XVII. Fuori dal Nido

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Lasciarsi alle spalle tutto ciò che avevano passato, tutte le persone che avevano incontrato - in particolare Sebastian - non fu affatto semplice. Dopo aver abbandonato la nave ed essersi imboccati per le vie di Meereen, Arasil e i suoi fratelli avevano continuato a camminare senza meta, fino all'arrivo in una piccola locanda ai confini delle mura della città.

Nessuno di loro sapeva cosa li avrebbe attesi, e nessuno di loro aveva l'intenzione di scoprirlo presto. C'era un motivo se, ormai più otto di anni prima, avevano intrapreso una disperata fuga da Essos; ora erano tornati, e nulla era cambiato. Il pericolo, nonostante si insediasse silenziosamente celato agli occhi di tutti, era rimasto vivo e minaccioso, e proprio come quando erano tre bambini traumatizzati e sperduti, loro non sarebbero stati in grado di vincerlo, forse nemmeno di affrontarlo. L'unico modo in cui Arasil poté consolarsi era il pensiero che non avessero avuto scelta: erano sfuggiti da una minaccia per andare in contro ad una ancora più grande.

Arasil nonostante tutto non poté negarlo: aveva detestato Westeros con tutto il suo cuore, ma essere a casa era infinitamente peggio. Erano trascorsi quasi dieci anni, ma le ferite che credeva cicatrizzate da tempo si erano in realtà riaperte, i traumi riaffiorati. Ad Occidente potevano quantomeno fingere di essersi lasciati tutto alle spalle, ma lì non avevano scuse: prima o poi il confronto con il passato sarebbe stato inevitabile.

Alloggiavano nella locanda da ormai un giorno e nessuno dei tre sapeva per quanto ancora vi sarebbero rimasti. Non avevano parlato granché da quando erano arrivati. Si limitavano a convivere tacitamente, come se quel silenzio in cui si erano immersi potesse proteggerli dai pericoli che prima o poi avrebbero dovuto affrontare: non discuterne significava rimandare il problema.

E poi, a tutti e tre mancava Sebastian, di questo Arasil ne era indubbiamente certo, specialmente a Karsan. Suo fratello non era in grado di ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma era più che evidente: Karsan e Sebastian avevano la stessa età, erano cresciuti insieme, e uno con l'aiuto dell'altro avevano affrontato molto più di quanto Arasil potesse ricordare. Separarsi un'altra volta da lui non era stato facile.

Adesso era il primo pomeriggio e Arasil era sdraiato sul suo letto, gli occhi incantati verso il soffitto di legno, consumato dal rimpianto. La sua mente continuava a ritornare al giorno prima, quando aveva parlato con Diana. Era stato uno sciocco, avrebbe dovuto dirle ciò che voleva. Ma non l'aveva fatto, e ora lo rimpiangeva. "Sei stato un codardo" continuava a ripetersi, soffermandosi sull'attimo in cui aveva deciso di tacere, di sprecare la sua opportunità. Aveva avuto paura, e non aveva detto niente.

La verità era che avrebbe desiderato restare. Restare con lei, con Sebastian, allontanarsi finalmente da quel deplorevole lavoro che i suoi fratelli lo avevano costretto a svolgere per anni, trovare uno scopo, una causa, una vita migliore. Eppure era stato zitto; era andato da lei per chiederle il permesso di rimanere e non l'aveva fatto.

Gli faticava ammetterlo, ma Arasil conosceva perfettamente la ragione: non riusciva ad accettare il fatto che volesse veramente allontanarsi dai suoi fratelli. Perché per quanto potessero non andare d'accordo, per quanto spesso lui dicesse di odiarli, in realtà erano stati tutto per lui. E per quanto desiderasse intraprendere la sua strada, non era ancora pronto a lasciarsi Laryn e Karsan alle spalle. Chiuse gli occhi, tentando di non lasciare che quei pensieri lo tormentassero, e in pochi attimi scivolò nel sonno.

***

Si svegliò dopo circa un paio d'ore, quando il caldo era affievolito e il sole cominciava a calare su Meereen. Karsan e Laryn erano seduti ad un tavolo della sala comune, intenti a giocare a carte, ma senza rivolgersi neppure una volta la parola. Arasil si affiancò a loro ma, annoiato, se ne andò dopo qualche minuto.

A Ballad of Dragons and Death [GoT FF]Where stories live. Discover now