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"Mask„Lucas King

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"Mask„
Lucas King

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Erika non aveva alcuna voglia di essere lì. Era noioso starsene tutta sola fra i colori di quella giostra malconcia, a guardare come gli altri bambini si divertissero a giocare fra di loro, spensierati e senza l'ombra di una preoccupazione. Le loro risate rimbombavano fastidiosamente nelle sue orecchie come grilli d'estate, e la cosa stava iniziando a metterla a disagio. Lei non era mai stata così, e lo riconosceva con estremo rammarico, ma dopotutto non poteva farsene una colpa.

L'unica persona che avrebbe voluto con sé non era più al suo fianco, e sinceramente dubitava che sarebbe mai riuscita a superare il forte dolore della sua mancanza. Tuttavia, i suoi genitori sembravano estremamente convinti che quella patetica gita al luna park avrebbe alienato per magia tutte le sue pene.
Era una bambina intelligente, d'altronde. Aveva capito fin da subito le loro intenzioni, ma ormai non aveva neanche più la forza di porre obbiezioni.

Si sedette pensierosa su uno dei cavalli del carosello in movimento, ed osservò con attenzione il mondo da cui era circondata e di cui non sembrava neanche fare parte. Era quasi estranea rispetto a quella che avrebbe dovuto essere la normale concezione delle cose, ed era piccola, curiosa, ma in qualche modo era anche capace di comprendere molto più di quanto ci si aspetterebbe da una semplice bambina di dieci anni; e se da un lato la cosa la faceva sentire fiera della sua intelligenza, dall'altro le doleva fino alle viscere.

In un gesto istintivo si morse nervosamente l'interno guancia, e tirò fuori dalla tasca della sua giacchetta una spilla luminosa che si portava dietro ovunque andasse. Se la rigirò tra le mani per qualche minuto, ammirandone i colori sgargianti, e per un breve attimo le parve finalmente di essere in pace. Non fece nemmeno caso alla figura scura che passo dopo passo si avvicinava alla giostra in movimento, su cui poi salì svogliatamente per appoggiarsi ad uno dei cavalli di legno.

Quando la bambina si accorse finalmente della sua presenza buttò un occhio su di lui, scrutandolo con curiosità.
L'uomo si accese una sigaretta, portandosela alle labbra in un gesto annoiato e meccanico. Come lei, osservò con severità l'ambiente circostante in un morboso silenzio, e inspirò lentamente il fumo dalla bocca. Il suo lungo cappotto nero gli donava un aspetto minaccioso, ma Erika continuò ad osservarlo ugualmente ancora per un po', stregata dalla sua aria misteriosa.

Aveva un viso giovane e pulito, non poteva avere più di vent'anni, ma i suoi occhi attenti sembravano aver visto molto più di quel che poteva immaginare. Erano grandi, cupi, e il colore grigio delle sue iridi la metteva quasi sottopressione seppur lui non la stesse nemmeno guardando, tanto che per un secondo sentì l'impulso di allontanarsi il più velocemente possibile e magari convincere finalmente i suoi genitori a tornare a casa e dimenticare quella serata.

Per qualche motivo, però, rimase lì ferma immobile, non si mosse nemmeno di un millimetro, e continuò indisturbata il pellegrinaggio visivo sullo sconosciuto ancora per qualche secondo.
«Ti serve qualcosa, ragazzina?» La voce fredda dell'uomo le arrivò alle orecchie come uno schiaffo in pieno viso, ed Erika si ritrovò a sussultare dalla sorpresa. Con sole quattro parole quella persona era riuscita a frantumare in un attimo la bolla di silenzio che si era creata fra di loro. Non immaginava che avrebbe parlato, e la cosa macabra fu che nel farlo non spostò neanche per un attimo il suo sguardo dalla folla di gente che circolava in massa per il parco.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Where stories live. Discover now