20

1.2K 58 19
                                    

Due giorni dopo arrivarono a Macao.

— Com'è Macao? — chiese Yu.

Tutti i pirati ne parlavano con grande emozione, si scambiavano aneddoti e dettagli, le locande, i posti dove andare.

Yu non sapeva niente e questo la faceva sentire stupida e sola. Sapeva solo che Macao era la città dove arrivavano le navi dall'Occidente, e il posto in cui ogni anno si trasferivano i diavoli stranieri quando, ad aprile, la stagione dei commerci finiva e l'Imperatore dava ordine di chiudere le Tredici Case di Canton.

— Macao è una città di diavoli — rispose Abbondanza.

— Cosa significa?

— Che è una città che gli stranieri si sono comprati un po' alla volta e alla fine è diventata come loro. Un posto dannato.

Vedendola avvicinarsi dai parapetti della Morte Rossa, a Yu non sembrava tanto diavolesca.

Sorgeva su una penisola collegata alla terraferma da una lingua sottile di sabbia. C'erano colline verdi, case bianche, una baia dove stavano all'àncora giunche cinesi e vascelli occidentali.

— Ranocchietta — la chiamò Piccola Furia. — Che dici, ci fermiamo qui al largo, o salti tu direttamente fino al molo per legare una cima?

Alle parole del nano tutti scoppiarono a ridere.

Anche Yu.

La prodezza del suo volo nella pioggia aveva fatto colpo non soltanto sul funzionario imperiale: anche gli altri pirati adesso la guardavano con occhi diversi. Aveva dimostrato di essere qualcosa di più di una bambina rapita da Tigre Scarlatta e diventata la tuttofare di Abbondanza.

La ciurma si era radunata in coperta per godersi l'arrivo a Macao e sulle vele c'erano più marinai che stoffa. La Morte Rossa manovrò e gettò l'àncora al centro della baia, poi Drago d'Oro riunì gli uomini sotto il castello di poppa.

— Sono quasi due anni che non mettiamo piede in una vera città — esclamò. — So che avete voglia di scendere a terra e ognuno di voi avrà il diritto di farlo e sfogarsi per un giorno e una notte. Ma non possiamo lasciare sguarnita la nave, perciò dovremo fare dei turni.

Si sentì brontolare, Drago d'Oro pestò il tavolato con un calcio possente come un tuono. Poi indicò una grossa giunca da carico a quattro alberi, che stava ancorata dalla parte opposta della baia. Aveva la chiglia dipinta di verde e oro.

— Devo ricordarvi a chi appartiene quella nave? Preferisco non correre rischi. — I pirati mormorarono e Drago ruggì: — Per primo scenderò a terra io, ho degli affari urgenti da sbrigare. Verranno con me Tigre Scarlatta e Tigre Blu, Gigante di Pietra e Montagna che Cammina. Potrà andare in città anche una seconda scialuppa. Ci saranno Bocciato agli Esami e Abbondanza, che così potranno fare provviste e rifornimenti per tutti. Chi altri vuole andare con loro? Ci sono quattro posti.

Ognuno cominciò a gridare e sbracciarsi, tirarono a sorte e vennero scelti i tre cugini Artiglio e Anguilla dell'Abisso.

Abbondanza alzò la mano: — Posso portarmi dietro anche Ranocchietta? Non occupa molto spazio e mi aiuterà al mercato.

Drago d'Oro guardò Yu. — Ma sì. Pòrtatela pure.

Le barche vennero preparate e calate in acqua a tutta fretta.

In quella di Yu si misero ai remi due dei tre cugini Artiglio: erano ragazzotti piccoli e magri che venivano dalla regione dello Zhejiang. Si facevano chiamare Artiglio di Ferro, Artiglio di Bronzo e Artiglio d'Argento, perché come arma usavano grossi rampini che lanciavano legati a delle corde. Adesso li portavano annodati alla vita come cinture, col rampino a fare da fermaglio.

La più grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora