5. Atomica catastrofe

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5. ATOMICA CATASTROFE



















"Le stelle cadenti
sono la dimostrazione
che si può essere bellissimi
anche quando si cade."
-Anonimo






















19 maggio, 2019





C'è una domanda che Kendra riceve spesso, da quando ne ha memoria: "Non ti annoia fare le stesse cose ogni singolo giorno?" È una domanda che nasce spontanea nella mente di chiunque, ma che la lascia interdetta per un attimo ogni singola volta, poiché la risposta, troppo complessa e articolata, non merita di essere formulata con parole semplici e banali. Kendra non si annoia perché nuotare per lei è una necessità, non ha bisogno di motivazioni particolari perché è un bisogno insito nel suo essere.

Le emozioni che le fa provare sono impronunciabili, impalpabili. L'idea stessa le sconvolge i sensi, le provoca un uragano di sensazioni, le fa venire la pelle d'oca e battere forte il cuore. Il nuoto è una valvola di sfogo, ti aiuta a staccare la spina, pure se per poco. Nel momento in cui ti ritrovi immerso nell'acqua, intento a ripetere gesti che ormai i tuoi muscoli sanno a memoria, non puoi far altro che sbrigliare i pensieri e vagare con la mente. Ti aiuta a restaurare l'equilibrio mentale, a ritrovare il centro del mondo. Kendra non si annoia mai perché è un'attività che è entrata a far parte del suo essere; è la sua droga personale.

Era ciò che la circondava a essere fonte di noia. Era grata per tutto ciò che possedeva: un tetto sopra la testa, il piatto sulla tavola, una famiglia che le voleva bene. Nonostante ciò, ogni tanto le sarebbe piaciuto provare un brivido, non di freddo. Si vedeva vittima della monotonia, ostaggio di una vita che non sentiva sua, di una vita piatta come una strada asfaltata. Si sentiva strana, stella cadente, morente, che adagia si spegne. Niente la toccava o riscuoteva, era come l'albero del drago di Socotra, sanguinava da tutte le parti.

All'altezza della bocca dello stomaco, assieme al freddo e al buio delle caverne ghiacciate, risiedeva un enorme dolore. Era sicura di voler realizzare il sogno di suo padre, ogni singolo giorno lavorava duramente per portare a termine il suo progetto. Era il resto che non la convinceva. Si sentiva frustrata e insoddisfatta dal presente, delusa da una realtà meschina e prosaica, da una società opportunista e povera di ideali.

L'acqua stava cominciando a farsi troppo calda per i suoi gusti. Era giunto il momento del riscaldamento e la piscina si era riempita di troppe persone che nuotavano a velocità differenti. Odiava il contatto fisico, se qualcuno avesse osato sfiorarla sarebbe stata capace di correre a nascondersi da qualche parte e piangere finché la sensazione del tocco invasivo non fosse svanita. Proprio per questo era solita tuffarsi prima di tutti, non appena la piscina veniva aperta: evitava il contatto con una ventina di sconosciuti al secondo.

Il riscaldamento è una sorta di guerra silenziosa. Ognuno si fa i fatti suoi, il problema è che ci si ritrova in tanti allo stesso momento, in troppi per essere contenuti da una sola piscina. In una simile situazione di densità di corpi, per la legge dei grandi numeri non toccarsi è inevitabile. L'idea non la faceva impazzire, non era pronta ad accogliere il calore di un altro essere umano e forse non lo sarebbe mai stata.

Quando ti disprezzi e provi astio nei confronti del tuo corpo è normale non voler essere toccata. Se non riusciva a toccarsi da sola, perché avrebbe dovuto permettere a qualcun altro di farlo?

Preferiva l'acqua alla carne. L'acqua non lascia segni, dopo un po' se ne va via, tranquilla, silenziosa, senza fare danni. La carne invece, che lo si voglia o meno, lascia sempre una traccia; morsi di rimpianti, macchie di sogni infranti, pentimenti, lividi somiglianti a galassie senza stelle. La sua fragile e debole anima non avrebbe resistito agli effetti collaterali di un contatto fisico.

Dove vanno le stelleTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon