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"The Manipolator"Lucas King

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"The Manipolator"
Lucas King

...

Forse aveva fatto male. No, diciamo pure che aveva fatto malissimo a chiamarlo, nemmeno cinque minuti e se n'era già pentita. Sentiva l'agitazione premere nelle sue ossa e non riusciva a fare altro che rimuginare e rimuginare, camminando avanti e dietro di fronte al grande portone della chiesa.
Alcune persone di quelle parti si voltavano a guardarla incuriosite, ma con tutti i pensieri il loro giudizio era l'ultimo dei suoi problemi.

Attendeva l'arrivo di Lux come una condannata al patibolo, non ne capiva nemmeno il motivo! E si sentiva frustrata dall'ipocrisia dei suoi stessi comportamenti. Da un lato era diffidente nei confronti di quell'uomo, ma allo stesso tempo ne era maledettamente attratta.

Tutto ciò è da sconsiderate. Pensò sbuffando, battendo un piede sul terreno con fare nervoso. Voleva pensare ad altro, ma subito l'immagine della delusione e del rammarico negli occhi dei suoi genitori le apparve nella mente e fu costretta a scacciare anche quel pensiero.

Sperava che Lux potesse darle consiglio e aiutarla a capire cosa fare, ma forse stava facendo un'idiozia, forse non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi lì. I dubbi la stavano divorando, ormai però era tardi per tornare indietro. E di certo l'ultima cosa che voleva in quel momento era ripresentarsi a casa con la coda tra le gambe.

D'un tratto, le dita calde di una mano sfiorarono la sua spalla, facendola rabbrividire. Il tocco di Lux era strano, insolitamente delicato. Entrava in contrasto con i suoi modi freddi ed Erika non sapeva proprio come interpretarlo.

Si girò lentamente nella sua direzione, stupendosi di quanto improvvisamente si sentisse sollevata a saperlo lì.
«Ciao...» Mormorò, sorridendo imbarazzata. Non sapeva come comportarsi in sua presenza, le sembrava inspiegabile anche il semplice fatto di essere lì. Con lui.

«Deduco dalla chiamata che abbiamo molto di cui parlare, non è così?» Andò subito al sodo. Ovvio, non era uno che si perdeva in chiacchiere.
«Laggiù c'è una panchina, vogliamo sederci?» Chiese successivamente, indicando con un cenno del capo la vecchia panchina vuota pochi metri più avanti, nello spiazzale della chiesa.
Erika si limitò ad annuire, ma quando si accomodarono un silenzio imbarazzante cadde improvvisamente tra di loro.

La ragazza cercò di riordinare i pensieri nella testa per formulare una frase di senso compiuto, e l'uomo le lasciò tutto il tempo. Anzi, si portò addirittura una sigaretta tra le labbra per colmare l'attesa.

Lei lo guardò sottecchi, tormentandosi la maglietta tra le mani per via dell'agitazione. Lux invece sembrava tranquillo, perfettamente a suo agio. Erika non capiva in alcun modo come facesse.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Where stories live. Discover now