X. Vecchie Conoscenze

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Arasil si sfregò con una mano la giacca di cuoio imbottita, spolverandola e tendando di pulirla dalla terra e dalla neve. Si alzò a fatica massaggiandosi il gomito su cui era caduto e si appoggiò al muro, passandosi le mani fra i capelli dorati, cercando di placare la rabbia.

Era appena stato derubato. E nonostante quella non fosse stata di certo la prima volta, la sua frustrazione non faceva altro che crescere. Derubato da un vecchio, pensò, derubato da un vecchio più alto e forte di lui, che l'aveva spinto in un vicolo, gettato a terra, rubato gli ultimi pochi soldi che gli erano rimasti ed era fuggito nella folla di persone prima che il ragazzo riuscisse a fare qualsiasi cosa. Gli ultimi soldi che aveva, lui e i suoi fratelli. Tirò un calciò al vento, furioso.

Arasil odiava quella città, con tutto se stesso. Di tutti i luoghi che aveva visto nella sua vita, quello era di gran lunga il peggiore; così affollato, così puzzolente, così sudicio. Il massimo che lui e i suoi fratelli erano riusciti a permettersi era una stanza in una delle locande più luride di tutto il Fondo delle Pulci, e ora il loro tempo cominciava a scadere.

Locanda alla quale avrebbe dovuto fare ritorno presto; per affrontare le sue responsabilità, le conseguenze di aver perso i soldi, suo fratello. Ancora una volta, avrebbe dovuto sopportare la delusione nei suoi occhi, il disprezzo con cui l'aveva sempre guardato.

S'incamminò a sguardo basso, trattenendo lacrime di rabbia e di ansia, serpeggiando tra quell'indistinta massa di persone. Quando arrivò alla locanda, i suoi occhi si erano asciugati e sul suo volto era calata la solita fredda espressione che portava sempre.

I suoi fratelli erano ad un tavolo al fondo della sala comune, seduti l'uno di fronte all'altro a bisbigliare qualcosa. Arasil si avvicinò, sedendosi accanto a Laryn, l'unico che si era degnato di salutarlo.

Davanti a lui, Karsan aveva uno sguardo cupo e tenebroso, che teneva fisso sul tavolo. Il viso era teso, la bocca serrata, le mani che si sfregavano l'un l'altra nervosamente. Arasil si chiese cosa l'avesse ridotto così, e come avrebbe fatto a dirgli dei soldi quando era già in quello stato.

Aprì la bocca, ma Laryn lo interruppe: «Arasil, dobbiamo dirti una cosa». Il giovane si passò una mano sulla fronte, preoccupato.

«Cos'è successo?» rispose il ragazzo. «Perché Karsan è così sconvolto?»

Laryn passò un'occhiata da un fratello all'altro. Karsan aveva ancora lo sguardo fisso nel vuoto, la cicatrice sul suo volto che lo faceva apparire ancora più turbato. Poi si rivolse al fratello minore: «Oggi, al mercato, abbiamo visto Sebastian».

Arasil strabuzzò gli occhi. Era l'ultima cosa che si era aspetto di sentirsi dire. «Sebastian? Qui?» domandò, incredulo. «È impossibile, l'avrete confuso con qualcun altro.»

«Era lui, fidati» confermò Laryn. «Stessi capelli, stessi occhi... è cambiato, ma è lui.»

Arasil si lasciò andare sullo schienale della sedia. Sebastian, pensò, che per lui, per tutti e tre era stato un fratello, una famiglia. «Sebastian» ripeté, «dopo tutto questo tempo...»

«Nove anni.» Questa volta era stato Karsan a parlare, la voce carica di rabbia eppure rotta allo stesso tempo. «Dopo che ci ha abbandonati, dopo nove anni...» Si bloccò di nuovo, troppo agitato per continuare a parlare.

«Credete che sapesse già che noi eravamo qui? Che sia venuto qui per noi?» chiese Arasil, cercando di comprendere qualcosa in più di quell'assurda situazione.

«No, ho visto la sua faccia, era sconvolto anche lui.»

«Be', ma... com'era? Come ti è sembrato? Che aspetto aveva?»

A Ballad of Dragons and Death [GoT FF]Where stories live. Discover now