Capitolo 53

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Avevamo fatto il red carpet con Taylor ed era stato bellissimo, Andrew mi aveva tenuto la mano tutto il tempo per via dell'agitazione di entrambi. Avevamo i posti a sedere davanti al palco e l'edificio era già stracolmo di gente.

Mi pettinai un'ultima volta i capelli, avremmo dovuto avere noi l'onore di aprire quella serata.

"Emozionata?" Andrew picchiettò alla mia porta, costringendomi a girarmi verso di lui. Sospirai sorridendo.

"Da morire" annunciai, prima di guardare altrove. Andrew inclinò la testa di poco verso destra, scrutando la mia espressione.

"Hey, conosco quello sguardo" parlò facendo qualche passo avanti "a cosa stai pensando?" .

"E se dovessi incontrarlo?" Domandai con un filo di voce ed ovviamente Andrew capì subito a chi mi stessi riferendo. Avevo una paura dannata di potermi trovare a dover fare i conti con Harry. Non sapevo della sua presenza e questa cosa mi metteva ancora più ansia. Avrei voluto dire di essere guarita da tutto, ma ogni volta mi ritrovavo a pensare a lui: come la sua bocca toccava la mia, come i nostri cuori e le nostre menti si connettevano perfettamente. Avevo dato il consenso a Taylor di pubblicare quella canzone tra i singhiozzi e le lacrime, non avevo sentito mai niente di più bello.

"Lila, ce la farai, qualunque cosa accadrà" Andrew parlò, mettendomi una mano sulla spalla "ci saremo io e Taylor e tu sarai una bomba, si pentirà amaramente di quello che ha fatto quando poserà lo sguardo su di te" affermò cercando di farmi ridere.

"Tu sai qualcosa?" Domandai insicura, non volendo sapere completamente la risposta. Andrew fortunatamente scosse la testa, così annuii e presi un altro respiro. Ce l'avrei fatta.

L'esibizione andò meglio di quanto mi aspettassi a livello coreografico, ma entrai nel camerino praticamente correndo a causa della visione che avevo avuto appena le luci si accesero. Andrew corse dietro di me, insieme a Taylor che chiedeva ripetutamente cosa stesse succedendo.

"È là! È là, dannazione! È in prima fila, lui— lui stava applaudendo mentre sorrideva come se niente fosse!" Urlai appena misi piede in camerino, seguita dai due ragazzi che ogni volta dovevano sopportare le mie scenate.

"Lila, basta!" Andrew urlò, innervosito. Tra noi calò il silenzio, l'espressione sconvolta era sulla mia faccia come su quella di Taylor.

"Vi siete fatti del male, lo state continuando a fare e non smettete di lamentarvi! Davvero, sembrate due bambini! Harry mi chiama quasi ogni giorno domandandomi di te perché non ha abbastanza palle per farlo da solo, tu invece quasi tiri giù l'edificio solo perché lui ti stava applaudendo. Ragazzi, davvero? Siete adulti e vaccinati, smettetela di comportarvi come due idioti e arrivate ad un punto!" Urlò, continuava a parlare senza nemmeno pensare ed infatti appena si rese conto di quello che aveva detto il suo sguardo cambiò, era chiaramente dispiaciuto. Ascoltai tutto attentamente, le mie labbra erano leggermente schiuse mentre cercavo di mettere insieme i pezzi di quello che Andrew aveva confessato. Quindi Harry chiedeva ancora di me, s'interessava ancora a me.

"Io— scusami, Lila, non stavo nemmeno pensando" mormorò Andrew, guardandosi le scarpe. Stetti in silenzio per qualche secondo, poi finalmente trovai il coraggio di parlare.

"Cosa sai?" Domandai seria. Taylor assisteva alla scena con un'espressione preoccupata, non avevo nemmeno avuto la decenza di dirle quanto fosse stata brava.

"Non sono affari miei questi, ma dovete parlare" annunciò Andrew, non l'avevo mai visto così serio "siete persi l'uno per l'altra e state sprecando la vostra vita facendo finta che la vostra relazione non sia mai esistita". Non risposi, mi limitai a pressare le labbra e guardare attentamente il ragazzo di fronte a me. Taylor sospirò, prima di battere le mani.

"Va bene, prepariamoci e andiamo in platea, ci penseremo dopo".

Taylor mi tenne la mano per tutto il tempo, soprattutto quando dovemmo per forza passare di fronte ad Harry per arrivare ai nostri posti. Mi sentii il cuore in gola, ma non lo degnai di uno sguardo. Nonostante Andrew mi avesse fatto capire quanto Harry tenesse a me, non lo avevo ancora perdonato per il male che mi aveva causato, per come mi aveva preso per il culo. Taylor quella sera vinse tre premi e non fui sorpresa, la sua mente andava oltre qualsiasi cosa, così come il talento.

L'afterparty era chiaramente colmo di gente, tutti i ballerini erano con noi e Taylor non mi staccava gli occhi di dosso. Non aveva portato con sé Joe, avevano preferito mantenere la loro relazione privata e onestamente non la biasimavo. Tirai un lungo sospiro, avrei dovuto cercare di divertirmi nonostante non fossi dell'umore adatto. Bevvi dal bicchiere di Andrew un po' di champagne per poi digrignare i denti, faceva assolutamente schifo ma mi avrebbe aiutato a rilassarmi.
Una mano si posò dietro di me, sulla parte bassa della mia schiena rigorosamente scoperta. Riconobbi quel tocco dal brivido che percorsa tutta la mia schiena e il mio cuore smise di battere per qualche secondo quando mi voltai per guardarlo. Aveva un completo lilla con una strana fantasia fatta con il blu e l'oro, il tessuto sembrava così lucido da farmi venire voglia di toccarlo, la sua camicia bianca aveva i bottoni aperti, lasciando intravedere i tatuaggi. Le scarpe erano rigorosamente oro e sì, c'era dello smalto nero sulle sue unghie, accompagnati da numerosi anelli... tra cui il mio.

"Harry" mormorai in un soffio. Taylor ed Andrew si allontanarono e quasi non me ne sarei accorta se Harry non avesse spostato per un secondo lo sguardo su di loro. Ero sola con Harry e questa cosa mi faceva terribilmente paura, non perché lui fosse un tipo violento o altro, era la paura di far del male al mio cuore ancora di più.

"Baby..." Harry pronunciò quel nomignolo con così tanta passione che le mie gambe quasi cedettero. Probabilmente giocò il suo ruolo anche la mancanza, non sentivo la voce di Harry da quasi sei mesi ormai e per me che ero abituata ad averlo sempre intorno questo era totalmente strano.

"Non chiamarmi così, ti prego, la rendi solo più difficile" e la mia voce mi tradì, ancora una volta. Avrei voluto sentire quel nome uscire dalla sua bocca così tante volte, ma sapevo che era totalmente sbagliato. Harry abbassò lo sguardo, prendendo un piccolo respiro.

"Possiamo parlare?" Mormorò quasi in una preghiera, non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Mi ricordò tanto il momento in cui mi lasciò, non c'era nulla da dire. Mi aveva lasciato, io ero stata una stupida a credere che mi amasse davvero. Punto, fine dei giochi.

"Ti prego" alzò lo sguardo verso di me, stavolta, ed i suoi occhi erano visibilmente lucidi. Si torturò gli anelli, soprattutto il mio. Così presi un respiro profondo, chiudendo gli occhi. Probabilmente me ne sarei pentita amaramente, ma quando riuscii a pensare lucido avevo già permesso ad Harry di prendermi per mano e trascinarmi il più lontano possibile da quella festa.

soulmates // hs;Where stories live. Discover now