28-Questions and memories

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I raggi del sole filtravano timidamente dalla persiana e, a causa di questi, il mio sonno venne interrotto; socchiusi gli occhi e sbadigliai, portando, con la mano, una ciocca bruna dietro l'orecchio.

Con la testa ancora appoggiata al cuscino, lasciai scorrere il mio sguardo lungo la stanza e notai immediatamente i vestiti che, la sera precedente, io e l'addormentato al mio fianco avevamo lanciato con noncuranza, abbandonandoli in ordine sparso.

Ci davamo le spalle, ma riuscivo a sentire dolci brividi lungo le braccia, causati dal lieve tocco delle nostre schiene nude.

Ripensai alla notte intima appena trascorsa e sorrisi soddisfatta.

Dylan è un ottimo compagno di letto, pensai.

Mi stiracchiai lentamente, attenta a non creare troppo movimento per non svegliarlo. In un attimo, però, la realtà mi colpì prepotentemente, come avrebbe fatto un pugno diretto nello stomaco. La consapevolezza delle sensazioni che avevo provato la sera prima, che ancora danzavano davanti ai miei occhi, mi stordì. Credevo che, dopo aver fatto sesso con lui, tutto sarebbe andato via e che, al massimo, avrei voluto ripetere quelle azioni per soddisfazione personale, per riprovare quel forte senso di piacere che mi aveva invasa; ma, quando constatai che accanto alla parte istintiva e carnale provata da ogni essere, era presente un piccolo e fastidioso bagliore pieno di altri sentimenti, la mia felicità parve scomparire e, presto, il pentimento si fece strada nella mia mente.

Strinsi con forza la mascella e, attenta a coprirmi con il lenzuolo, mi defilai nel bagno in camera.

Dimenticai di chiudere la porta con la chiave, troppo presa dal battere incessante del mio cuore e dal cattivo umore che mi aveva inghiottita senza pietà. Mi posizionai davanti allo specchio, tenendo, ancora, le mani ancorate al lenzuolo bianco, poi, dopo aver sospirato, allentai la presa e lasciai che la stoffa scivolasse al suolo. Strabuzzai gli occhi e posai i polpastrelli sui segni violacei che cospargevano il mio collo e il mio petto.

Imprecai tra i denti e mi diedi della stupida; ero molto attenta ai succhiotti fatti durante il sesso, odiavo, infatti, quei gesti, li ritenevo inutili e, a mio parere, servivano soltanto ad aumentare l'ego dell'uomo, che marchiava, quasi come se fosse un predatore, il suo territorio, eppure, fatti da Dylan, assumevano un'altra sfumatura. Sbuffai irritata dai miei pensieri ingiusti, mi chiesi perché il fato avesse voluto giocarmi quel brutto scherzo; non dovevo provare quelle sensazioni o elaborare quei pensieri, né per il russo, né per nessun altro. Mi diedi della sciocca perché la sera prima, quando si era consumata la nostra passione, troppo presa dalla vista del suo corpo ed eccitata dai suoi gesti esperti, non avevo fatto molto caso ai succhiotti che aveva deciso di farmi sul corpo.

Per coprirli ci metterò un'eternità,pensai scocciata.

Nonostante la stizza, nel dover nascondere tutto con fondotinta e correttore, le immagini delle sue labbra calde che sfioravano e baciavano il mio petto, per poi mordicchiare e succhiare i miei seni, si ripetevano nella mia mente come un disco rotto. Rividi le mie mani accarezzare i suoi addominali e poi l'inguine, mentre lo guardavo con sguardo peccaminoso e, lui, con gli occhi offuscati dal desiderio, lasciava che facessi scorrere le mie dita esperte sul suo corpo, in una lenta ma piacevole tortura.

Sospirai estasiata e, con le gote rosse e la voglia di correre nel letto e dilettarmi in altre intriganti posizioni del kamasutra, rimossi la benda che copriva il fianco ed entrai in doccia, lasciandomi investire da un'ondata di acqua gelida. Accarezzai la mia pelle accaldata a causa dei miei pensieri poco casti e, con la mano, sfiorai i miei seni, gli stessi che lui aveva toccato la notte precedente. Volevo davvero classificare il tutto come una bellissima e insignificante scopata, però qualcosa m'impediva fermamente di farlo, e la situazione iniziava a diventare snervante.

Con te non ho pauraWhere stories live. Discover now