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-2 giorni dopo-

Yoongi's POV
Finisco di lavorare ma, al posto di uscire per tornare a casa, apro semplicemente la porta dello studio dove il mio capo mi ha concesso di stare, per poi stendermi sulla branda che mi ha gentilmente permesso di utilizzare.
Sono due giorni che non torno a casa e, sebbene io mi senta terribilmente in colpa nel far preoccupare Eleanor in questo modo, è anche quello che si merita per aver agito alle mie spalle.
C'è un motivo se non volevo dirle niente, ed è il fatto che non sono certo avrebbe creduto alla mia innocenza.
Dopotutto, sono raffigurato come un assassino su tutti i libri di storia, ed è la mia parola contro un fatto concreto che però non ho commesso.
Sospiro, scuotendo leggermente la testa, ancora irritato dal suo essere così testarda, per poi puntare lo sguardo sul libro che le ho portato via il giorno stesso in cui l'ho scoperta, posato sul materasso sottile della branda, a prendersi gioco di me.
L'ho letto da cima a fondo e, se la cosa non mi urtasse maggiormente, mi complimenterei con l'autore per i dettagli al suo interno i quali, purtroppo, comprendono anche quella parte di storia da cui ho cercato di scappare via negli ultimi tre anni.
Detesto come quelle insulse pagine ritraggano mio fratello come un eroe, il quale si è preso la responsabilità di regnare sul territorio coreano, nel momento in cui il "traditore", che secondo il libro sarei io, si è rivoltato al regno uccidendo il suo sovrano.
Mi passo entrambe le mai tra i capelli, tirandoli forte per qualche istante, così da provocarmi quel dolore che in qualche modo credo di meritarmi, per non aver neanche tentato di spiegare al mio popolo come siano realmente andate le cose, e per aver omesso la verità ad Eleanor.
Nel momento in cui il mio senso di colpa sembra avere la meglio però, torno velocemente in me, ricordandomi che, in torto o meno, lei ha agito alle mie spalle, e ciò mi riporta sulle mie idee, permettendomi di passare un'ennesima notte in quello studio polveroso.

Eleanor's POV
Socchiudo leggermente gli occhi, osservando la stanza intorno a me, per poi spalancarli quando mi rendo conto di essermi addormentata.
Mi metto velocemente a sedere sul materasso, guardandomi intorno nella speranza che qualcosa sia fuori posto, così da confermarmi che sia passato di qui o, ancora meglio, che sia tornato.
Ma non è così.
Tutto è esattamente come ieri sera e come il giorno prima, mentre di Suga non c'è alcuna traccia.
Sospiro sconsolata, percependo nuove lacrime riempirmi gli occhi, sentendole successivamente scivolare lungo le mie guance, mentre il senso di colpa che in questi ultimi giorni mi stava divorando, decide di ingoiarmi intera.
Lo ammetto, sono stata una sciocca.
Ho provato a farlo parlare per ben due anni e non mi ha mai rivelato niente, se non lo stretto necessario.
Come pensavo avrebbe reagito una volta scoperto che ero venuta a conoscenza di molte cose sul suo conto?
Effettivamente questa è una domanda che non mi sono posta, accecata dalla gioia di aver finalmente trovato una scappatoia alle sue continue negazioni.
Avrei potuto aspettarmelo che si arrabbiasse, dopotutto sono andata contro il suo volere, ma addirittura andarsene di casa senza tornare per giorni?
Che poi dove può essere andato?
Insomma si, Londra è grande, ma né io, né Suga abbiamo abbastanza soldi per permetterci di spostarci in un'altra città.
Quando un pensiero dominante rispetto agli altri mi fa spalancare gli occhi.
Avevo fatto caso che lui si fosse portato via il libro responsabile di questo casino, ma solo adesso mi rendo conto che, avendolo sicuramente letto, potrebbe aver pensato che fosse giusto tornare al suo paese, abbandonandomi qui, da sola, a Londra.
Serro la mascella, irritata da questa ipotesi che al momento, per qualche motivo, mi sembra la più plausibile, per poi ritrovarmi in piedi poco dopo.
Allaccio il fiocco del mio abito da tutti i giorni dietro la schiena con determinazione, poi afferro la mia sacca di tela, infilando al suo interno alcuni oggetti che mi capitano sottocchio e che al momento penso che potrebbero tornarmi utili.
Infine mi avvicino all'armadio dove teniamo le coperte per l'inverno, dentro al quale io e Suga abbiamo creato una specie di fondo interno, smontando un pezzo di legno che può essere rimosso a piacimento, dietro il quale nascondiamo tutti i nostri risparmi che afferro senza indugio, convinta non serviranno più a nessuno qui.
Una volta pronta, mi guardo un'ultima volta intorno, per poi uscire di casa sbattendomi la porta alle spalle.
Se poco fa potevo sembrare disperata per colpa della sua assenza, ora sono furiosa per lo stesso identico motivo.
Come gli salta in mente di abbandonarmi così?!
Senza neanche avermi dato uno straccio di spiegazione, per giunta.
Ripartendo per quella terra di cui si è sempre rifiutato di parlarmi, fingendo che tra di noi non ci sia mai stato nulla.
Oh no, Min Suga, puoi scordartelo.
Ti seguirò fino in capo al mondo se necessario, ma tu mi devi una spiegazione, affermo sicura nella mia mente, intanto che cammino per le strade di Londra.
Abitando in periferia, il porto non è tanto lontano da qui e, una volta arrivataci, capisco anche come questa sua decisione di partire sia stata più che valida, visti tutti i mercanti che attraccano qui con le loro navi.
Cammino lungo il molo, facendo lo slalom tra le varie persone, in cerca di un qualsiasi uomo che non sia intento a scaricare la merce e che possa prestarmi la sua completa attenzione.
Fino a che ne scorgo uno poco lontano, indossa dei comuni abiti di lino, proprio come il mio vestito, mentre si passa un fazzoletto sul viso accaldato e sporco di un materiale scuro, pulendosi come meglio riesce.

<< Mi scusi...>> mugolo, parandomi davanti a lui, riuscendo così ad attirare la sua attenzione.
<< Voi salpate per l'Asia, non è così?>> domando, notando i vari materiali che i suoi marinai stanno scaricando, i quali possono arrivare solo da un paese orientale.

<< Dipende, chi vuole saperlo?>> mi chiede, guardandomi qualche istante di sottecchi.

Capisco questo suo atteggiamento, dopotutto i vari mercanti sono in competizione tra loro e dire che non si fidano di nessuno credo sia dir poco.

<< Una semplice ragazza di periferia che ha bisogno di arrivare in Corea>> affermo seria, sostenendo il suo sguardo scettico.

<< Cosa devi andare a fare in Corea?>> mi domanda, corrugando leggermente la fronte.

<< Mi spiace signore, ma questi sono fatti miei>> dico, facendogli capire che non mi aprirò affatto con lui.

<< Mhh...>> mugola, riflettendoci per qualche istante.
<< La prima tappa del viaggio è il Giappone, la Corea viene subito dopo...>> mi spiega, abbassando leggermente la guardia, facendomi però capire che c'è dell'altro.
<< ...ma non crederai che si tratti di un viaggio gratuito spero>> continua, confermando le mie ipotesi.

<< Affatto>> dico seria, estraendo dalla mia borsa tutti i risparmi miei e del mio ragazzo, sui quali i suoi occhi si posano senza indugio.

<< Bene>> afferma, afferrando l'intero mazzetto di banconote e infilandoselo in tasca.
<< Benvenuta a bordo>> continua poi, spostandosi da davanti alla piccola passerella in legno che conduce sulla sua nave, facendomi cenno di salire sopra ad essa e, una volta a bordo, non posso fare a meno di osservare l'orizzonte con determinazione, mentre nella mia mente compare un solo e unico pensiero:
Sto arrivando Suga.

𝐋𝐨𝐧𝐠 𝐋𝐢𝐯𝐞 𝐓𝐡𝐞 𝐊𝐢𝐧𝐠 | 𝐦𝐲𝐠Where stories live. Discover now