6. Temporale

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6. TEMPORALE


















"Of course I feel too much,
I'm a universe
of exploding stars."
-S.ajna

















19 maggio, 2019
















Un sudore freddo le gelava la carne, mani e piedi attanagliati da un soffio artico bestiale, una galassia di ghiaccio aveva rapito il suo cuore e di esso fatto la sua dimora. La neve aveva attecchito con facilità, si era sparsa, raggiungendo i deserti disabitati che facevano da confine alle parti isolate del suo corpo marcio e corrotto. Alla frontiera, tra pelle e spazio, fiocchi di neve erano maturati, ampliandosi in cristalli smaglianti e lucenti, i quali a loro volta si erano estesi, assumendo l'aspetto di vergini stalattiti; le estremità del suo corpo, le falangi crude, erano state avvolte da radici morte e incolori, tipiche della stagione fredda.

I cristalli collassavano l'uno nell'altro, producendo un assordante canto sinistro, si frantumavano in una miriade di diamanti sfavillanti, ricoprendo sterminati campi ghiacciati. Se tutto ciò fosse stato reale e visibile, e non frutto della sua fervida immaginazione, vogliosa di colmare i vuoti lasciati dalle sensazioni, la vista sarebbe risultata simile a quella di una pioggia di stelle, solo che gli astri avrebbero fluttuato dappertutto, e non solo sopra la sua testa.

D'un tratto provò una profonda fitta al petto. Il battito del cuore accelerò. Oltre al gelo c'era la calura prodotta da qualcosa che la copriva e avvolgeva in un abbraccio infernale. Sensazioni contrastanti. Tra il caldo, il freddo e l'ignoto. Si sentiva persa, sospesa in una sorta di limbo, intenta ad annegare in una pozza di sudore che strisciava ovunque: sulla schiena, dietro la nuca, sulle gambe, sulle braccia e... meglio non parlare della faccia.

Kendra mosse gli occhi sotto le palpebre di gomma, non era pronta a sollevarle e ad accogliere la luce. Spirò una brezza leggera e piacevole che le carezzò il volto, arrecando sollievo e portando via un po' del bollore. Passò nell'aria, portando con sé l'odore pungente della natura, delle querce, del muschio e del mirtillo. Con calma immane sollevò le palpebre, batté le ciglia, ali nere di farfalla, e fissò il nulla.

Muri bianchi, noiosi. Un unico ventilatore a soffitto ruotava monotono, dando l'impressione di essere sul punto di fermarsi. Produceva un suono lento, sgraziato, che aggravò il suo mal di testa. Aveva il respiro pesante e si sentiva andare a fuoco. Le sue labbra erano screpolate e la lingua secca, desiderava acqua fredda. Mandò giù un pesante macigno di saliva, e cacciò fuori parole roche. "Spegnete quell'affare, per favore..."

Si susseguirono interminabili secondi di silenzio, poi il rumore di passi pesanti, un click e il ventilatore a soffitto cessò di vorticare. Il cinguettio melodioso degli uccelli appollaiati sugli alberi spinse in sottofondo l'imponenza della quiete. Aveva la peggior sete che avesse mai patito, l'arsura le saliva dal profondo del petto fin dentro il naso. Deglutì, sentendo sapore di salmastro, e si sollevò a fatica sui gomiti, le spalle rigide e doloranti.

Si trovava in una stanza lunga e bassa, ampie finestre percorrevano l'intera parete di destra. Giaceva su un letto scomodo, con addosso una coperta pesante. Nella semioscurità scorse una figura femminile seduta al suo fianco, la parte alta illuminata dai raggi obliqui del sole e quella bassa avvolta nell'ombra. Pareva un'entità ancestrale.

Kendra mosse le dita della mano.

Bene, ci sono ancora.

Portò il braccio davanti agli occhi per farsi scudo, non appena la vista si abituò a tanto sfarzo si accorse che quella seduta al suo fianco era sua madre. Era pallida e non aveva un'espressione rassicurante. Si chinò verso di lei, accostandole alle labbra una bottiglia di plastica. "Bevi piano," le intimò delicata, mentre un benedetto rivolo di acqua le scorreva in gola, "non tutta d'un fiato."

Dove vanno le stelleحيث تعيش القصص. اكتشف الآن