1. SORRIDI E ANNUISCI

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«Nel dubbio, sorridi e annuisci».

Era una frase che ripeteva spesso mio padre, quando da piccola mi impuntavo per avere ragione su qualcosa su cui avevo palesemente torto.

Una cosa del tipo: vedevo una palla rossa.
"Papà, quella palla è blu".
E mio padre: "No, è rossa".
Ed io: "No, è blu. Sei tu daltonico".
"Okay, principessa, nel dubbio sorrido e annuisco".

Principessa.
Mi chiamava sempre così...

Scuoto la testa per scacciare quei pensieri. La malinconia non mi si addice per niente. E neanche piangermi addosso per le ingiustizia della vita.

Per citare un vero esempio morale e modello di igiene personale: "La vita non è giusta".

«Keeley, sei proprio sicura di non voler aspettare domani mattina?» insiste Alan in tono premuroso.

Cavolo, ma quante volte ha intenzione di farmi la stessa domanda?

«Sì, sono sicura. E poi dove dovrei dormire? Non posso mica sfrattare quel vecchietto senza denti che dormiva sulla panchina della stazione».

«Non c'era nessun vecchietto sulla panchina» obietta Alan.

«Sì invece. Si chiamava Fred» affermo sulla difensiva. «Perché non hai salutato Fred?»

«Ma non c'era... vabbe» si arrende, passandosi una mano nei folti capelli castani.

Ripeto: sorridi e annuisci.
È l'unico modo per sopravvivere con me... o meglio, a me.

«Giurerei che avevi meno capelli bianchi prima di conoscermi».

Lui mi ignora. «Lo sai che ho un appartamento nelle vicinanze. Potresti venire da me...»

«Suona molto da maniaco».

«Io non...»

«Hai trentasei anni, sporcaccione».

Gli sbatto la valigia contro il fianco, facendolo sussultare, più per la sorpresa che per il dolore.

«Ahia».

«Così impari ad adescare le povere fanciulle indifese».

Alan sembra sul punto di volermi decapitare con una sciabola, ma riesce a trattenersi.
Forse solo perché non ne ha una.

«Potresti essere seria per un attimo, Keeley?»

«Questo è come chiedere ad una stella di non brillare».

«Perché hai così tanta fretta di conoscere la tua nuova famiglia? Hai paura e cerchi di indorare la pillola?»

Io? Paura?
Ridicolo.
La paura me la mangio a colazione insieme alla Nutella.

Ma se in treno continuavi a pensare ai modi in cui saresti potuta scappare...

Coscienza, non ti ho interpellata. Rimani nel tuo angolino.
Grazie.

«No, semplicemente non voglio dormire sul tuo divano pieno di pulci» spiego con una scrollata di spalle.

«Allora starai sul letto e io sul divano».

«Neanche morta. Chissà quali cose indicibili avrai fatto in quel letto».

«Va bene, ci rinuncio» conclude Alan esasperato.

Si crea un silenzio insopportabile mentre svoltiamo in un quartiere completamente diverso.
Splendide tenute a più piani, circondate da giardini sontuosi e curati dall'erba falciata, siepi potate, grandi piscine o perfino campi da tennis.

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