Miracolo (Seconda parte)

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Il Risveglio

Era un pomeriggio buio e freddo: esattamente il 3 dicembre. Sulla città dell'amore a breve sarebbe imperversato un furioso temporale che avrebbe svuotato il cielo nero e carico di elettricità. Il vento gelido batteva con forza contro i vetri e le nuvole scure parevano fermare la loro corsa contro le mura della grande mansione avvolgendola: bastava guardare fuori per farsi venire i brividi. Erano passati appena quattro giorni dalla visita della guardiana e Nathalie era stata più assente che presente con la testa. L'azienda continuava a trovarsi in una situazione di declino anche se le cose, in maniera leggera sembravano migliorate. Gabriel e Adrien erano abbastanza preoccupati riguardo agli atteggiamenti della segretaria, che cercava di comportarsi come sempre anche se non si mostrava palesemente la stessa: passava più tempo sola, distaccata, rispondeva poco e quel poco lo offriva con un tono freddo e tagliente.
Erano stati 4 giorni di costante silenzio: Gabriel, camminava per i corridoi della mansione diretto all'atelier: aveva le occhiaie che pesavano da diverse notti sotto agli occhi tempesta del tutto opachi e spenti, corrugava la fronte e vi portava una mano a sorreggerla in preda al mal di testa tremendo e la pelle aveva iniziato ad assumere un colore olivastro. Entrò nell' ufficio: era frustrato. Era stanco di tutto: delle incomprensioni, degli ostacoli che lo tenevano costantemente distante dalla felicità. Stanco dei risvolti della vita, stanco di rimuginare e aspettare inutilmente. Si chiuse dietro la porta dell'atelier e la serrò a chiave: si girò a guardarla... impeccabile come sempre e in perfetto orario come a lui piaceva. Nathalie gli lanciò un futile sguardo, lo ignorò e continuò con i rapporti di fine giornata e il controllo delle statistiche.

Gabriel non si perse d'animo, sospirò pesantemente e recuperò sé stesso accumulando la forza della quale aveva bisogno per affrontarla in maniera chiara e diretta.
-"Resteremo quì fin quando non mi parlerai."
Disse in tono freddo e autoritario ponendo le mani dietro la schiena. Nathalie ruotò gli occhi come se si fosse trattato di un fastidioso caso ordinario e continuò a revisionare eventuali problemi. Gabriel sbuffò: detestava essere ignorato in quel modo proprio da lei, le girò bruscamente la sedia afferrandola per i braccioli e cercò un qualsiasi contatto con la donna che amava.
-"Parlami di Grazia! Di' una fottutissima parola, anche un sospiro, un'imprecazione, qualunque cosa." Gridò sull'orlo dell'esasperazione perdendosi nei suoi occhi distanti e puri. Si arrese momentaneamente al tempo e dall'insistenza che faceva in modo che le mura della convinzione andassero inesorabilmente frantumandosi: la testa si piegò e la stretta si fece più debole, preda dell'avvilimento.
Una voce penetrò l'aria riempiendola per quanto la presenza fosse assente, perduta.
-"Non ho che dire." Rispose in tono neutrale rigirandosi e continuando a scrivere.

Gabriel alzò lentamente la testa e spalancò gli occhi, accennò un sorriso e la strinse baciandola sulla fronte.
-"Dio Nath, non sai quanto mi hai reso felice con questo."
Non si aspettava una risposta, non in quel momento, di fatto ad abbracciarlo fu il silenzio: Nathalie evitò di avvicinarsi ulteriormente, rimase impalata lì senza muovere un muscolo che non fosse il mouse bianco con l'emblema della marca Agreste.
-"Non abbiamo materiale per continuare la discussione Monsieur, sarebbe tanto amabile dal lasciarmi alle mie mansioni?" Chiese con lo sguardo fisso sul monitor e del tutto privo di emozioni.
-"Non capisco Nathalie... dammi l'opportunità di capirti, non farci questo."
Poggiò il mento sulla sua spalla e la abbracciò rapidamente; Nathalie smise di digitare i piccoli tasti grigi immediatamente e s'irrigidì guardando un punto fisso della stanza.
-"Si occupi dei suoi doveri Signore e mi lasci la libertà di svolgere i miei."
-"E se non volessi Signorina Sancœur?"
-"Lasciami stare!" Alzò la voce senza scomporsi e si alzò: Gabriel copiò la sua azione e in un movimento rapido la strinse alle spalle per immobilizzarla.

Nathalie gli dette una leggera spinta a due mani sul petto, verso l'alto, cosa che, essendo meno forte sarebbe andata a proprio vantaggio; Gabriel si oppose cercando di afferrarle i polsi, ma la segretaria era abbastanza agile e riuscì a bloccargli un braccio. Si separò da lui e le braccia s'incrociarono abilmente e ripetutamente cercando di afferrarsi le une con le altre in un affronto degno di una lotta corpo a corpo, come due macchine da guerra che solo conoscevano due estremi e nessuno di quelli presentava odio ma solo il profondo amore reciproco che provavano. Gabriel cercò di bloccarla con la forza ma solo gli si ritorse contro a confronto con la velocità di Nathalie. Lei gli afferrò il braccio sinistro e lo portò al proprio petto per poi mandarlo in leva trascinando l'uomo contro la parete come se si fosse trattato di un pupazzo senza vita. Teneva il braccio premuto dietro alla schiena dell'uomo, chiuse con uno spintone decisivo lo stilista grazie al peso del suo corpo alla parete e lui la guardò con aria di sfida.
Fece più pressione facendo sì che la guancia di Gabriel fosse ancor più premuta contro la parete e lo forzasse a piegarsi di più sulle ginocchia per assecondare la forza imposta dalla leva che avrebbe potuto spezzargli il braccio. Gabriel emise un flebile lamento per il dolore, lei lo guardò con pentimento: non voleva comportarsi in maniera tanto distante, non lo voleva affatto, ma da qualche giorno aveva difficoltà a gestirsi emotivamente e le dava sui nervi non avere il controllo, che come sempre manteneva pure sul più minimo particolare.
Fu interrotta da una risata improvvisa.
-"Sei adorabile." Gabriel si tradì con una risatina malevola e nemmeno aspettò una risposta. Attese il momento che intensificasse la forza imposta per la leva, si piegò sulle ginocchia leggermente abbassando il baricentro e si voltò rapidamente verso di lei seguendo il movimento circolare che interessava la leva non troppo difficile dalla quale liberarsi. Nathalie perse la presa sul suo braccio, Gabriel fu rapido: si spostò dietro di lei, le prese i polsi incrociandoli sul diaframma della donna e la strinse al petto da dietro chiudendole le vie d'uscita.
-"Lasciami." Ringhiò quasi con rabbia.
-"Ascoltami." Rispose freddo.
-"Ti ho risposto solo perché ci tenevi tanto, ora lasciami in pace."
-"Santo cielo che ti succede?"
-"Niente Monsieur. Voglio solo stare in pace una sacrosanta volta."
Ancora una volta cercò di forzarsi a uscire da quella presa stretta ma fallì.
-"C'è dell'altro e lo sai. Pensa a quello che senti Nath e dimmi in faccia che non è reale."
Nathalie scosse la testa e replicò con assenza:
-"È quì che si sbaglia, io non sento proprio niente."
-"Non credo a una sola parola. Adesso spiegati."
Nathalie gli lanciò un occhiataccia e l'uomo la strinse ancor di più per i polsi al petto chiudendola proprio addosso a lui e avvicinò il viso al suo.
Nathalie strinse gli occhi e cercò di girare la testa altrove ma riusciva a muoversi di appena qualche millimetro e Gabriel la fece girare leggermente perché le loro labbra si sfiorassero appena.
-"Dimmi che ti ho persa." Sussurrò guardandola.
Lei rimase senza parole nel guardarlo e schiuse un minimo le labbra perdendo rigidità.
-"Avanti... dimmi che tra noi non c'è più niente."
La spalla sinistra della segretaria aderiva con forza al petto dello stilista, da così vicino potevano sentire i loro sospiri scontrarsi sulla pelle dell'altro.
Gabriel, non ottenendo quella risposta la girò completamente verso di lui per farla rimanere a petto contro petto; fece scivolare una delle mani sul collo della donna, l'afferrò saldamente per la mandibola e le piantò un bacio tremendo sulle labbra, un bacio potente e allo stesso tempo delicato. Un bacio che fu corrisposto con la stessa dose d'intensità e che spiegava molto più delle parole con le quali non sarebbe andato d'accordo. Quando Nathalie ricordò il patto fatto a sé stessa era tardi: si girò leggermente, gli portò le mani al petto e lo spinse via piano, come se si trattasse più di una petizione.
-"Hai fatto una scelta Gabriel, non farmi pentire della mia."
-"Quale scelta?"
-"Di restare. Avevamo detto che dovevano andarci con calma... e quanto avevo ragione!" Espresse tutto il suo disappunto in quella frase scuotendo la testa e guardandolo fisso.
-"Solo perché mi sono interessato a quel desiderio assurdo?"
-"Non è solo questo." Replicò amaramente soffocando quelle parole intrise d'una furia silenziosa. Gabriel poggiò la fronte sulla sua e i loro respiri divennero definitivamente uno solo.
-"Io amo te stupida. Possibile che non lo capisci?"
-"Non mi hai dato molte possibilità per capirlo, sai?! Visto che appena senti il nome di Emilie ti pieghi come un cane!"
Quelle parole appuntite da veleno lo colpirono profondamente nell'orgoglio...
a quelle reagì impettendosi maggiormente in maniera del tutto severa, la guardò con un sopracigglio sollevato apponendo un certo fare di superiorità al suo viso e poi un sorrisetto si fece spazio sulle sue labbra allo stesso tempo che assumeva un'espressione meschina, divertita.
-"Dio mio..." Sospirò.
-"...Sei gelosa di Emilie." Affermò quasi ridendo: il suo cervello era in preda ad una lotta con sé stesso, in una totale euforia quasi febbrile quale reazione nervosa a qualcosa che reputava tanto tenero.
Nathalie spalancò gli occhi attonita e balbettò qualcosa d'incomprensibile ancora incredula, cercando di processare quanto detto.
-"Non dire fesserie Gabriel! L'unica cosa che mi fa schifo quì è la tua indecisione!"
Gabriel sorrise annuendo con ben poca convinzione e Nathalie solo si fece più scura in volto.
-"Ora levati di torno."
Provò a divincolarsi e uscire da quella morsa ma Gabriel la teneva saldamente per i fianchi. Iniziò baciarle le guance e Nathalie piegò il viso in ogni direzione sapendo che quella sarebbe stata la rovina di quel patto.
-"Levati Gabriel!"
Cercò di spingerlo via mentre un sorriso si faceva strada sul volto di ferro e sentiva che il proposito andava cedendo.
-"No, almeno fin quando non ammetterai di essere un pochettino gelosa."
-"Quanti anni hai?"
-"Abbastanza per far ridere la donna che amo."
Stavolta, lei non riuscì a cancellare un sorriso dolce e quando Gabriel le baciò il collo si arrese completamente. Lo stilista, al sentire quelle barriere cedere la prese dalle cosce e la fece sedere sulla scrivania, con i loro fianchi premuti contro quelli dell'altro: Gabriel poggiò il mento sulla sua spalla e le accarezzò il lobulo col naso causandole un'ondata di brividi.
-"Te ne esci sempre con la tua Agreste." Concluse con asprezza.
-"È importante Nath."
-"Va bene..." Sbuffò.
-"Ti ascolto. Ma fai in fretta." Continuò tagliente guardando altrove. Gabriel cercò contatto con quegli stupendi occhi turchesi e non appena l'ebbe trovato gli sorrise sinceramente.
-"Nath, hai fiducia in me?"
-"Mi sembra ovvio."
-"E mi ami?"
Nathalie fece roteare gli occhi verso l'alto infastidita, quella faccenda le stava apparendo ridicola e una scusa per farsi perdonare con qualche misera bella parola ignorando tutto, tralasciando il fatto che voleva rimanere tranquilla anziché discutere, si sentiva quasi debole e priva di forze.
-"Va' al punto." Espresse tagliente come solo lei poteva essere.
-"No. Non capisci..."
Inarcò un sopracciglio confusa e si portò le dita al setto nasale esercitando pressione su di essa e passando sotto alla montatura degli occhiali, allo stesso tempo che chiudeva gli occhi leggermente.
-"Che cosa non capirei cielo?" Chiese con delicatezza. Gabriel sorrise a quel nomignolo e le dedicò l'ennesimo sguardo innamorato.
-"Sono certo di questo Mon Amour, il proposito del quale parlo non è quello che credi. Stavolta parlare sarà inutile, te l'ho detto che voglio fare le cose correttamente... ma per farlo ho bisogno che tu confidi in me."
Nathalie riaprì gli occhi meditando un momento, non avrebbe avuto dubbi nel seguirlo, anche se si fosse trattato di una pazzia, l'ennesima, senza che importasse il prezzo e soprattutto fino alla fine come agli albori gli aveva promesso.
-"Va bene." Si arrese persa in un sussurro. Gabriel la fece scendere dalla scrivania e la accompagnò davanti al quadro di Emilie che li guardava fisso: Nathalie non sentì assolutamente niente, ma fece un respiro prima di calarsi di nuovo in quell'antro buio e tetro. Gabriel cercò di tenerla per la vita ma lei si liberò e gli dette le spalle per tutto il tempo della discesa.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 On viuen les histories. Descobreix ara