Capitolo XXXIX

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Loran era uscito presto quella sera, per il turno al locale, e aveva notato una cosa insolita. All'interno delle drogheria dove lavorava Agatha, c'era una candela accesa, nonostante l'orario. 

Quel particolare aveva attirato la sua attenzione quel tanto che bastava per restare fermo in piedi dall'altra parte della strada, ad osservare il negozio, apparentemente chiuso ma comunque con all'interno qualcuno.

Il suo primo pensiero andò ad Agatha e, neanche il tempo di sussurrare il suo nome che vidi la sua esile figura camminare passo svelto. La riconobbe anche da distanza e con il buio, perché l'aveva osservata così tante volte in casa, quando lei non era attenta, da aver imparato a memoria il suo profilo. 

Fu invaso da così tanti sentimenti contrastanti che non riuscì a gestirli. Prima di tutto preoccupazione per il fatto che la ragazza aveva deciso di uscire di casa da sola, nel cuore della notte. 

Avrebbe potuto incontrare qualche malintenzionato, qualcuno come Malone. E presto passò dalla preoccupazione alla rabbia per la sconsideratezza di Agatha. 

Poi si rese conto che stava entrando nella drogheria, probabilmente per incontrare Will, e un sorriso soddisfatto gli attraverso il volto. Si sentiva quasi fiero di se stesso e considerava quell'incontro anche un suo traguardo.

D'altronde era stato lui a dare una piccola spinta al giovane Will. Se fosse stato per lui, avrebbero dovuto aspettare probabilmente anni prima che trovasse il coraggio di farsi avanti. 

Ma mentre pensava a ciò, di nuovo il suo umore cambiò, rendendosi conto che, più lei si avvicinava a Will, meno possibilità avrebbe avuto lui. 

Era un dettaglio che aveva considerato fin dall'inizio, un sacrificio che trovava necessario, ma pur sempre un sacrificio doloroso. Ciò lo rese triste. 

Faceva male constatare con i propri occhi che non avrebbe mai potuto avere Agatha, che sarebbe stato costretto a vederla giorno dopo giorno felice senza di lui. 

Si voltò, costringendosi a non guardare più l'entrata del negozio, e si diresse verso il locale senza riuscire a smettere di pensare a cosa stesse succedendo lì dentro. 

Anche se si sforzava con tutto se stesso, gli fu difficile non tornare alla mente a quello che aveva visto, per tutto il suo turno di lavoro. 

Era distratto, fra le nuvole, non rispondeva ai clienti e in generale tendeva ad estraniarsi, come se non fosse lì fisicamente. 

Per sua fortuna il locale di Malone era così gremito di gente che nessuno fece troppo caso al suo strano comportamento. Il suo superiore lo sgridò in malo modo qualche volta, ma tutto sommato a nessuno sembrava importare di lui.

Gli fu però impossibile estraniarsi quando dopo qualche ora dall'inizio del suo turno un uomo entrò spalancando la porta del locale, tutto trafelato con un espressione che che sembrava paura mista ad eccitazione.

Sembrava uno di quelli che passavano la maggior parte del tempo in strada e consumano tutti i loro soldi in scommesse e alcolici. Ma Loran non ebbe tempo di osservarlo bene perché lo sentì solo urlare: «La drogheria dei Preston sta andando a fuoco, venite a vedere».

Qualcuno si alzò di scatto e lo seguì in strada, più per curiosità che per dare una mano, mentre il pensiero di Loran andò, di nuovo, ad Agatha. 

Lasciò cadere il bicchiere che stava pulendo, e corse fuori, ignorando le grida del suo superiore che gli intimava di tornare dentro. 

Corse per raggiungere la drogheria, ma comprese che l'uomo non aveva mentito già fuori dal locale, perché la nube di fumo che si era creata, alta nel cielo, proveniva proprio dal negozio dove lavorava Agatha. 

Fàilte -Storia di speranza e di riscattoWhere stories live. Discover now