Capitolo XI

217 21 16
                                    

Dopo il secondo giorno di lavoro Agatha si rese conto che non sarebbero potute andare avanti a mentire in quel modo. Perfino la signora Murray non era così stupida da pensare che le due ragazze Doyle passassero tutto quel tempo in chiesa. 

Ma per sua fortuna fu il signor Joe, il proprietario del negozio, andò in suo soccorso senza neanche rendersene conto. Dopo i primi giorno di prova, infatti, le comunicò l'orario definitivo.

«Spero che per voi vada bene», chiese dopo essersi accorto che Agatha fissava il foglio in silenzio.

«Avrei bisogno di coprire solo alcuni giorni, di mattina principalmente», continuò lui, speranzoso, ma Agatha si profuse subito in un sorriso: «È perfetto».

Sarebbe stato molto più semplice per lei e sua sorella tenere buona la curiosità della signora Murray, e la madre sembrava non voler chiedere pur di non mentire al marito.

Joe ricambiò il suo sorriso prima di lasciarla con Will nel suo ultimo giorno di prova. E lui aveva preso sul serio il suo ruolo d'insegnante.

«Nei ripiani ad altezza visiva vanno alimenti di prima necessità come cereali, olio. Frutta e verdura li sistemiamo in quei banconi a parte», spiegava Will, senza mai fermarsi un attimo, mentre riponeva con cura e ma con velocità la merce, con l'aiuto di Agatha.

«Vicino alla cassa, invece, sistemiamo tutta la merce non di prima necessità che piace molto ai nostri clienti. Cacao, cioccolata, caffè, tè, birra eccetera».

Agatha annuì, osservando un po' il ragazzo che gesticolava, e un po' il negozio. In quel preciso istante due signore entrarono, facendo suonare la campanella legata sopra la porta. Joe Preston andò subito in loro aiuto, dimostrando con i suoi modi affabili di conoscere le donne, clienti abituali.

Per qualche istante Agatha lo guardò con attenzione, studiando il suo modo di fare, di rapportarsi con le persone. 

Come lui sorrideva, senza mai cambiare la sua espressione neanche di fronte alla clientela più tenace. Come era sempre pronto a dare una risposta a chiunque la chiedesse, disponibile e abile nel cercare di accontentare tutti. Come riusciva a far sentire chiunque entrasse da quella porta ascoltato e importante. 

Non faticava a comprendere perché avessero tutte quelle clienti abituali. Sentendosi coccolate, le signore tornavano ben volentieri a fare spesa da loro.

E Agatha lo ammirava. Perché sembrava un lavoro facile ma in realtà non era così. Tutti davano per scontato che essere gentili e pazienti fosse una cosa da nulla, e, invece, era la cosa più difficile al mondo. 

Lo sapeva bene lei che ogni giorno si sforzava di essere educata con la signora Murray nonostante la donna facesse di tutto per urtare i suoi nervi.

«Agatha, mi state ascoltando?», il tono paziente di Will la ridestò dai suoi pensieri. Sussultò leggermente, scosse la testa e si voltò a fissarlo.

«Ma certo», mentì.

Lui gli sorrise e la mise alla prova: «E allora che cosa stavo dicendo?».

Presa in fallo, Agatha cercò di ricordarsi di cosa stavano parlando prima che le due donne entrassero. Ma erano passati alcuni minuti, perciò non era sicura che fosse la risposta giusta.

In imbarazzo si morse il labbro, non rispose ma il suo silenzio parlava più di mille parole.

«Come immaginavo», sogghignò lui, per niente arrabbiato dalla distrazione della sua allieva.

Ma lei si mortificò: «Scusatemi».

«Nessun problema» aggiunse lui, paziente mentre ripeteva ciò che aveva da poco affermato: «Stavo dicendo, gli alimenti freschi sempre lontano da quelli di stagione... Come quelli crudi lontano dai cotti. Mio zio ci tiene molto all'ordine».

Fàilte -Storia di speranza e di riscattoWhere stories live. Discover now