La partenza

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Ed ecco un'altra giornata lavorativa finita, di quella settimana così breve che nemmeno l'aveva vista passare, eppure talmente piena ad alcuni tratti che il tempo pareva rallentare...
anche se mai sufficientemente c'era da dire.
Nathalie si chiuse la porta alle spalle e sospirò appoggiandosi a quella.
Calciò i tacchi lasciandoli a lato della porta e con la mano sinistra si sciolse in un secondo la crocchia bassa lasciando che i suoi lunghi capelli cobalto le ricadessero sinuosamente sulle spalle. Sbuffò: era terribilmente stanca di continuare con quella routine.
Perché era così difficile dover aspettare che Gabriel vincesse la sua battaglia?
Indossò la camicia del pigiama e accese due bajoure agli estremi della stanza illuminando con una tenue luce dorata e calda quel luogo così familiare eppure che le appariva vuoto e insapore... senza ulteriori indugi si buttò sul letto e afferro un libro, del quale, non riuscì a leggere più di tre righe.
Pensò ad Abel: sarebbe ripartito in tre giorni ed erano stati insieme davvero poco.
Ogni notte usciva come Mayura e si detrasformava in un vicolo vicino al suo appartamento, passavano la serata insieme e a volte si univano anche Ro e Penny.
La settimana prima avevano fatto il gioco della bottiglia e quando aveva dovuto baciare Abel aveva sentito il sapore di quel liquore tra le labbra, non era forte ma era il sapore proprio che amava incontrare ogni tao volta che sorgeva un nuovo bacio. Quando la sua lingua era entrata e aveva cercato la sua si era definitivamente persa abbandonandosi a lui... in pochi secondi era finita sdraiata sulle sue gambe in una lotta feroce, interrotta solo da Penny che aveva tirato un cuscino ad Abel e Ro che fischiava in approvazione.
Abel in così poco tempo aveva legato con lei incredibilmente e adesso doveva dirgli addio... nemmeno riusciva a crederci.
Una notte si era addormentata tra le sue braccia e Abel l'aveva fatta stendere nel letto accanto a lui, stringendola e prendendosene cura.
Era certo che non volesse lasciarlo andare così presto.
Avevano anche fatto l'amore la notte prima... se solo avesse sentito amore mentre lo stringeva e la loro pelle si fondeva mischiata ai loro sospiri.
Nathalie si distese sul letto e guardò il tetto:
aveva un nonsocché di rilassante.
Abel iniziava ad essere importante, ancora non lo amava e nessuno dei due lo pretendeva eppure sentiva quel vuoto che da lì a poco avrebbe occupato.
Aveva tuttavia il diritto di rimanere con lui quel fine settimana, dato che la domenica stessa sarebbe partito.
Il telefono si accese di scatto mostrando una notifica sullo schermo: era Abel che le rispondeva. A Nathalie si formò un sorriso tonto sulle labbra mentre teneva l'apparecchio tra le proprie mani.
Afferrò la grande borsa nera con i cambi, indossò un impermeabile blu scuro direttamente sulla camicia da notte, degli stivaletti chiusi e abbandonò un biglietto sul letto... almeno Gabriel non avrebbe potuto colpevolizzarla per la sua assenza improvvisa.
Aveva cercato di parlargliene per tutta la settimana ma non aveva avuto mai un momento libero, e non voleva disturbarlo quando era con Adrien.
Nascose la spilla sotto il cuscino e dette l'autorizzazione a Dusuu di uscire dal Miraculous quando desiderasse purché restasse alle regole di Gabriel senza farsi vedere.
E senza perdere tempo iniziò a camminare sotto la pioggia torrenziale di maggio.
Corse nell'attimo in cui lo vide aspettarla sulla porta di casa e quando lui l'afferrò per i fianchi facendola volteggiare nell'aria poté sentirlo: Sentì nuovamente quel vuoto.
Persino quando lo baciava appassionatamente o la loro pelle si scontrava senza barriere, oppure peggio, lo sentiva nell'attimo in cui lo stava accompagnando all'aeroporto... e stavolta, di diverso c'era un bel pò.
Tanto per iniziare il fatto che si stessero salutando veramente e il momento era giunto.
Scesero dal taxi davanti all'Orly airport e Abel afferrò la mano di Nathalie lasciandoci un lungo bacio sul dorso per farla sorridere.
C'era riuscito in grande, anche se sapeva che si trattava di un sorriso triste.
Si sedettero nella sala d'attesa e Nathalie poggiò la testa sul petto di Abel disegnando freneticamente, benché con studiata lentezza cerchi immaginari sui suoi pettorali... non aveva detto una sola parola da quella mattina, era assorta in altri pensieri.
Abel le prese dolcemente la mano e le lasciò un bacio sulla testa, nel punto esatto dove c'era l'attaccatura dei capelli sciolti.
-"Non voglio che mi saluti così Nath. Sei l'unica finora ad essere venuta, non mi lasceresti un bel ricordo... no?"
Forzò un sorriso strigendola ancora più forte:
-"Ti prego dimmi qualcosa. Questo silenzio mi sta spaventando."
Nathalie poggiò entrambi le mani al suo petto e si voltò a guardarlo con gli occhi spenti e privi di una qualsivoglia emozione:
-"Avrai avuto una fila di donne ad accompagnarti prima delle tue partenze."
Abel negò con un sorriso triste:
-"Sei la prima, non ho mai voluto tenere relazioni che potessero rompersi così facilmente... con te è diverso, con te mi sento bene. Non voglio lasciarti, credimi che non lo voglio. Sei importante... non credevo lo saresti stata così tanto."
Nathalie afferrò il viso di Abel e gli piantò un profondo bacio sulle labbra; si sedette sulle sue ginocchia e Abel le strise la vita e i fianchi con devozione.
-"Nemmeno io lo voglio Abel...
ti prego... torna presto."
Il Marine aveva iniziato a mordicchiare quel pallido collo con dolcezza mandando in confusione quelle parole che nella testa dell'assistente dalle ciocche cobalto risuonavano così sicure. Nel pronunciarle si erano ridotte a mormorii affaticati, Abel l'aveva capito... rise a contatto con la sua pelle e la guardò di nuovo con ammirazione.
Le luci lampeggiarono rapidamente e si spensero di colpo inondando d'oscurità l'aeroporto: solo si sentì un'esclamazione da parte dei passeggeri a riguardo prima che le luci di emergenza si attivassero.
Abel strinse con protettività la vita di Nathalie e guardò in tutte le direzioni con attenzione:
-"Che diavolo sta succedendo?" Chiese.
Si voltarono tutti con terrore verso la grande vetrata dalla quale entrava solo il buio della notte e la pioggia che cadeva copiosa.
La stessa vetrata dalla quale si sentivano rantoli agghiaccianti penetrare il silenzio.
Il rumore si faceva più ripetitivo e violento, forte e minaccioso. Molti si nascondevano dietro ai sedili e le unità erano state allertate. Ma la domanda era: sarebbero arrivate in tempo?
Il vetro si frantumò e un rantolo assordante quasi come un urlo di vendetta echeggiò:
le urla della gente atterrita rimbombarono e risuonarono nelle orecchie come se si trattasse di fiocchi di morte pronti ad essere scartati. Il panico era percepibile a fior di pelle e il sangue si raggelò nelle vene.
Apparve, quasi striaciando una creatura scura, viscida e famelica; niente di mai visto prima.
Nathalie la osservò attentamente e notò una spilla sul suo fianco sinistro, una leggera luce violacea che premeva appena sotto le sue palpebre:
Aveva 4 zampe, una bocca con denti aguzzi e la bava che colava rapidamente. Aveva occhi neri privi di fondo, non aveva orecchie e la pelle era liscia e scura, in compenso aveva artigli paurosi che graffiavano e minacciavano di mietere vittime al minimo movimento captato.
-"Revenger stai per avere la tua vendetta... và adesso, distruggi e semina il caos..."
La bestia fece una circospezione attorno ai passeggeri impietriti dalla paura, sentì il loro odore e ignorò tutti i presenti tranne una.
Nathalie scivolò sul pavimento indietreggiando col terrore che riempiva ogni minimo angolo del suo essere, quella bestia aveva iniziato a ringhiare contro di lei con veleno: aveva sentito un odore comune, forse dovuto all'Akuma dentro di lui. La vena aggressiva stava prendendo il sopravvento e aveva spalancato le fauci davanti alla donna, impietrita che stava cercando di allontanarsi spingendosi indietro.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 حيث تعيش القصص. اكتشف الآن