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"End„Lucas King

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"End„
Lucas King

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Un fischio fastidioso si alzò lentamente per le strade del quartiere, assieme ai mormorii sconnessi e sovrapposti delle persone che passavano davanti al centro commerciale con aria preoccupata. I poliziotti erano sparpagliati ovunque per la zona, armati fino ai denti e con un omicidio fra le mani, ma questo rientrava nell'ultimo problema di cui la ragazza avrebbe dovuto preoccuparsi.

Non aveva neanche la forza di sentire le loro voci, l'immagine vivida del corpo senza vita di quella donna era diventata l'unica cosa a cui riusciva a pensare.
Le sembrava di essere stata catapultata in un incubo ad occhi aperti, qualcosa che andava oltre ogni sua concezione e immaginazione, e tale sensazione le appariva così disturbante che Erika aveva paura sarebbe impazzita, o morta, da un momento all'altro.

Il suo sguardo stanco ricadde proprio sul cadavere della vittima, circondato da alcuni addetti alla scientifica che lo stavano analizzando. La voce dei poliziotti e dei giornalisti piombati lì all'improvviso le stava facendo venire il mal di testa, e nonostante ci provasse con tutte le sue forze, non riusciva minimamente a concentrarsi. Se pensava al sorriso sincero che aveva visto stampato sul volto di quella donna poche ore prima, le si chiudeva lo stomaco.

Allora chiuse gli occhi, e si tappò le orecchie, e si costrinse a reprimere l'impulso di scoppiare in un pianto fatto di paura e dolore. Poi una mano calda si poggiò sulla sua spalla, ed Erika fu costretta a tornare nuovamente con i piedi per terra.
Accanto a lei, Maddy la guardava con una tristezza tale che mai si sarebbe aspettata di vedere in lei. I suoi occhi erano due pozze d'acqua, gonfi, rossi, come quelli di chi piange per un giorno intero. A guardarla, la ragazza si sentì solamente più in colpa.

Si strinsero in un abbraccio di conforto, anche perché probabilmente era l'unica cosa che avevano la facoltà di fare in quel momento, l'unica cosa che ancora le teneva ancorate alla realtà.
«Non dovevo lasciarti da sola, non dovevo, mi dispiace...Sono davvero pessima come amica, avrei dovuto starti accanto dall'inizio e invece ti ho abbandonato immediatamente appena varcata la soglia del centro commerciale, non ho scusanti...» Madison ricominciò a piangere, e cercò di nascondere i suoi singhiozzi nascondendo il volto nella spalla di Erika.

D'altro canto, quest'ultima rimase alquanto spiazzata, e sul momento non seppe neanche se e cosa risponderle. Le si stringeva il cuore a vedere la sua migliore amica in quello stato, l'ultima cosa che voleva era che soffrisse così per una colpa che non aveva.
«Non è colpa tua - Disse infatti poco dopo - non dirlo mai più, va bene? La colpa è solo del pazzo malato che ci ha rovinato la giornata, ma c'è la polizia, lo arresteranno e noi ci dimenticheremo di questa brutta esperienza, vedrai...» Sussurrò poco dopo, staccandosi dall'abbraccio.

Guardò la mora con un sorriso, forse nel tentativo di rassicurarla, ma in realtà non sapeva cosa pensare. Il presentimento che ci fosse qualcosa di strano la terrorizzava, e non era semplicemente per l'assassinio di quella donna. Una piccola parte del suo subconscio la portava a chiedersi se tutti quegli strani avvenimenti fossero davvero casuali.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Where stories live. Discover now