La lettera

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•°Gabriel

Sono confuso. Speravo che questi giorni in Italia mi aiutassero a distrarmi, a farmi pensare più chiaramente ai miei progetti e a nuovi piani e invece il vuoto. Mi sono riposato da tutto e di notte esco come Hawk moth, mi siedo su un tetto e ammiro il Duomo di Milano da lontano: mi rilassa, mi porta via dalla prigione della mia testa che fa sempre più male.
A volte lo disegno e non riesco a smettere di pensare che mi manca disegnare Notre Dame... l'ultima volta che l'ho fatto ero con Emilie, saranno passati sette anni da allora.
Ma anche se cerco una scappatoia che possa portarmi via da questi sogni, ogni notte è la peggiore di sempre, voglio tornare a casa il prima possibile.
Ho passato ogni singola, dannata notte a sognare Parigi:
quella torre che crollava e portava Mayura con sé senza che potessi fare niente, il senso di colpa e inettitudine che mi inchiodavano a terra e mi impedivano di fare qualsiasi cosa perché non accadesse.
La prima notte, dopo quel dannato incubo ho provato a sedermi sul tetto e riflettere per un pò guardando le stelle.
Quando la stanchezza ha avuto la meglio gli incubi sono tornati come bestie nere: stavolta c'era un prezzo da pagare per il desiderio e non ero lì.
Era molto peggio che nei sogni precedenti: vedevo una voragine che mi strappava via Nath dalle braccia per farla sprofondare nel baratro, mentre la voce di Emilie si faceva sempre più vicina a me.
Vedevo tutto distrutto.
Vedevo mio figlio gridarmi che mi odiava.
Vedevo Emilie voltarmi le spalle e svanire lontana in un polverone color curcuma.
Non ho mai temuto la solitudine: ma quando mi sono svegliato ho cercato accanto a me la prova che niente fosse reale, anche se così lontano non potevo saperlo. Se la voragine fosse solo un avvertimento che mi dice che la devo finire con questa pazzia?
Ogni pomeriggio Nathalie mi invia una mail con tutto il materiale in ordine e mi descrive brevemente la giornata di mio figlio... lo fa perché rimanga vicino a loro anche se sono lontano.
Rimanendo lontano da lei sto capendo quanto è davvero importante per me: ogni volta che mi giro e non la vedo al mio fianco con il tablet in mano, ogni volta che mi sveglio da solo e ho il timore che le possa essere successo qualcosa, ogni volta che cammino per la strada e il mio cuore perde un battito perché mi sembra di averla vista.
Sto impazzendo. Sto probabilmente impazzendo. È la prima volta in due anni che rimango fuori casa tanto a lungo: sarà per questo, o almeno lo voglio credere.
Indosso i miei soliti pantaloni rossi, la camicia bianca e la giacca: mi metto il gel nei capelli, mi lavo il viso e scendo alla reception dove incontro il mio stagista: un ragazzo dell'età di Adrien circa, ha i capelli castani e gli occhi scuri; è abbastanza allegro, forse troppo entusiasta e abbastanza rumoroso ma fin quando svolge i suoi compiti alla perfezione non posso metter parola.
Ci dirigiamo in università e mi siedo accanto al preside e ai docenti:
mentre parlano e aspetto il mio turno per presentare apro la cartellina che mi ha dato Nathalie prima di partire.
C'è una foto di Adrien per ogni capo che ho selezionato della linea giovanile per questa presentazione e improvvisamente trovo un bozzetto che ho realizzato dopo quel maledetto bacio che mi ha tormentato per settimane. È ispirato a Mayura: ha uno strascico lungo, uno spacco davanti, uno scollo a cuore e il punto vita accentuato da una cintura alta dello stesso tessuto; il corpetto presenta dei cristalli turchesi e al posto delle maniche ha dei veli indaco che dovrebbero ricadere sulla schiena nuda.
Di colpo fanno ritorno i ricordi ammassati di quella prima notte, di quel bacio disperato che avevo dato e ricevuto, di quei sentimenti collassanti che si schiantavano l'uno contro l'altro come le nostre labbra. Mentirei se dicessi che non desideravo di più.
Sento il desiderio crescere di nuovo e mi blocco guardando questa bozza:
mi vedo fare l'amore con lei e dirle che la amo, con sincerità, con passione e con dolore, perché non la posso avere, perché non posso incatenarla a me per tutta la vita.
Non m'importa niente di Emilie, niente...
Non sono nemmeno più capace di ammettere che la promessa che ho fatto a mia moglie sta pian piano morendo.
Io amo Em e la amerò sempre ma Nath non se ne andrà mai dal mio cuore, ormai è inutile continuare a fingere che non m'importi, che non ci sia e far cadere un velo sui miei occhi in questo modo, dove non posso fare più finta.
Inizia la presentazione e cerco di concentrarmi ma ottengo l'effetto contrario: così proietto quella bozza, quell'errore, quel sentimento puro e lascio che il mio cuore dica il resto.
I ragazzi stanno attenti e sorrido con calore  mentre gli racconto che l'ispirazione a noi tanto soggettiva è solo una comune idea oggettiva osservata da punti di vista diversi.
Siamo tutti legati da una stessa passione ma non può esssere mai la stessa se siamo tante anime diverse...
così parlo di cosa mi ha spinto a disegnare questo: un'emozione.
E io la definisco tale ma altri la vedono come un sentimento, altri come un mezzo, altri ancora come un fine.
Un ragazzo alza la mano per domandare e gli rispondo sinceramente:
-"Il movente di questo abito, nel complesso è stato un'emozione, non una persona... sono sempre stato abituato alla solitudine e alla pace che trovavo dentro me stesso ma stavolta la protagonista è la confusione: un qualcosa che ha saputo smuovere la mia anima in maniera del tutto diversa."
E di colpo vedo i suoi occhi turchesi e nascondo la vista a terra, il tempo di prendere parola è concluso per me .
Finisco così la presentazione di questo giorno e sedendo sul letto nella mia stanza riguardo questa bozza.
Ci sono tante cose, un'infinità che vorrei dirti, ma paradossalmente non so spiegarti Nath. Chissà se le puoi sentire, chissà se anche tu senti lo stesso, perché se dimenticassi tutto il resto fino a quel bacio so che le cose sarebbero diverse, almeno avrei la certezza che anche tu senti queste farfalle nello stomaco.
Quando ti guardo negli occhi, come Nathalie o come Mayura che sia il mondo sparisce e tutto il resto si allontana.
Prendo un foglio bianco e un lapis:
una linea, due.
E nonostante i cambiamenti, le paure, le incertezze, ritrovo sempre il coraggio, la forza di continuare in questo modo di essere noi: noi soli contro il mondo... esseri umani, deboli, forti, mostri, soldati... chi può dirlo?
E se vado avanti è grazie a te.
Una linea più pesante: sembra un quadro di Pollock, così distante da me che quasi mi fa impressione.
Lo strappo, lo getto.
Un nuovo foglio un'altra linea:
Se solo sapessi che quando ti stringo ti sto comunicando tutto questo, se solo io capissi quello che realmente sento. A parte che non ti voglio perdere.
È una guerra, è una guerra dentro che si scatena quando hai un blocco e cerchi in ogni modo di tirare fuori le parole, le idee, te stesso che sei tenuto prigioniero dentro questa prigione corrotta chiamata testa, dove i pensieri si ammassano e schiantano.
Sono sempre sicuro di me, sono sempre io a comandare sulle reazioni e sui miei sentimenti... perché all'improvviso non posso più controllare nemmeno cosa disegno?
Sapevo di non dover arrivare fin quì: la regola fin dall'inizio doveva essere di usare la testa e non il cuore...
e l'ho infranta.
Come tutte quelle parole dette a Emilie.
Se solo m'importasse ancora un minimo di quanto me ne importasse all'inizio.
Sembra quasi un quadro di Van Gogh... accartocciato. Lo ringhiudo in quella cartella che porta con sé i miei sogni e qualunque cosa mi sia lasciato alle spalle.
Che diavolo mi hai fatto Nathalie?
Adesso i fogli di carta si accumulano in quella cartellina: idee da buttare che mi porterò dietro come una valigia di ricordi amari:
Le cose che non ti ho mai detto fanno male...
premono nel petto e mi tormentano.
Il lapis cade a terra e lancio un grido per la frustrazione.
Sono solo... se solo mi avessi preso per mano impedendomi di distruggere tutto quello che mi passa davanti come quella volta nel covo.
Stai prendendo il tuo tempo per capire se questa storia ha un senso coerente, se vale la pena continuare a lottare, a pensare, stringersi e provare paure, rimanere ...
forse è un'idea sciocca nella mia testa.
Se dovrai lottare lascia che sia al tuo fianco; aspettami anche se siamo due criminali soli che invece dovrebbero combattere in due.
E doveva essere fino alla fine.
Sorrrido cinicamente: in fondo siamo tutti soli a questo mondo, è un'idea stupida legarsi a qualcuno e l'ho sempre saputo. Adesso come si torna indietro?
Guardo quella cartellina provando quasi astio:
Vorrei che tu pensassi a tutte quelle volte che ti ho tenuta tra le braccia, che ti ho stretta a me, a quella volta che ti ho baciata.
Se solo avessi mai capito come limitare i miei sbagli, se solo avessi capito prima e potessi tornare indietro per aggiustare quella ferita, qualsiasi essa sia e che ti ha resa così fragile eppure così meravigliosa,
così debole e così umana.
Cosa non darei per cercare di farti capire che niente ti potrà ferire perché non ho intenzione di permetterlo, che fino alla fine farò l'impossibile per farti rimanere accanto a me, perché niente sarà lo stesso se te ne vai.
Mi sembra di scarabocchiare delle dannate favole, delle usuali copie di opere d'arte e monotone ripetizioni che già se ne vedono troppe.
Mi alzo e guardo fuori dalla finestra allo stesso ritmo monotono e odioso degli ultimi quattro giorni...
prendo una decisione: so che me ne pentirò ma non posso più evitarlo, non ha senso continuare con questa storia se amo un'altra.
Riapro la cartellina e rovescio tutto sul letto guardando con attenzione ogni minimo foglio: dagli impaginati perfetti e le bozze immacolate ai fogli strappati e scarabocchiati di pochi minuti fa.
Vedo tra tutti una lettera della quale sono il destinatario:
dev'essere un errore, Nathalie me l'avrebbe consegnata. Il punto è che non ha mai commesso un errore simile... allora cos'è questa?
La apro impazientemente e leggo.

Signor Agreste...
mi rincresce molto ma quando leggerà questo misero foglio di carta sarò già partita: ho preso una decisione abbastanza improvvisa e pensavo di ritirarmi quanto prima; ci sono tante cose che non le ho mai detto e che non avrei voluto farle sapere ma voglio che sappia che tengo a lei come a nessun altro prima e ho provato per lei molte cose diverse, che abbiamo attraversato insieme, passo dopo passo in questi anni.
Lei è parte di me, come Adrien e Charles ma presto, con il piano che ho elaborato e le ho scritto nella lettera successiva, infallibile, perfetto e minuziosamente calcolato, purtroppo, i miei servigi non saranno più richiesti nella mansione...
Ricordi sempre di ascoltare Adrien quando le chiede di suonare per lei, dica ad Emilie che le sarò riconoscente in eterno per tutto e infine...
sia felice e non mi dimentichi mai, io non potrò scordarmi di lei, è stato troppo importante.
                                                                    Nathalie

Sono senza parole e mi tremano le mani.
È una lettera piena di sentimenti, dolore e... rinuncia?
Se ne andrà e non mi ha detto niente, nemmeno mi ha chiesto cosa ne pensassi.
Le motivazioni e sono di natura personale... mi sta dicendo che si tratta di semplice incompatibilità ambientale?
La confusione si sostituisce alla rabbia e non posso più evitarlo, accartoccio questo dannayo foglio:
devo tornare a Parigi e impedire questa cosa.
-"Maestro?"
Richiudo tutto in valigia e preparo la cartella ordinando tutto tale quale a prima.
-"Torniamo a Parigi Noroo..."
Dico solamente nel silenzio.
-"È pronto ad accettare quello che sente?"
Mi blocco e penso un momento alla risposta.
-"Ricordi quando mi hai chiesto se lei era così importante?"
Sbuffo mentre lo vedo assentire con timore.
-"S-si."
-"Sappi che ho la risposta... sono pronto ad accettarla e a fare qualunque cosa pur di impedire di perderla un'altra volta."
Commento preparandomi per uscire, per l'ultima volta dalla camera di quest'hotel.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Where stories live. Discover now