«E tu non sai parlare, bellezza?» Gli domandò, allungando le mani per accarezzargli la guancia, tuttavia mi contrapposi tra lui e lei e la osservai in modo maligno.

«Ehi, ma cosa fai?» Non le diedi il tempo di rispondere e, senza che me ne rendessi conto, afferrai i suoi capelli e la tirai verso di me, dandole una testata che la fece cadere a terra.

Le rivolsi un cenno soddisfatto e, successivamente, mi girai verso Dylan.

«Squallido da parte tua chiedermi perdono allestendo una vasca con petali e candele profumate, per poi provarci con una commessa di bellezza mediocre.» Mi battei il cinque mentalmente per quella frase gelida. «Ora, se hai finito, vorrei ricordarti che il nostro non è un gioco.» Mi voltai nuovamente verso la commessa che, scandalizzata, mi osservava dal basso, premendo una mano sulla zona che le doleva.

Non feci in tempo a chiederle un colloquio con il suo capo, che un uomo basso e panciuto si avvicinò a noi, trotterellando sulle sue gambe tozze.

«Oh cielo, cos'è successo?» Guardò prima la ragazza, ancora seduta sul pavimento, e poi noi. «Mi dispiace, quella ragazza è un disastro.» Pensava fosse colpa sua senza che avessimo detto qualcosa, quindi, doveva essere un'abitudine quella di creare problemi.

«Non si preoccupi, un leggero malinteso.» Scacciai con la mano il discorso, ridacchiando interiormente. «È lei il responsabile di questo negozio?» Gli chiesi e lo vidi annuire.

«Certo, come posso esservi utile?» Allargò le braccia.

«Sa', abbiamo trovato un vecchio telefono usa e getta, risalente a un nostro famigliare e stiamo facendo qualche ricerca.» Spiegò al mio posto Dylan, posando un braccio sulla mia spalla che scacciai subito, ottenendo un'occhiata truce.

«Quanto vecchio?» Ci domandò, incuriosito.

«L'acquisto risale a sei anni fa.» Asserii e l'uomo spalancò lievemente gli occhi.

«D'accordo, però non capisco come posso aiutarvi.» Si accarezzò la barba che gli ricopriva il mento e ci osservò attentamente.

«Vorremmo sapere il nome di chi l'ha comprato e, se possibile, visualizzare i video di sorveglianza del periodo di Gennaio.» Alzai gli angoli della bocca in un sorrisetto.

«Ragazzi, non credo di poterlo fare, sarebbe violazione della privacy, mi spiace.» Si oppose, scuotendo il capo.

«Ha ragione, tuttavia, con la giusta somma di denaro, si può conservare un segreto. Lei non crede?» Le parole di Dylan erano adatte a farlo cedere, infatti, il proprietario, persuaso, si avvicinò maggiormente a noi, con gli occhi bruni che ci scrutavano.

«Se lei ci fornisce il nome che cerchiamo e il video delle telecamere, potrà intascare mille dollari.» Proposi e lo vidi soppesare sulle mie parole.

«Nel retro del negozio c'è un archivio, lì sono conservate tutte le video cassette contenenti le registrazioni. Posso trovare quella che cercate, però, i registri con le firme dei clienti sono in possesso del proprietario originario di questo negozio.» Affermò.

Cazzo! Questo è un problema. Pensai serrando la mascella

«Come si chiama? Dove possiamo trovarlo?» Gli chiese Dylan, afferrando i contanti dal portafoglio.

«Perdio, mi sfugge il suo nome.» Borbottò toccandosi con il pollice e l'indice il dorso del naso.

«Se non ci fornisce un'identità, la quota si dimezza, vero, Dylan?» Gli rivolsi uno sguardo complice che lui ricambiò e presto annuì, dandomi man forte.

«Ovviamente.» Asserì, separando i soldi e facendo finta di metterli in tasca.

«No, aspettate!» La voce squillante di quell'uomo lo interruppe e noi gli rivolgemmo la nostra completa attenzione. «Il suo nome è Robert, Robert Payn. Si è trasferito dopo avermi venduto il negozio, ma non so in quale paese.» C'informò e annuimmo.

Alla fine, ci aveva comunicato le informazioni che cercavamo, quindi feci un cenno d'assenso a Dylan, che preparò nuovamente i contanti.

Dissi al proprietario la data che ci interessava e, dopo aver annuito, lo vedemmo scomparire dietro a una porta. Quando ritornò, aveva in mano una videocassetta datata e un po' impolverata.

Ce la consegnò e incassò i soldi. Gli rivolgemmo un ultimo saluto e uscimmo dal negozio.

Inforcai gli occhiali da sole e, a passo spedito, m'incamminai verso la moto con Dylan alle calcagna. Seppur avessimo ritrovato la concentrazione sullo scopo che dovevamo portare a termine, sapevo che avrebbe fatto qualche commento sul teatrino che avevo messo in atto, quella cosa non mi stava bene.

Se avessi riavvolto il tempo, probabilmente, mi sarei trattenuta e avrei evitato di mostrare quanto il mio interesse verso di lui fosse intenso. Sopprimendo il mio lato istintivo e poco riflessivo, mi sarei accorta dell'occhiata che mi aveva rivolto, quando avevo visto gli occhi della commessa colorarsi di malizia e avevo stretto i pugni lungo i fianchi. Ci avrei fatto caso, forse, e avrei agito diversamente, se solo la gelosia non si fosse impadronita della mia mente.

«Carina la frase che mi hai rifilato prima.»

Sobbalzai, trovandomelo proprio davanti.

«Più che carina la definirei tagliente e onesta.» Lo schernì, sorpassandolo, tuttavia presto fu al mio fianco.

«Hai solo sottolineato la gelosia che provi verso di me.» Commentò.

«Ti sbagli, sottolineavo la tua incoerenza.» Ribattei.

«Tu puoi vederti con Luke e io non posso assecondare una ragazza che ci prova con me?» Mi afferrò il braccio e aggiunse: «E fermati, cazzo!» Sbottò.

«Non abbiamo tempo da perdere, dobbiamo scoprire dove trovare Robert Payn.» Mi scostai dalla sua presa e osservai, attraverso le lenti scure, i suoi occhi.

«Così, non appena avremo l'informazione che cerchiamo, potrai tornare da Luke, vero?» Aveva nominato per la seconda volta il mio migliore amico e quell'espressione torva, macchiata dalla gelosia che nutriva verso lo spagnolo, era ricomparsa.

Avrei voluto ridere a crepapelle per quell'assurdità, ma pensai che sarebbe stato giusto fargli credere quello che preferiva, perciò assunsi un'aria malandrina.

«Qualcosa in contrario, Ivanov?» Ghignai.

«Certo che no, puoi frequentare chi voi.» Asserì con finto tono tranquillo.

«Allora facciamo in fretta, questa sera ho un appuntamento.» Non era vero, eppure parve crederci, tanto che mi rivolse un'occhiata di ghiaccio. Mossi le sopracciglia verso l'alto, dedicandogli un sorriso perfido e sorpassandolo.

«Fottuta ragazzina.» Lo sentii bisbigliare, tuttavia non gli risposi.

Alexandra 2, Dylan 0.

Holaa todos, come state? Spero tutto bene! Io sono appena tornata dalle vacanze, voi dove le avete trascorse?
Per quanto riguarda il capitolo, cosa ne pensate??
Fatemelo sapere lasciando un commento e una stellina❣

Io vi mando un bacio
XX Ilaria
Aggiornerò a 60 stelline❣

Con te non ho pauraWhere stories live. Discover now