Joe rivolse un'occhiata incuriosita alla diretta interessata, curioso di sapere quale fosse la causa del suo volto adombrato all'improvviso, che cosa le avesse intristito gli occhi di punto in bianco. Non era stato difficile notare quei sorrisi che si presentavano solo per cortesia, per mera circostanza. Per un attimo temette in dei ripensamenti da parte della ragazza, poi rammentò quanto amore aveva sempre visto nelle sue iridi ogni qual volta si posavano sul suo migliore amico e allora comprese, comprese che c'era qualcos'altro a renderla vulnerabile, in certo senso, sola. I suoi pensieri vennero interrotti dalle urla delle ragazze, che entusiaste si apprestarono a fare le ultime sistemazioni prima di andare alle proprie postazioni.

«Sbrighiamoci! Dobbiamo assicurarci che Jon e Colby abbiano tenuto Finn tutto intero e che, sopratutto, sia perfetta ogni cosa!» Daphne fu la prima ad avanzare verso la porta. Era tremendamente emozionata per il giorno che avevano aspettato per mesi ma cercava di sovrastare la voglia di piangere con una perfetta e perenne organizzazione, al contrario di Allison che di lacrime ne aveva già versate tante e da quando si era svegliata, non faceva altro che sorridere e riportare alla memoria una piccola Indiana, intenta ad organizzare insieme a loro un finto matrimonio con tanto di bambole e vecchi pupazzi.

«Andrà benissimo, Ana. Noi saremo lì ad aspettarti!» le baciò la fronte in dolcissimo gesto d'apprensione e le sorrise felice, seguendo poi Daphne e Lily alla porta.

«Vi voglio bene, ragazze. Farò del mio meglio per non cadere.» Indiana prese un bel respiro e si alzò in piedi, dando luce ancora di più al suo meraviglioso aspetto. Le tre, colme di gioia, le riservarono un ultimo sorriso gioioso prima di chiudersi la porta alle spalle e dare inizio alla cerimonia.

Nella stanza rimasero due cuori a battere, uno più velocemente dell'altro. Joe continuava a scrutarla dalla sua altezza indecifrabile, convinto che qualcosa non andasse in quel sorriso di solito carico di felicità. Lentamente le si avvicinò e con la premura che nella vita usava solo con sua figlia Joelle, le accarezzò il viso e ne approfittò per sistemare una ciocca di capelli sfuggita al controllo di quella perfetta acconciatura; belle come poche, Indiana era sempre riuscita a vantare l'entusiasmo smisurato e l'ottimismo che spesso solo i bambini possiedono, ma in quel momento nei suoi occhi regnava la più totale delle delusioni.

«C'è qualcosa che non vaʼ?» il tono preoccupato fece sobbalzare la ragazza, che fu costretta a mettere da parte i propri pensieri.

«Non è venuto, Joe.» trattenne un sospiro soffocato, gli occhi lucidi di un pianto che non avrebbe versato, non per lui. Non più. E Joe capì perché non c'era cosa più sofferente di un padre assente per lui che i suoi figli non li avrebbe abbandonati mai.

«Non sei da sola, Ana. Non lo sarai mai, credimi.» le riservò uno sguardo intristito dal pensiero di vederla in quello stato, nel giorno più importante della sua vita non avrebbe dovuto fare altro che sorridere.

«Andiamo o faremo tardi e Finn impazzirà!» la dolce Indiana alzò un angolo delle labbra all'insù, sempre troppo buona con il mondo e chi la circondava, anche chi le faceva del male.

«Ana, tu lo ami?» una domanda che sarebbe potuta sembrare una delle più ridicole mai poste, eppure lui gliela fece.

«Sì.» rispose senza bisogno di starci troppo a pensare. Finn era l'amore della sua vita, ne era più che certa; mai due occhi le erano entrati tanto dentro, mai una voce l'aveva ammaliata a tal punto e mai un cuore altrettanto puro come il suo l'aveva resa così felice.

«Nient'altro è più importante, allora.» senza bisogno di sentirglielo dire sapeva benissimo dell'amore che legava il suo amico e Indiana, un legame talmente profondo da sembrare indistruttibile ed era più che sicuro fosse così.

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