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L'occasione per scappare si presentò sottoforma del carceriere che le portò la cena.

Arrivò un po' prima del solito, e Yu non lo sentì distribuire i pasti anche alle altre celle lungo il corridoio.

Significava che tra poco l'eunuco l'avrebbe mandata a chiamare. Quando succedeva la costringevano a mangiare prima, così il veleno l'avrebbe indebolita per l'interrogatorio.

Yu sentì il rumore del chiavistello che chiudeva lo spioncino della porta. Era un intaglio quadrato all'altezza dei suoi occhi, lo sportello ricadeva verso l'esterno della cella formando un ripiano su cui il carceriere poteva appoggiare il vassoio.

— Stasera cena speciale — esclamò. — Sbrigati a mangiare.

Poi mise la cena sul ripiano.

E nel farlo commise un errore imperdonabile, ovvero, non si preoccupò di controllare che Yu fosse lontana dalla porta.

Non appena vide il vassoio spuntare nella cella, lei scattò. Lo afferrò e lo strattonò bruscamente verso di sé, tirandosi dietro anche la mano del carceriere.

Afferrò le dita dell'uomo e gli piegò il braccio all'indietro, spezzandoglielo di netto contro lo stipite, poi lo tirò ancora verso di sé per fargli sbattere la testa contro la porta.

Fu un urto molto violento e il carceriere si afflosciò, andando a picchiare il mento sul ripiano.

Yu lo tenne forte per il braccio, per evitare che scivolasse sul pavimento: sarebbe stato tutto perduto. Poi si dedicò al compito più difficile, ovvero, recuperare il mazzo di chiavi che l'uomo portava agganciato alla cintura. Yu infilò anche il suo braccio nell'apertura e cominciò a tirare la giacca del carceriere nel tentativo di raggiungere le chiavi con le dita.

Fu un lavoro scomodo e complicato, lo spioncino era troppo stretto e il carceriere grasso, un peso morto che tendeva inesorabilmente a cadere.

Yu si impose di calmarsi e controllare il respiro. Di ripassare tutti i movimenti che aveva immaginato nella testa tante volte.

È la Fuga dallo Spioncino della Cena, si disse. Lo avevi previsto. Sai come fare. Devi solo farlo.

Dopo lunghi e dolorosi contorcimenti le sue dita strinsero il mazzo di chiavi, e dopo un altro po' riuscì a staccarlo dalla cintura.

Lasciò andare finalmente il corpo del carceriere, si sgranchì le braccia, provò le chiavi una dopo l'altra fino a trovare quella giusta. Fece scattare la serratura.

Libera.

L'euforia le fece venir voglia di gridare, ma si impose di restare lucida.

Attieniti al piano. Pensa a quello che devi fare.

Afferrò il carceriere svenuto e lo trascinò dentro la cella. Portava addosso un pugnale corto e uno shuang guai: un bastone con un'impugnatura orizzontale all'estremità. Yu era stata picchiata più volte con quell'arnese, ne conosceva l'efficacia.

Prese entrambe le armi, infine si avvicinò all'uomo svenuto e gli schiacciò un punto vitale sotto la mascella per farlo rinvenire.

— Che... che cosa...

Yu gli afferrò il braccio rotto, sicura che il dolore lo avrebbe risvegliato. Poi gli schiacciò la mano sulla bocca e disse: — Fai un grido, un movimento, e sei morto. Dimmi solo una cosa e ti lascerò andare: dove si trova adesso l'eunuco?

— La pi... la piscina — balbettò il carceriere.

Yu annuì e lo uccise.

Si spostò nel corridoio. Era lungo e stretto, col soffitto basso illuminato da torce. Su un lato si aprivano le porte delle altre celle. Erano diciotto, Yu le aveva contate molte volte.

La più grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora