Capitolo 2: Uccidere un dio

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In Egitto, un faraone viene considerato come un dio e viene amato e idolatrato da tutti i suoi sudditi. Il fatto che avesse molte mogli e che dal suo harem nascessero molti cuccioli era importante, perché significava che il regno avrebbe prosperato e che il Nilo avrebbe mandato sicuramente una delle sue benefiche inondazioni.

Quando ciò non accadeva, quando l՚Egitto veniva devastato da carestie e siccità, la colpa era del faraone. Era anche tradizione che il popolo creasse statuette oscene e blasfeme nei suoi confronti. Il faraone poteva essere considerato uno schiavo, in un certo senso; il suo corpo non gli apparteneva, apparteneva al popolo. Ma se Cheope era uno schiavo, allora era lo schiavo più potente fra tutti.

Shifu fece una smorfia mentre guardava le onde infrangersi sui fianchi della nave su cui si era imbarcato. Cheope lo aveva chiamato dalla Cina due mesi fa. Uno lo aveva impiegato per arrivare in Egitto, l՚altro per scoprire e sventare la congiura creata ai danni del faraone.

Per la prima volta qualcuno aveva cercato di uccidere un dio.

La congiura era stata ideata da un gruppo di schiavi e di sacerdoti. Cheope non era molto amato dal suo popolo e veniva visceralmente odiato dai servi poiché aveva l՚abitudine di schiavizzarne centomila alla volta per costruire la sua statua rappresentativa. Naturalmente pochissimi sopravvivevano alla fatica.

E poi era crudele, sadico e di facilissimi costumi. Shifu aveva assistito a un paio delle sue feste, contro la propria volontà, ed era rimasto disgustato dalle orge che si erano create. Hetepheres, per di più, aveva cercato di trascinarlo sotto di lei e lui aveva dovuto ricorrere a tutto il suo ingegno per rifiutare tali attenzioni senza ritrovarsi con la testa staccata dal collo.

Dopo quello spiacevole evento, Shifu aveva fatto in modo, dopo ogni cena, di ritirarsi nelle sue stanze.

Il maestro fece un respiro profondo e assaporò l՚aria salmastra. Per fortuna, quell՚incubo era finito. Stava tornando a casa! Gli ci sarebbe voluto un altro mese, prima di poter toccare le sponde della Cina, ma la gioia di essere sfuggito illeso da quel palazzo era comunque tanta.

Era merito di Estate se lui era ancora vivo.

Quella strana creatura, quell՚incrocio improbabile, ma armonioso, fra due specie completamente diverse, quell՚animo così puro e gentile, eppure così insozzato dall՚ambiente in cui era costretto a vivere, era la persona più straordinaria che Shifu avesse mai incontrato. Anni e anni di sofferenza, tirannia e ingiustizie non lo avevano piegato, non avevano inasprito il suo cuore. Anzi, esso era ancora buono, gentile e indifeso.

Shifu provò una fitta di angoscia al pensiero di saperlo intrappolato, per il resto dei suoi giorni, in quel covo di vipere.

Estate gli aveva gettato le braccia al collo quando lui gli aveva proposto di chiedere a Cheope la sua libertà. Non era stato speranzoso, quello no. Era troppo realista e disilluso per nutrire speranza nei confronti della libertà. Tuttavia aveva comunque abbracciato il maestro, toccato dal fatto che avesse a cuore la sua sorte.

Per quanto lo avesse desiderato, Shifu non era riuscito ad aiutarlo. Cheope si era dimostrato indifferente davanti ai suoi risultati in merito alla congiura, e non comprendeva perché avrebbe dovuto nutrire nei suoi confronti un trasporto tale da indurlo a vedergli uno dei suoi schiavi.

Estate è forte, sopravviverà a qualsiasi cosa gli faranno, pensò Shifu. Ma quella sua abitudine a salassarsi lo inquietava. Per quanto tempo ancora lo schiavo sarebbe riuscito ad alzarsi la mattina, sapendo che la giornata di fronte a sé gli avrebbe sempre riservato umiliazioni e sofferenze? Per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a sopportare la sua condizione prima di decidere di far affondare troppo la lama nei suoi polsi?

L'amante di Maestra TigreWhere stories live. Discover now