Capitolo XVIII

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Loran fu di parola, come constatò Agatha nei giorni seguenti. Non disse nulla al padre ma pretese di accompagnarla sia all'andata che al ritorno. 

E anche la domanda che si era posta sul lavoro di Loran ebbe ben presto una risposta. Infatti, la stessa sera del giorno in cui aveva parlato con la zia di Martin, i cugini Murray affermarono che avevano trovato un altro lavoro e che avrebbero smesso di andare in cantiere.

Erano stati piuttosto elusivi, rispondendo a mezza bocca ad ogni domanda che porgeva loro la signora Murray ma ad Agatha non era sfuggito l'entusiasmo, quasi preoccupante, di Kale.

O meglio, era preoccupante perché inversamente proporzionale all'espressione accigliata e schifata di Loran.

Se il primo sembrava euforico e contento, l'altro avrebbe preferito scaricare mattoni e cemento per il resto della sua vita.

E così, ancora una volta, Agatha si chiese cosa spingesse un ragazzo come Loran, dall'aria indipendente, a seguire il cugino come se fosse il suo cagnolino. 

Era questo che si stava principalmente chiedendo mentre attraversavano, l'uno affianco all'altra, il quartiere, diretti alla drogheria. 

«Come è andata la visita dal vostro amico?», chiese lui, intuendo forse i suoi pensieri ma per niente desideroso di parlare di se stesso.

Camminava a passo lento, per niente ansioso di arrivare a destinazione, permettendole quindi di non dover correre per stargli dietro, e teneva le mani nelle tasche dei suoi vecchi calzoni. 

«Molto bene», disse lei soltanto, non volendo entrare nei particolari e mentendo. 

Era un po' curiosa di sapere come avrebbe reagito Loran all'offerta della contessa ma timorosa che potesse dirle le stesse identiche cosa di Connor, aveva deciso di tacere.

E poi a lui non doveva importargli della sua vita privata, non era uno di famiglia. 

Lui non si lasciò scoraggiare dal poco entusiasmo di lei di conversare e, mentre superavano la piazza, continuò: «Martin sembra un vero gentiluomo...».

Solo che non ebbe modo di proseguire la sua frase perché lei lo interruppe, lo superò con un'unica falcata, si mise di fronte a lui, voltandosi per guardarlo in volto e si fermò, costringendolo a fare altrettanto.

Per qualche istante si soffermò a constatare quanto la sua espressione accigliata lo rendesse ancora più bello, prima di scrollarsi dalla testa quei pensieri e chiedere, senza più timore: «Perché seguite Kale ovunque?».

Era un tarlo che la tormentava, fin da quando aveva conosciuto un po' meglio quella strana famiglia che erano i Murray, sulla nave.

Non era stato difficile inquadrarli quasi tutti fin dall'inizio. I più piccoli passavano il loro tempo ad infastidire l'equipaggio e cercando un modo sempre più innovativo per passare le giornate.

La signora Murray si era presentata a loro il terzo giorno dopo che aveva insinuato che Molly le avesse rubato alcuni oggetti preziosi dal suo baule, salvo poi scoprire che in realtà era stato uno dei suoi figli minori. E non si era mai scusata per quelle accuse ignobili.

E Kale, lui era stato odioso fin dall'inizio. Una vera spina nel fianco per chiunque avesse avuto la sfortunata di finire sul suo tragitto.

E rinchiusi all'interno di una nave non si avevano molto possibilità per evitare gli altri passeggeri. 

Prepotente, costantemente infuriato con il mondo intero, si finiva per farlo arrabbiare anche soltanto guardandolo per qualche secondo di troppo.

Solo il padre sembrava riuscire a calmarlo, visto che d'altronde la madre non ci provava neppure. Aveva un certo ascendente su di lui, il signor Murray, ed era l'unico membro di quella famiglia a sembrare piacevole. 

Fàilte -Storia di speranza e di riscattoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora