A quel punto, anche Lux decise di prendere parola.
«Ti pregherei di non importunare la nostra ospite più del dovuto, Nicholas, o potrei spaccarti di nuovo il naso.» Asserì con durezza, allungando una mano verso il pacchetto di sigarette che il compagno aveva lasciato sul tavolo incustodito. Se ne accese una anche lui, imitando il corvino, poi lo scrutò con maniacale attenzione.

Nicholas, — a quanto pare era questo il suo nome — contro ogni aspettativa si limitò a ridacchiare, nemmeno avesse sentito la barzelletta più divertente della giornata.
«Suvvia Lu', non essere geloso. Non è certo cosa da tutti i giorni trovarsi sotto gli occhi una bambolina così graziosa, e specialmente avere l'opportunità di parlarle senza sotterfugi.» Sussurrò allusivo, prendendo a sfiorare senza ritegno i capelli della giovane. Si attorcigliò una ciocca rossa attorno alle dita, poi schioccò leggermente la lingua con aria compiaciuta e ampliò il suo sorriso.

Erika tremò sotto il suo tocco, e d'istinto si voltò verso Lux in cerca di protezione. Per quale motivo avrebbe dovuto poi? Il moro continuava a fumare tranquillamente, e non sembrava per nulla interessato alle parole di Nicholas. Si limitò semplicemente ad ammonirlo con lo sguardo, intimandogli tacitamente di non tirare troppo la corda.

«Cerchiamo di non perderci troppo nei discorsi, d'accordo? Non siamo qui per fare due chiacchiere, né tantomeno per valutare la bellezza fisica della ragazzina...» Come a smentire la sua stessa affermazione, il moro soffermò più del dovuto il suo sguardo su Erika, studiandola con circospezione dall'alto in basso. Alla rossa quasi mancò il fiato, e nella sua testa ripercosse come una secchiata d'acqua gelida tutte le sensazioni che aveva provato poco prima, lì nella vasca da bagno.

Lux l'aveva lavata, l'aveva osservata e adesso più che mai Erika si sentì nuda ed esposta sotto i suoi occhi di nebbia. Così penetranti, così gelidi, così assolutamente pericolosi.
Per fortuna il momento non durò a lungo, perché dopo poco l'uomo focalizzò nuovamente la sua attenzione sul suo amico, che intanto si accingeva a spegnere la sigaretta nel posacenere sul tavolo.

Se gli era balzato all'occhio lo strano comportamento dei due, di certo non lo dava a vedere. Ad Erika bastarono due occhiate per capire che era uno a cui piaceva fare il finto tonto: aveva uno sguardo troppo attento per poterlo associare in qualche modo ai tipi di criminali che facevano vedere in TV, con poco cervello e poco ritegno.

«L'hai ricontattato alla fine?» Gli chiese d'un tratto Lux, con aria misteriosa. Nicholas si accigliò, perdendo immediatamente il suo sorriso. Di chiunque stessero parlando, non sembrava che il discorso entusiasmasse particolarmente il corvino.

«Sì.» Rispose infatti seccato, distogliendo lo sguardo dal ragazzo, «Ha detto che vuole parlare direttamente con te. A quanto pare, ultimamente sei molto richiesto...» Nicholas accennò un risolino beffardo a cui Lux non badò minimamente.
«Parlerò con lui. Nel frattempo, ho bisogno di ancora un paio di mesi.» Rispose categorico, scoccando una breve e strana occhiata alla ragazza.

«Non te li darà, Lux, è stato molto chiaro sulla questione. Potrebbe addirittura decidere di lasciarci senza protezione, e a quel punto nulla potrebbe impedire alla polizia di sbatterci in galera. Stai rischiando troppo.» Lo sguardo del corvino si fece serio, ed Erika si ritrovò a riflettere sulle sue parole.
Avevano qualcun altro che copriva loro le spalle, ma a quale scopo? E cosa c'entrava lei in tutto questo?

«Ha paura di me, sa di cosa sono capace. Non gli conviene alzare la cresta, sono io qui che detto le regole.» Affermò serio, accennando un sorrisetto malefico che faceva venire i brividi.
«Sei un incosciente, lo sai? Ti rendi conto di cosa potrebbe farci questa gente? Stai giocando col fuoco, fratello, e non ci sarò sempre io a coprirti le spalle.» Sibilò Nicholas irritato, prendendo a tamburellare nervosamente le dita sul tavolo.

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