23. BALLO AL BUIO

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«Non sono un esperto di moda, ma non credo che ad Edric piacciano le paillettes».

Eileen scocca un'occhiata di rimprovero a Klaus, reggendo in mano il lungo abito scintillante con uno spacco laterale sulla coscia e sottili spalline in raso.

«Prima prendo qualcosa per me» spiega con naturalezza. «Poi il regalo per Edric».

Mi abbandono sul divanetto accanto ad un manichino che, avvolto in un vestito maculato, sembra porgermi la mano. «Questa è la fine».

Meno di una settimana fa, avevo deciso di rompere ogni legame con gli Hallander. Eppure mi sono lasciata trascinare al Vanity, un lussuoso negozio di abbigliamento delle dimensioni di una piccola città.
L'unica condizione che ho posto è stata quella di poter guidare io, dato che sapevo -purtroppo- di non avere nessuna possibilità di convincerli a non prendere l'auto, senza dover fornire scomode spiegazioni. Per il resto, non ho protestato, pur sapendo che mi sarei annoiata a morte.
Inoltre, non sono neanche sicura di aver perdonato Eileen per le sue parole o Simon per le sue bugie.

Per quanto riguarda Klaus, invece, ormai ho rinunciato a capire cosa provo nei suoi confronti.
A volte sono certa di detestarlo, ma ogni suo sguardo demolisce le mie barriere. E, senza volerlo, mi ritrovo a fissarlo di nascosto o a riflettere su quanto sia bello il suono del mio nome pronunciato dal suo accento inglese.

«E il mio scopo sarebbe fare da attaccapanni vivente?» chiede Klaus ironico.

«Ovvio, ma non solo». Eileen solleva la gruccia in modo che l'abito le aderisca al corpo. «Devi fare il giudice. Quanto sono sexy da uno a dieci con questo?»

«Sei mia sorella. La mia opinione non sarebbe obiettiva».

«Perché per te sono sempre bellissima?»

Klaus le rivolge un sorrisetto impertinente. «No, perché per me sei orrenda con qualsiasi cosa».

«Sei un bastardo».

«Lo so».

Eileen scuote la testa, divertita, ed entra nel camerino per cambiarsi, sparendo dietro l'ondeggiante cortina cremisi.

Klaus appoggia la spalla ad una colonna, gli occhi grigi screziati di blu puntati su di me. «Cosa ti ricordi di ieri sera?»

Sebbene la sua espressione trasmetta pacata indifferenza, percepisco una nota di apprensione nella sua voce.

Passata la nausea e affievolitosi l'emicrania, alcuni dettagli che avevo rimosso hanno cominciato a riaffiorare.
Ad esempio, il viscido tentativo di Jack di sedurmi... a tal proposito, mi sono appuntata mentalmente di riservargli lo stesso gentile trattamento di suo fratello Rafael.

«Non molto. Hai scoperto chi ti ha mandato il messaggio?»

Alquanto soddisfatto della mia risposta, Klaus fa segno di diniego con il capo. «Magari è stato solo uno stupido scherzo di Jacob».

Chissà perché, ma ne dubito!

«Hai provato a richiamare il numero?»

«Che idea geniale!» esclama in tono di esagerata enfasi. «Non ci avevo proprio pensato!»

Afferro una delle sciarpe dai bordi sfrangiati appese e gliela scaglio in faccia, facendolo ridacchiare.

«Ti ho già detto che ti odio, biondino?»

«Anch'io» annuisce. «Comunque, il numero non risulta più attivo».

«Telefono usa e getta?»

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