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"Evil"Lucas King

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"Evil"
Lucas King

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Avvertire il Detective Jhonson un corno. Per tutta la giornata, Erika cercò di telefonare assolutamente al dipartimento di polizia, sperando di poter parlare con lui e confidargli i suoi dubbi in merito agli strani avvenimenti della sera precedente. Tuttavia, sembrava che il telefono interno fosse stato staccato, perché non rispondeva nessuno, era tutto chiuso.

Quando per l'ennesima volta le rimbombò nelle orecchie la voce registrata della segreteria telefonica, Erika sbuffò sonoramente, riponendo il telefono nella tasca dei jeans. Era tutto inutile, l'universo aveva deciso di metterle una taglia sulla testa.
A parte Maddy - che tra l'altro non le aveva creduto - non aveva raccontato a nessun altro di ciò che aveva visto. I suoi genitori si sarebbero spaventati a morte e come minimo non l'avrebbero mai più fatta uscire di casa senza l'accompagnatore, soprattutto dopo l'omicidio al centro commerciale di cui ancora di parlava.

Aveva sorvegliato il vialetto fino al ritorno dei suoi, sperando di cogliere in fragrante lo pseudo-stalker. Ovviamente, non era riuscita ad ottenere nessun risultato, e la parte più razionale di lei dubitava ancora che quello che avesse visto non fosse solo frutto della sua immaginazione. Odiava essere così paranoica, ma non ci stava più capendo niente.

Non ci aveva più pensato da quando era uscita dal dipartimento di polizia dopo l'interrogatorio, ma se le sue congetture sull'uomo misterioso si fossero rivelate fondate, sapeva non essere la prima volta che si sentisse osservata. Anche quel giorno, al centro commerciale, un brivido le era corso lungo la schiena, il sesto senso le diceva di correre il più velocemente possibile fuori da quella maledetta libreria.

Pensava al volto stanco ma sereno della donna dietro alla cassa che le sorrideva come probabilmente aveva fatto con altri cento clienti prima di lei, in un classico solito giorno lavorativo, e poi tutto ad un tratto è diventata un semplice diversivo per attirare l'attenzione, un essere inanimato e perfettamente sacrificabile perché anonima. Erika si rese conto di quanto crudele potesse essere l'animo di una persona che decide di usare le sue mani per uccidere. Infondo, fa tutto parte di un ciclo egoistico, quello dell'uomo, in cui la vita ha valore solo se non si tratta di quella degli altri.

Per un attimo quel pensiero la turbò, e lo sguardo le si scurì sul volto. Poi le braccia le scivolarono molli sulle ginocchia, e gli occhi si fissarono sul pavimento. Il materasso su cui sedeva era morbido, eppure le sembrava di essere schiacciata da un masso enorme che non le permetteva di respirare.
Era triste, e scossa, e confusa, perché più cercava di ignorare quella faccenda, più le cose sembravano non quadrare.

Le sembrava di essere in un film horror, con la sola differenza che probabilmente lei avrebbe interpretato la ragazzina stupida che viene uccisa nei primi minuti della pellicola. Rabbrividì al pensiero, poi ricacciò indietro un sospiro e riprese il telefono tra le mani. A quel punto capì che sarebbe stato inutile cercare di nuovo di contattare il Detective Jhonson, era ovvio che non avrebbe risposto anche se ci avesse provato tutta la giornata.

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