Capitolo 40: Una cavalcata nella neve

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La mattinata era limpida. Il cielo non presentava più nemmeno una delle tante nuvole che il giorno prima lo avevano reso plumbeo. Quel giorno, inoltre, nessuno degli allievi nutriva interesse nel condurre le ricerche in casa di altri nobili; avevano trovato il loro obiettivo.

La mattinata si svolse come di consueto. Fukayna passò le sue due ore in compagnia di Oogway, i Cinque, in compagnia del Guerriero Dragone, si allenarono e Maestro Shifu passò il tempo ad insegnare ad Estate le tecniche di difesa.

"Bene" disse il maestro, non appena entrò nella Sala dei Guerrieri. "Oggi si usano le armi".

Estate inclinò il capo di lato. "Io non so maneggiare armi" gli fece notare.

"Infatti non dovrai. Le userò solo io" rispose Shifu, prendendo una spada.

Estate fece un passo indietro. "Non vorrai colpirmi con quella".

"I tuoi aggressori potrebbero essere armati. Devi essere capace di schivare i colpi oppure di bloccarli".

Shifu vide paura negli occhi del giovane e si predispose a dissiparla."Non ti farò del male, Estate" disse con forza e la fiducia che lesse negli occhi del mezzosangue gli fece stringere il cuore. Sarebbe bastata quella frase. Cinque parole e la piccola Tigre non avrebbe avuto paura del suo maestro armato di spada.

Shifu insegnò ad Estate quali erano i movimenti base della spada, così che egli potesse capire in che direzione sarebbe stato vibrato il colpo. Il mezzosangue era bravo, ma non riuscì a liberarsi del tutto della paura di essere colpito. Ciò pregiudicò la velocità delle sue reazioni; a volte si muoveva troppo presto, altre troppo tardi.In uno dei suoi scatti impauriti, Shifu non riuscì a frenare in tempo la traiettoria della spada. Estate vi si infilò esattamente sotto. La lama incise la parte morbida della gamba del mezzosangue.

La buona notizia era che il taglio era superficiale, quella cattiva era che Tigre lo avrebbe ammazzato.

"Vieni" disse il maestro, sorreggendo Estate sino a che egli non riuscì a sedersi su uno dei graditi che portavano alla sacra piscina. Poi volò a prendere il necessario per trattare la ferita.

"Tranquillo, Shifu, non è niente" disse Estate, quando il maestro fu di ritorno. "È stata colpa mia. Mi sono mosso troppo presto".

"Senti... non è che questa la terresti nascosta a Tigre?" gli chiese Shifu, scherzoso, indicando la ferita.

Estate fece una faccia dubbiosa. "Non credo sia possibile".

"Come! Non puoi evitare di spogliarti davanti a Tigre per qualche giorno?".

"No!" piagnucolò Estate, facendolo ridacchiare.

"La ami proprio, vero?" chiese, mentre disinfettava la ferita.

"Farei di tutto per vederla sorridere" rispose Estate.

Shifu gli fasciò la ferita. "Sono felice che abbia trovato te e sono anche piacevolmente sorpreso che il suo primo amore si sia rivelato così profondo e vero".

Estate parlò prima ancora di pensare. "Ma io non...".

Quando tacque, ormai Shifu aveva afferrato il concetto. "Tu non?" insistette.

"Niente".

"Mi stai dicendo che tu non sei stato il suo primo maschio" disse e la sua non fu una domanda.

Estate si mordicchiò il labbro inferiore, pensando alacremente a cosa dire per insabbiare i fatti. Dubitava, infatti, che Shifu sapesse delle scappatelle della sua allieva.

Il maestro, però, aveva altre idee. "Non osare mentirmi. Non sei capace".

Estate incrociò le braccia sul petto. "Non sono cose che ti riguardano" disse.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora