Capitolo 16: Un amante geloso

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Nonostante fosse notte fonda e la giornata fosse stata densa di emozioni, né Tigre né Estate riuscivano ad addormentarsi.

"Che cosa ti da pensiero?" domandò la maestra, accarezzando la schiena del suo amante. Estate sospirò "E se Shifu non mi permettesse di restare con te al Palazzo di Giada?" mormorò.

"Allora ce ne andremo insieme da qualche altra parte".

Estate alzò il capo dalla sua spalla per guardarla negli occhi. "Non voglio che tu venga cacciata dalla tua casa a causa mia".

"Sei tu la mia casa, Estate. Di certo il Palazzo di Giada non lo è mai stato. Non ho alcuna intenzione di rinunciare a te".

Lo schiavo si nascose nel suo petto, stringendola e facendosi stringere. Aveva ancora paura.

"Shifu terrà con sé Fukayna" continuò Tigre "Se i suoi sentimenti verso di lei erano davvero sinceri e profondi, non esiterà ad accoglierla. Quindi perché non dovrebbe permettermi di tenerti con me?".

Lo ammazzo se osa minacciare di portarmi via Estate, pensò la maestra, e l'intensità di questo pensiero ebbe il potere di spaventarla. Forse il mezzosangue era il detonatore che Shifu, sin da quando era una cucciola, aveva sempre cercato di tenerle lontano per evitare una reazione simile a quella di Tai lung.

"Sai... c'è una cosa che potremmo fare per costringere Shifu a lasciarti restare" disse Tigre, all'improvviso.Estate la guardò, incuriosito "E che cosa?".Tigre si schiarì la gola, temporeggiando.

"Cosa, mia guerriera?".

La maestra guardò Estate, studiando il suo viso dai tratti ferini, gli occhi neri dal taglio obliquo e la bocca carnosa. Con un sospiro, appoggiò la fronte alla sua.

"Sposami".

Estate parve esitare, ma forse la sua era solo sorpresa. In realtà, il mezzosangue stava pensando alla proposta della maestra, la trovava avventata. L'amava, sì, ma era poco che si conoscevano e lui non voleva che facesse qualcosa di cui poi poteva pentirsi.Tuttavia, lo schiavo ricordò le parole di Fukayna. Tigre era la sua salvezza, lasciarsela sfuggire sarebbe stato da stupidi.

"Sei sicura di volere uno schiavo come marito?" chiese Estate, il cuore che batteva come un tamburo.

"Kephen è il faraone e ti ha dato a me. Sei libero di sposarmi se lo desideri" ribatté Tigre.

"Kephen non è ancora faraone".

"È come se lo fosse".

All'improvviso la maestra fu spaventata dalle proteste di Estate. Forse aveva peccato di superbia, pensando che lui volesse un'assassina per moglie.

"Non devi cercare scuse" disse Tigre schiarendosi la voce. "Se non vuoi sposarmi, ti basta dirlo. Io ti amerò comunque".

Estate sorrise "Sarei davvero sciocco a rifiutarti, mia guerriera. Certo che voglio sposarti, ma Kephen non acconsentirà mai ad officiare la cerimonia. Ti vuole per sé e per questo si dimostrerà molto attaccato alle regole" le spiegò. "Uno schiavo non può sposarsi se prima non è stato liberato dal proprio padrone. Quindi, primo, io appartengo ad Hetepheres, e, secondo, Kephen ti dirà che non è ancora stato incoronato".

Contro il suo collo, Tigre ringhiò infastidita.

"Però" continuò Estate. "Possiamo farci unire dal sacerdote nel tempio di Aton. Ricordi? Te lo ha presentato Fukayna".

"È una grandiosa idea, amore" disse Tigre, entusiasta. Estate le riempì il viso di baci, lasciandosi trasportare dall'ondata di felicità che lo pervase all'improvviso. Forse erano pazzi ad intraprendere un tale passo, ma si disse che faceva meglio a fare tutto ciò che lo rendeva felice, poiché il loro domani, anche se non volevano pensarci, era incerto.

L'amante di Maestra TigreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora