Capitolo 12

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<<Avete sentito la notizia? Christopher fa una festa a casa sua per festeggiare il nostro ritorno>>

Annunciò Luke nel terrazzo della mensa.

<<Solite cose da Christopher Brown. A proposito, dov’è?>>

Domandò Jessie girandosi intorno, vedendo in lontananza Chris avvicinarsi al nostro tavolo.

<<Scusate il ritardo, il coach voleva dirmi una cosa riguardo la squadra>>

Si scusò e, al suo arrivo, Dylan strinse i denti e i pugni, guardando altrove e tenendomi la mano sotto al tavolo

<<Fai una festa Chris?>>

Gli chiese Katerine di punto in bianco

<<Sì, stasera. Verrai Liz, vero?>>

<<Non lo so. Sai che non mi piace quel genere di feste>>

Dissi posando la bottiglia d’acqua sul vassoio

<<Dai, non farti pregare. Ci divertiremo>>

<<Ti ha detto che non lo sa, sei sordo per caso?>>

Ribatterono all’unisono Luke e Dylan e Christopher alzò gli occhi al cielo

<<D’accordo, verrò. Anzi verremo>>

Dissi dando uno sguardo a Luke e Dylan che sembravano essere leggermente contrariati, ma tanto ormai la frittata era fatta.
Dopo pranzo ognuno tornò a casa propria, tranne me e Luke che invitai a casa mia sapendo che la sua casa era abbastanza lontana e non aveva la macchina.

<<Prima di tornare facciamo un giro>>

Disse e acconsentii annuendo. Mi mancavano così tanto le passeggiate con il mio migliore amico

<<Come hai conosciuto Dylan?>>

<<Il primo giorno di scuola stavo per i fatti miei e all’improvviso arrivò, in ritardo, un ragazzo alto, con degli occhi verdi enormi e dei capelli castani mossi. Si sedette accanto a me perché era l’unico posto libero e iniziò a farmi mille domande. Era la prima volta che uscivo di casa dopo il funerale di Jonathan e Lydia e trovavo tutte quelle domande così snervanti. L’unica cosa che volevo era stare da sola, e credo che Dylan lo notò perché da quel giorno non mi ha più lasciata in pace>>

Gli raccontai e ridemmo alle ultime parole.

<<Tu hai fatto conquiste nell’altra scuola?>>

Gli chiesi spingendolo con l’avambraccio e alzando le sopracciglia. Qualche anno prima Luke mi confessò di essere bisessuale ed io ne fui così felice, perché finalmente aveva avuto il coraggio di parlarne con qualcuno e quel qualcuno a cui lo aveva detto ero io. Me lo disse perché sapeva che io l’avrei ascoltato e mai preso in giro o cose del genere da persone omofobe che la maggior parte dei casi non sanno neanche cosa stanno dicendo.
Non ci trovo nulla di male nel provare qualcosa per una persona dello stesso sesso, anzi, sono fiera di Luke perché è riuscito ad ammetterlo e a non importarsi di ciò che possono pensare le persone.

<<No no. Ti pensavo praticamente tutti i giorni, la mia anima non è mai stata in pace sapendo che ti avevo lasciata qui, da sola senza un valido motivo. Ancora oggi non riesco a perdonarmelo, mi dispiace Liz>>

Gli misi una mano sulla spalla, cercando di capire il suo dolore.

<<Non preoccuparti, è inutile piangere su latte versato >>

Improvvisamente Luke si girò di scatto mentre camminammo davanti ad una vetrina di un negozio di abbigliamento maschile. Ricordo che era il suo negozio preferito tempo fa e credo lo sia ancora oggi. Si girò verso di me come a dire “Entriamo?” ed io annuii sorridendo. Entrammo nel negozio e iniziò a prendere camicie di ogni genere e colore, addirittura una con i pappagalli stampati sopra. Non comprava mai queste camicie, in realtà le provava soltanto per fare il cretino ed imitare la gente, facendo ridere me.
Andò nel camerino ed iniziò a provarsi le camicie, mentre io lo aspettai fuori e mi sedetti sul divano che del negozio

Ghost of usWhere stories live. Discover now