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"The Mirror"Lucas King

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"The Mirror"
Lucas King

...

Non si poteva certo dire che Elphas Jhonson fosse un uomo paziente, tanto meno riguardo le questioni di lavoro. Ormai erano più di trenta minuti che con un dito ticchettava nervosamente il legno della scrivania del suo ufficio e fissava insistentemente l'orologio sulla parete che segnava esattamente le 18:45 di sera.

La suola della sua scarpa sbatteva ad intervalli brevi sul pavimento, e i suoi respiri acceleravano ad ogni secondo.
Si era veramente scocciato di aspettare, avrebbe voluto che il tempo passasse più in fretta.

Per disperazione, lanciò un grugnito poco elegante e si stiracchiò bruscamente sulla sedia, prima di alzarsi e iniziare a camminare avanti e dietro lungo la stanza con fare nervoso.
Sapeva di trovarsi proprio in un bel guaio e che doveva assumersi le sue responsabilità come aveva sempre fatto, ma non poteva negare che la posizione in cui si trovava lo stava facendo andare fuori di testa. Era passata una settimana ormai e lui non aveva risolto ancora nulla. Tutto ciò era ridicolo.

Finalmente, un rumore estraneo. La porta del suo ufficio si spalancò all'improvviso, rivelando il suo braccio destro nonché suo migliore amico, Jason Hallei, in tutta la sua eleganza professionale.
Quando incrociò lo sguardo nervoso del suo collega, Jason inarcò un sopracciglio chiudendosi la porta alle spalle. Sotto braccio teneva una cartella di fascicoli su cui Elphas buttò subito l'occhio, e non aspettò nemmeno un secondo a strapparglieli di mano senza troppi complimenti.

«Prego, non c'è di che.» Esclamò Hallei, roteando gli occhi al cielo, «Questi sono gli ultimi file, Elph, siamo sicuri che questa tua improvvisa voglia di rivangare nel passato sia utile alle indagini? Fino ad ora non abbiamo ottenuto nulla, e sono giorni che sei chiuso in quest'ufficio, tutto questo stress potrebbe farti male.» L'uomo si appoggiò il pugno sul fianco, e rivolse all'amico uno sguardo carico di preoccupazione. D'altro canto, Elphas invece non sembrava aver intenzione di alzare la testa da quei fogli.

«C'è qualcosa che non mi torna, e il mio sesto senso mi dice che in questo omicidio non c'è niente di casuale, Jason. Quello che cerco dovrebbe essere qua in mezzo, ma per qualche dannata ragione non riesco a trovarlo da nessuna parte, cazzo!» Esclamò con rabbia, schiacciando sgarbatamente i fogli sulla scrivania.

Tutto ciò non aveva alcun senso, lui era convintissimo che quei stramaledetti fascicoli si trovassero assieme agli altri, eppure adesso sembravano completamente spariti.
«Se vogliamo essere precisi nella tua vita c'è sempre un qualcosa che non torna. Non credi di essere un po' troppo paranoico? E poi potresti semplicemente cercare nei registri digitali del dipartimento, che te ne fai di tutti quei fogli rovinati?» Suggerì Hallei, avvicinandosi a lui.

«I registri del dipartimento sono troppo recenti, e comunque i dati che sto cercando non sono mai stati riportati in digitale.» Esordì duro, prendendo nuovamente a sbattere la suola della scarpa sul pavimento con le braccia incrociate.
«Wow, a quanto pare sei molto informato sull'argomento. Posso almeno sapere che cosa stiamo cercando? Da come ne parli sembra quasi che tu stia collegando questo omicidio ad un caso specifico e data la situazione mi sembra un tantino esagerato pensare che una semplice libraria di quartiere potesse avere tanti nemici, non ti pare?» Commentò il moro.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Where stories live. Discover now