Nove anni - 7

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— Ehilà, c'è nessuno?

Yu spinse la porta.

— Wei? Peng?

Silenzio.

La ragazzina decise di entrare lo stesso. E arricciò il naso.

La stanza, l'unica della casa, era nel caos.

Sedie e tavolo da pranzo rovesciati, scodelle e bacchette sparpagliate ovunque.

Il mobile, il solo che c'era, aveva le ante spalancate e il contenuto (vestiti, brocche di vino, sandali, sporcizia) era finito per terra.

L'unico letto era sfatto, con il materasso che penzolava per metà sul pavimento a far compagnia alle scodelle.

Vetri rotti dappertutto.

— Cos'è successo qui?

Yu sentì una fitta di panico chiuderle la gola.

Negli ultimi tre anni si era lamentata spesso del disordine in quella casa.

— Perché non pulisci tu? — le aveva chiesto Wei una volta.

Lei aveva risposto con una spazzata che gli aveva falciato le gambe e l'aveva spedito zampe all'aria.

Erano passati i tempi in cui le sembrava che Wei si muovesse con agilità soprannaturale.

Anche Yu aveva imparato.

E comunque, disordine o no, la casa di Peng non era mai stata così malridotta.

Si domandò preoccupata cosa fosse successo. Erano venuti i ladri? Oppure...

— Aaaaaah!

Con un urlo terribile il demone saltò fuori da dentro il mobile, volò attraverso la stanza e si rannicchiò sulle gambe elastico come una ranocchia.

Era tutto vestito di nero e il volto era scarlatto, con lunghe corna e denti dorati.

Trovandoselo davanti Yu indietreggiò e un coccio di vetro le si piantò nel piede, la fece strillare di dolore.

Il demone ne approfittò per attaccare.

Balzò di nuovo verso di lei e cominciò a tempestarla di pugni e calci. Yu rispose di puro istinto, incrociando le braccia magre con quelle del demone, parando colpo su colpo.

Era veloce, ma lei poteva esserlo di più.

Accelerò i movimenti e, invece di limitarsi a difendere, passò all'attacco. Con le dita della mano sinistra raggiunse il volto del demone, lo artigliò sotto al mento e gli strappò via la faccia.

Sotto la maschera, ovviamente, c'era il viso deluso del suo amico Wei.

— Mi avevi riconosciuto? — domandò, interrompendo subito il combattimento.

— Ti pare? — rispose lei. — Però quando sei saltato fuori dal mobile mi hai spaventata. Non me l'aspettavo. E, guarda: mi sono fatta male.

Sollevò il piede, c'era conficcato sotto un pezzo di vetro. Wei glielo staccò con le dita e uscì un po' di sangue.

— Ahia. Mi dispiace, Yu.

— Non dispiacerti — disse suo nonno.

Si alzò in piedi, e la ragazzina capì che era rimasto nella stanza tutto il tempo, immobile dietro il letto sfatto.

— È colpa di Yu, se si è fatta male. Si è spaventata e ha appoggiato il piede senza guardare.

— Per forza! — protestò lei. — Mi sono ritrovata davanti il caos e un demone volante...

— È proprio nelle situazioni inattese che bisogna mantenere la calma, perché è proprio allora che il nemico può farsi pericoloso.

Yu sbuffò. Tanto sapeva che con Peng era inutile discutere.

— Invece — commentò — avete distrutto casa vostra solo per farmi uno scherzo?

— Non proprio — ammise Wei. — Ci stavamo esercitando, e mio nonno si è fatto prendere la mano... Mi aiuti a rimettere in ordine?

— Ma neanche per sogno. Sto già tutto il giorno in una locanda a lavare piatti e servire ai tavoli. Non lo farò anche adesso.

Il maestro ridacchiò: — Ha ragione, nipote. Pensaci tu. Yu invece deve venire in cortile con me. C'è il signor Shu che vuole parlarle.

Il signor Shu era un manichino: un tronco di legno levigato con quattro pioli inseriti a diverse altezze che ricordavano delle braccia e gambe.

Peng l'aveva piantato al centro del loro minuscolo giardino, insieme ad altra robaccia come la vecchia barca a remi che usava per pescare.

— Oggi hai sbagliato a mettere un piede a terra — la rimproverò il vecchio — è un errore molto grave, quindi rimedieremo con degli esercizi di movimento. Passa a destra del signor Shu, poi a sinistra, poi incrocia le gambe, girati, destra e sinistra, fuori. Attenta alla respirazione e a dove metti i piedi.

Yu odiava il signor Shu quasi quanto odiava il locandiere Bai Bai. Combattere contro di lui, facendo passare le mani intorno ai rami, era noioso.

Peng diceva sempre che doveva immaginarsi di schivare e parare i colpi di un avversario in carne e ossa.

Ma il signor Shu era immobile.

Le persone vere, quasi mai.

Yu si mise lo stesso a provare l'esercizio e, dopo un po', si lasciò ammaliare dal ritmo dei movimenti. Combattere non era poi molto diverso da una danza, solo che in questo caso l'altro ballerino cercava di ucciderti.

— Concentrati — la rimproverò Peng. — Ti muovi lenta come un geco. Devi essere veloce, invece. E precisa.

Yu si sforzò di tenere sotto controllo i pensieri e focalizzarsi su chi era, e cosa stava facendo.

Sei Shi Yu, hai nove anni, sei la serva di Bai Bai.

Ti trovi nel cortile della casa di Peng.

Stai prendendo a pugni un pezzo di legno.

— Ehi, venite!

La voce di Wei arrivò stridula da dentro la casa. Un secondo dopo il ragazzo si precipitò nel cortile. Si era tolto i vestiti da demone e aveva rimesso i suoi soliti pantaloni di panno e una camicia che aveva dimenticato di abbottonare.

— Che c'è — domandò Yu. — Un altro scherzo?

Wei scosse la testa.

— In strada... Sta succedendo qualcosa, venite a vedere.

Pareva una cosa seria o, per lo meno, interessante. Yu sferrò al manichino un ultimo colpo, di traverso al corpo, poi fece un sorrisetto a Peng e corse a vedere.

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