IV. La Regina del Nord

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La Sala Grande era enorme. La guardia vi condusse Diana all'interno, e lei ebbe modo di osservarla; il soffitto era alto e la sala era piena di tavoli, tutti vuoti. Le pareti erano formate da pietre grigie ed erano costernate da finestre alte e strette, e l'intero ambiente era riscaldato da un grande camino.

Al fondo della sala, dietro ad un tavolo e seduta su un alto scranno, c'era la regina. Diana si fermò a pochi passi da lei, con lo stomaco in subbuglio.  La Regina del Nord era avvolta in un lungo e spesso abito blu rifinito nei minimi dettagli, che si sposava perfettamente con l'intenso azzurro dei suoi occhi. La sua postura era dritta e fiera, le braccia appoggiate ai braccioli dello scranno e la testa alta. I lunghi capelli rossi, raccolti in un'elegante acconciatura, le ricadevano sulle spalle. Sul suo capo era appoggiata una corona argentea, che le avvolgeva le testa lateralmente, senza coprirla tutta. Alle estremità, due teste di lupo si sovrapponevano.

Dopo un istante di silenzio che parve infinito, fu proprio la regina a smorzare il silenzio, dopo aver osservato Diana da capo a piedi: «Dici di essere la figlia di Jon Snow».

«È così» affermò lei. Lo sguardo di Sansa la trafiggeva da una parte all'altra; in sua presenza, Diana si sentiva quasi in soggezione, non tanto per la sua bellezza, quanto per il potere e l'autorità che la donna sprigionava.

«Il tuo nome è Diana, giusto?» continuò Sansa.

«Sì.»

Sansa tacque per un attimo, continuando ad osservarla. Poi si voltò verso la guardia: «Lasciaci sole».

La guardia si congedò con un lieve inchino, per poi uscire frettolosamente dalla Sala Grande. A quel punto, Sansa tornò a posare la sua attenzione su Diana. Con sua sorpresa, le rivolse un sorriso cordiale. «Così, tu sei mia nipote. Prego, siediti.»

Sansa indicò una delle sedie. Diana la prese e si sedette di fronte alla regina.

«Allora, che cosa ci fai qui? Pensavo vivessi alla Barriera.» Sansa pareva genuinamente interessata a lei, e Diana se ne sorprese. Rimase rigida, sentendosi fuori luogo.

«È una lunga storia.»

«Raccontamela.»

In quel momento capì che quella non era soltanto una richiesta cordiale, ma un ordine. Così, seppur in quell'istante avrebbe preferito di tutto piuttosto che parlare di ciò che era accaduto, cominciò a raccontare. Man mano che si confidava con Sansa, però, il disagio si affievoliva. Aveva evitato di menzionare alcuni particolari, come l'esistenza di Daenerion, ma una volta concluso il racconto gran parte dell'imbarazzo che aveva provato era ormai svanito.

Sansa aveva ascoltato pazientemente e senza interromperla. Parlò solamente quando Diana ebbe terminato. «Non credi che dovresti dire a tuo padre che ti trovi qui? Sarà preoccupato.»

«Non credo che lo sia. Le sue parole sono state chiare.»

Sansa accennò un sorriso. «Scommetto che non pensa veramente quelle cose. Più tardi gli manderò un corvo.»

Diana annuì. D'altronde, Jon rimaneva un esiliato: non avrebbe potuto lasciare la Barriera neppure se avesse voluto.

Sansa si alzò in piedi. «Seguimi. Ti mostro Grande Inverno.»

Diana s'incammino dietro di lei. La regina la condusse la attraverso la porta da cui era entrata e la portò a visitare la fortezza. La prima cosa che le mostrò fu il tempio; era di piccole dimensioni, con delle maschere intagliate dei Sette Dei appese ad ogni parete. L'atmosfera era cupa, grigia, come se a quel luogo mancasse la vitalità che un tempio avrebbe dovuto avere-

Sansa lo guardò con nostalgia. «Fu mio padre, Ned Stark, a farlo costruire appositamente per mia madre.» Il tono della sua voce era basso, il volto malinconico.

A Ballad of Dragons and Death [GoT FF]Where stories live. Discover now