Capitolo XXIX

200 22 20
                                    

Di solito, nonostante Agatha mostrasse sempre un po' di ritrosia nel stare da sola con Loran, era però piuttosto loquace. In fondo era nella sua natura, quella di riempire i silenzi con le parole.

A lui non dava fastidio, anzi, era l'unica voce che amava ascoltare e ascoltare senza sosta. Il suono dolce e melodioso, la curiosità che provava ogni volta che gli faceva una domanda, la risata cristallina. 

Perciò rimase deluso quando la vide piuttosto silenziosa quella mattina, tanto che avrebbe voluto chiederle cosa avesse. La osservava di nascosto, sperando che lei non si accorgesse di nulla, e si rese conto che era pensierosa ma anche risentita. 

Desiderava sapere cosa le passasse per la testa ma la sua riservatezza lo obbligò a restare in silenzio per tutto il tragitto. Era la prima volta che avrebbe preferito di gran lunga parlare che restare in silenzio.

E così, quando andò a riprenderla, alla fine del suo turno di lavoro, visto che lei si ostinava a non guardarlo e a tenere un broncio, che comunque la rendeva anche più bella, si decise a chiederle: «Qualcosa vi turba?».

In tutte quelle ore aveva avuto tempo di riflettere su cosa potesse impensierire la giovane Agatha e la paura che potesse essere qualcosa di grave lo aveva spinto a volersi informare.

La prima cosa che si ritrovò a sperare è che non fosse nulla che riguardasse Malone O'Neel, ma di certo non si aspettava che lei si confidasse subito.

Ed infatti Agatha continuò ad evitare il suo sguardo, portando le braccia al petto e strizzando gli occhi. Non lo degnò neanche di una parola. 

«Riguarda il vostro amico Will?», indagò lui, che non si era lasciato scoraggiare dall'assenza di entusiasmo della sua interlocutrice. 

Aveva deciso di iniziare per tentativi, con la speranza che se non avesse ricevuto una vera risposta - molto probabile considerato il suo atteggiamento - almeno avrebbe potuto intuirla dalla sua espressione.

Infatti comprese subito che il problema non era il ragazzo della drogheria, senza che lei aprisse bocca, per rimase impassibile. Ma comunque non lo degnò di una risposta. 

Loran tirò un sospiro di sollievo, che lei ovviamente non notò, più rilassato perché per qualche istante aveva temuto che Agatha avesse chiesto a Will del regalo, rovinando i suoi piani. 

«Allora, forse, si tratta di un membro della vostra famiglia?», insistette, un po' più tranquillo. 

Ma ancora nulla. Nessun cambiamento nell'espressione di Agatha, che lui stava osservando attentamente, con un misto di curiosità e ammirazione.

Non riusciva a smettere di fissare il suo viso tempestato da tante ma delicate efelidi, piccole, brune e ovali che la rendevano ancora più giovane della sua effettiva età. Quante volte, sovrappensiero, si era chiesto se era possibile contarle, ad una ad una, per scoprirne il numero. 

I suoi occhi grandi ed espressivi, color del cioccolato, erano in grado di dirgli tutto. Poteva capire se era arrabbiata, triste o felice, solo perdendosi in quell'immensità.

Lo avrebbe capito subito se ci fosse stato un problema con uno della sua famiglia, lo avrebbe capito dal suo modo di reagire. Non sarebbe di certo rimasta impassibile, con il muso e le braccia conserte, come invece fece. 

«Problemi con il lavoro?», stava quasi per finire le ipotesi ma non si arrese. Anche quando notò che in risposta lei voltava ancora di più la testa, con la speranza forse di non sentirlo più parlare. 

Ma Loran voleva andare fino in fondo, doveva scoprire cosa la turbava. Non poteva farne a meno, voleva sapere e poi risolvere il problema. 

E infine chiese, un po' titubante e anche un po' spaventato da una risposta negativa: «Riguarda, per caso, qualcuno del nostro quartiere?».

Fàilte -Storia di speranza e di riscattoWhere stories live. Discover now