Chissà che persona era, prima che sua sorella venisse uccisa. Chissà che cosa gli era successo dopo che l'aveva vendicata.
Chissà se la cicatrice nel suo cuore si fosse rimarginata, o bruciasse ancora di dolore anche dopo così tanto tempo.

Immersa dai dubbi, la rossa si rese conto solo dopo di quello che l'uomo teneva davanti agli occhi, tra le sue mani.
Era un computer portatile, molto costoso e molto nuovo solo alla vista, e non c'era bisogno di un genio per capire che anche se avessero voluto, i suoi due aguzzini non avrebbero mai potuto permettersi una cosa del genere, e ciò significava che forse l'avevano rubato. O, nel più controverso dei casi, qualcuno gliel'aveva affidato.

Ad Erika si accaponnò la pelle. Ma per chi avrebbero mai potuto lavorare questi due? Chi forniva loro luce, gas, macchina ed elettricità, coprendoli dall'occhio della polizia?
Ma soprattutto, qual era il suo ruolo in tutto questo? Qualcosa le diceva che non avrebbe dovuto aspettare troppo tempo per scoprirlo.

Lo capì non appena sentì la mano di Lux poggiarsi sulla sua schiena, spingendola verso il centro della stanza.
«Prendi un posto a tavola, davanti al computer.» Le intimò freddamente, e la ragazza, deglutendo, non se lo fece ripetere due volte.
Il cuore le stava battendo all'impazzata, non sapeva cosa pensare ed era assolutamente terrorizzata.

Quando Nicholas girò il computer nella sua direzione, la ragazza si rese conto con orrore che la schermata era aperta in videochiamata, e il suo viso, bianco di paura, era in primo piano.
Dall'altro capo, invece, si apriva soltanto una finestra anonima, sia con la videocamera che il microfono disattivato. Erika trattenne il respiro. Allora lavoravano sul serio per qualcuno!

In un primo momento, tutti e tre rimasero in silenzio. Lux si posizionò alle spalle della ragazza, e lei improvvisamente percepì di nuovo il suo fiato sulla pelle e le sue mani ai lati del suo corpo.
Il ricordo di cosa stavano per fare la sera prima la faceva arrossire, ma la consapevolezza che il gioco che entrambi avevano iniziato era finito, la teneva in ansia.

Era pazza, completamente pazza. Provava attrazione nei confronti del suo rapitore e, probabilmente, del suo potenziale aguzzino. Aveva certamente qualcosa che non va, oppure era soltanto un modo malsano della sua mente per eludere dalla situazione precaria in cui si trovava.
Qualunque cosa fosse, non era per nulla una cosa positiva, e se ne rese conto presto, quando le mani di Lux iniziarono improvvisamente a scendere fino all'orlo della sua logora maglia da notte.

Un brivido di paura scese velocemente lungo la schiena della ragazza, e improvvisamente capì che cosa stava per succedere in quella stanza.
Il mostro afferrò con forza i lembi del tessuto, tirando in alto fin sopra la sua testa, per spogliarla degli unici vestiti che poteva indossare.

Erika trattenne un grido, iniziando a divincolarsi furiosamente dentro la stretta ferrea di Lux, terrorizzata e umiliata. Lui intanto, ringhiò infastidito vicino al suo orecchio, alzandosi persino dalla sedia pur di tenerla ferma e immobile, imprigionata in quella situazione.

Erika scoppiò a piangere, urlò disperatamente e rivolse persino uno sguardo supplichevole a Nicholas in cerca di un aiuto. Lui le rispose con una smorfia mortificata, e poi guardò il suo complice dagli occhi di nebbia, che intanto continuava a cercare di tirar via i suoi vestiti davanti alla fotocamera del computer.

«Lux, forse...forse potremmo anche evitare di arrivare a tanto. La ragazza è spaventata e confusa, non collaborerà mai se-»
«Sta zitto, Nic! Non mi importa se questa mocciosa ha qualcosa da ridire, obbedirà, che lo voglia oppure no!» Esclamò l'uomo. Il suo sguardo si era fatto improvvisamente cupo, tetro, come quando stava per uccidere una vittima.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Where stories live. Discover now