V. Lo Straniero

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Diana era seduta davanti all'Albero del Cuore, nel parco degli dèi, con la neve che le ricadeva soffice sui vestiti e le solleticava il viso rivolto all'insù, a guardare il cielo. Erano passati cinque giorni da quando aveva cominciato le sue ricerche nella biblioteca di Grande Inverno; per primo, aveva consultato Fuoco e Sangue, la storia completa, o quasi, dei Targaryen, dove aveva trovato le prime risposte.

Non era l'unico volume ad aver citato sua madre, ma era quello che conteneva più informazioni, seppur le ultime vicende della sua storia non fossero riportate. La sua relazione con Jon Snow o l'arrivo di Daenerys nel continente occidentale non erano nemmeno accennati.

Tra le pagine di quell'enorme volume, Diana si era imbattuta in nomi estremamente familiari, che per moltissimo tempo non aveva udito né rammentato, ma che ora cominciavano a riportare in vita vaghi e sfocati ricordi, sepolti per anni in un remoto angolo della sua mente.

Drogon. Rhaegal. Viserion. I tre draghi della regina, diceva il libro, i suoi tre figli. I suoi fratelli. Drogon, continuava a pensare. Credeva di ricordarlo. Ora rammentava le scaglie nere, gli occhi rossi, le sue gigantesche ali e la sua lunga coda.

Degli altri due si ricordava ben poco rispetto al primo. Erano morti, cominciò a pensare, prima che lei avesse avuto la possibilità di incontrarli. Secondo i libri, la loro morte non era mai avvenuta; lei, però, lo sapeva ugualmente.

C'erano altri nomi, questa volta più confusi. Ser Jorah Mormont. Missandei. Nomi familiari, che aveva sentito ma che non rammentava. Probabilmente, pensò, non li aveva mai conosciuti. Sua madre doveva avergliene parlato.

C'erano, tuttavia, ancora molti misteri e cose che Diana non comprendeva. Sua madre era una regina, una conquistatrice. Perché, allora, si era fermata a governare soltanto nel continente orientale, quando era suo desiderio regnare anche su Westeros?

Ora i ricordi dell'infanzia cominciavano a riaffiorare, a diventare più nitidi: c'erano immagini di luoghi nella sua mente, luoghi che aveva visto tra le pagine dei libri che aveva letto. Roccia del Drago. Meereen. Adesso li ricordava.

Se lei dunque era sempre cresciuta nell'Est, come avevano fatto i suoi genitori ad incontrarsi? Cos'era successo tra di loro, cos'era accaduto ai suoi fratelli? E perché Daenerys aveva mandato via Diana, e lei improvvisamente si era ritrovata a vivere alla Barriera? C'erano troppe cose che ancora non quadravano, troppe domande senza risposta.

"Ma è comunque qualcosa" pensò la ragazza. Ora cominciava a ricordare; con il tempo, forse, avrebbe continuato a farlo sempre di più.

Era trascorsa quasi una settimana dal suo arrivo a Grande Inverno, e Diana si era ambientata quasi immediatamente. Le sue giornate cominciavano poco dopo il sorgere del sole. Spesso andava ad allenarsi nel tiro con l'arco, me la capitava altrettante volte di rimanere nella sua stanza a pensare, o di passeggiare nel Parco degli Dei.

Diverse volte era tornata nella biblioteca, a cercare e a consultare altri libri che potessero aiutarla a rammentare. Altre cose, nella sua mente, iniziavano a riaffiorare: lingue. Quasi improvvisamente, Diana si ricordò che la lingua comune non era l'unica che conosceva e che sapeva parlare.

Il Valyriano e il dothraki, rammentò; sua madre stessa gliele aveva insegnate. Se per il dothraki i ricordi erano più confusi, per il Valyriano riscontrò meno difficoltà. C'erano già degli spezzoni nella sua testa, parole e frasi che talvolta le venivano in mente. Il Valyriano era la sua lingua madre; Daenerys le aveva insegnato l'Alto Valyriano, quello parlato dal popolo e i vari dialetti. Nonostante ciò, Diana non lo aveva parlato o praticato per quasi dieci anni, e le sue conoscenze, essendo anche limitate a quelle di una bambina di sei anni, dovevano essere spolverate e arricchite.

A Ballad of Dragons and Death [GoT FF]Where stories live. Discover now