Fissò lo schermo nero con aria assorta, cercando di pensare ad una soluzione. Magari avrebbe semplicemente dovuto andare lì di persona, urlare come una pazza e pretendere un colloquio immediato con Elphas - sua madre ne sarebbe stata fiera - ma quello non era il modo adatto di agire, e comunque anche la questione 'giornalisti' era rimasta in sospeso. Quegli squali circondavano il dipartimento da giorni e non vedevano l'ora di sbandierare a tutto il mondo la verità dietro l'andamento delle indagini.

Se avessero visto una ragazzina andare contro l'entrata della struttura come una furia chiamando il detective a gran voce avrebbero capito subito che c'entrava qualcosa con il caso. Sbuffò frustrata, rilasciando un grugnito decisamente poco femminile, e poi si lasciò cadere distesa sul letto. Scoccò uno sguardo all'orologio che segnava le 15:10 del pomeriggio, sospirando.

Senza saper che fare, fissò pensierosa il soffitto per alcuni minuti, poi chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Senza rendersene conto, crollò in un sonno profondo.
Si svegliò solo quando sentì il telefono vibrare al suo fianco. Il suono era debole e la luce aveva smesso di filtrare nella camera.
Non aveva idea di quanto tempo le avesse tolto quella pennichella, ma a giudicare dalle circostanze doveva aver dormito un bel po'.

I suoi genitori probabilmente avevano deciso di non disturbarla, era ancora molto stanca dopotutto. Cavolo, non aveva nemmeno trovato il tempo di studiare e per colpa della posizione in cui aveva dormito adesso era tutta indolenzita.
Alzò svogliatamente la testa dal materasso, facendo una smorfia nel notare una piccola chiazza di saliva impregnata sulle lenzuola, e poi lo sguardo ricadde sul cellulare che stava ancora vibrando.

Lo afferrò subito, buttando un occhio sull'orario che - e ne fu stupita - segnava le 17:00 in punto del pomeriggio. Aveva dormito per quasi due ore di seguito.
Non era la prima volta che si sentiva così stanca da addormentarsi di pomeriggio, durante il suo periodo buio aveva passato molte notti insonne.

Sospirò pesantemente, poi la sua attenzione venne catturata da alcuni messaggi da numero anonimo, che la portarono tirarsi velocemente in piedi sull'attenti.
"So cosa stai cercando di fare." Recitava il primo messaggio.
"Non funzionerà, ragazzina." Era il secondo.

Erika aggrottò la fronte, confusa. Rilesse i due messaggi più e più volte, cercando di capirne il senso, poi qualcosa scattò nella sua mente. Era lui. Era l'uomo che aveva visto fuori dalla sua finestra. Aveva tracciato il suo cellulare.
A quel punto, una lunga serie di brividi le scivolò lungo la schiena. La sua mano tremava e il cuore cominciò a batterle insistentemente nel petto come impazzito.

Si riscosse solo quando arrivò la notifica di un terzo messaggio.
"Quella tua insulsa bocca da stronzetta non arriverà a quell'idiota di Jhonson, capito? A meno che tu non voglia ridurti in un pezzo di carne." Recitava quest'ultimo. Erika stava per vomitare, ma in qualche modo trovò ugualmente il coraggio di rispondere, nel tentativo di non mostrarsi intimorita.

"Chi sei? Cosa vuoi da me? Perché mi stai spiando?" Scrisse velocemente.
"Troppe domande, bambina. Ma non preoccuparti, avremo tempo per questo, e ti prometto che prima o poi ci faremo una lunga chiacchierata, ma adesso è di vitale importanza che tu la smetta di cercare di contattare la polizia. Tanto è inutile, non ti risponderà."

"Non ho paura di te, e nemmeno dei giornalisti. Potrei andare al dipartimento anche a piedi a riferire tutto quanto di persona e a quel punto tu ti troverai in guai molto grossi." Non si sarebbe fatta ricattare, per niente al mondo.
"Non credo che tu voglia ritrovati con una pistola puntata alla testa, piccola. Riflettici bene." Erika deglutì rumorosamente, aggrottando la fronte.

"Non cadrò nel tuo gioco. Ripeto: non mi fai paura. E andrò alla polizia, che tu lo voglia o no, a costo di sfondare a calci il portone." Gli scrisse, anche se la mano continuava a tremare e la stanza le sembrava sempre più stretta ad ogni secondo che passava. In realtà, quella situazione la spaventava eccome, più di ogni altra cosa al mondo, ma non era stupida. Magari era solo un bluff per mantenere segreta la sua identità e non farsi arrestare, e questa possibilità era concettualmente fuori questione.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Kde žijí příběhy. Začni objevovat