugini.» Annuiscono soddisfatti e, dopo un ultimo saluto, vanno via, consentendomi di ritornare nel mio ufficio al piano superiore.

«Alexandra?»

Sollevo la testa non appena odo la voce di Dylan. «Ehi.» Gli rivolgo un sorriso e mi alzo per raggiungerlo sul divanetto su cui si è accomodato.

«Com'è andata la tua giornata?» Mi domanda con premura, porgendomi un bicchiere di whisky.

«Sono stata con Miriya e Nikolaj.» Sorrido, sporgendomi per posargli un bacio sulle labbra. «Gli ho raccontato di nuovo la nostra storia.» Gli confido, accoccolandomi contro il suo petto.

«Davvero?»

Annuisco e chiudo gli occhi, beandomi del calore che emana.

«Ya lyublyu tebya Alexandra.» Confessa dolcemente.

«Ya tozhe tebya lyublyu.»

The end


«Ti amo Alexandra.»

«Ti amo anch'io.»

Con te non ho pauraWhere stories live. Discover now