CAPITOLO 15 - NATHAN

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Credo che la questione di Amber l'abbia fatta dare di matto e l'espressione contrariata che aveva sul viso mentre la sua amica mi corteggiava mi ha fatto passare la notte in bianco. Il suo viso e il modo in cui si tormentava i capelli mi hanno mandato fuori di testa...

Un'altra cosa che sta per mandarmi fuori di testa e purtroppo non nello stesso senso figurato dell'espressione precedente, è Matt sonounidiotainsignificante Doyle.

Da quando Elizabeth ha iniziato a fare con me il gioco del silenzio sono costretto a vederlo tutti i giorni.

Questa mattina però non sono dell'umore giusto per sopportarlo.

Il fato, o sempre l'ironia simpatica che accompagna la mia esistenza, mi da il buongiorno con un vomitevole bacio tra Elizabeth e Matt.

La rabbia rimasta sopita in me dal risveglio sembra essersi destata e si diffonde ora rapida nel petto. Tendo immediatamente le spalle mentre le labbra carnose di Elizabeth si scontrano con quelle dell'idiota. Trattengo il respiro immobile davanti a quella scena di cui non sono protagonista.

«Vi spostate o devo aspettare ancora per molto?» la mia voce è dura e non riesco a smettere di guardarli. Beth ha un sussulto, lo stronzo invece sembra essere soddisfatto. Come se baciarla lo rendesse meno insignificante, in realtà forse lo rende solo più fortunato.

Il rumore che mi tiene compagnia mi intima e mi implora di cancellargli quel sorriso dalla faccia. Un pugno ben assestato e il casino finisce.

«Non mi sembra che tu non possa passare» dice lo stronzo in un improvviso slancio, avrà mangiato pane e coraggio a colazione.

Ora lo ammazzo e vediamo se parla ancora.

Poi Elizabeth posa la mano sul braccio di Matt evidentemente preoccupata dalla mia possibile reazione e scorgere quello sguardo timoroso placa la mia voglia di ucciderlo.

La mia reazione sarebbe eccessiva, lei penserebbe che sono pazzo e io non voglio metterle paura. Sono uno stronzo ma odio spaventare le donne.

Ho rivolto la mia attenzione a lei e le ho intimato di baciarsi altrove ma lei ha fatto l'esatto opposto e l'ha baciato di proposito. Stronza.

Tutta la mia pazienza si è dissolta in un attimo e sono andato via come una furia per evitare scenate. Al diavolo lei e quel deficiente, se lo tenga pure.

Per il resto della giornata ho ignorato la sua esistenza ma il suo profumo non ha fatto altro che alimentare la mia rabbia. Lei, siccome fa sempre la cosa giusta al momento giusto, si è improvvisamente ricordata che esisto.

Al termine della mattinata ha iniziato a parlarmi del progetto e dei suoi fottutissimi crediti, come se m'importasse qualcosa.

All'improvviso mi ha toccato il gomito con gentilezza in quel gesto apparentemente insignificante agli occhi suoi e di tutti, non ci ho visto più. Dovevo allontanarmi da lei.

Le ho intimato di non toccarmi, di lasciarmi in pace, ma lei è maledettamente testarda...

Mi ha seguito a casa nonostante sembrassi un folle appena scappato da una clinica riabilitativa e la giornata è precipitata. Da quel momento tutto è cambiato.

Quando è entrata in casa mia ha inspirato forte e ha rilassato le spalle.

Vederla lì ha interrotto per qualche momento l'angoscia di quella mattina, il silenzio che mi perseguita e la gelosia che mi stringe e mescola ancora lo stomaco. L'ho guardata attentamente, i capelli sciolti sulle spalle di un colore troppo rassicurante e un profumo che mi uccide.

È davvero bellissima.

Penso a Andrew e al premio di miglior amico dell'anno quindi prendo fiato e la sorpasso. Lei mi blocca il polso.

Non so dirvi esattamente cosa sia successo dopo.

Credo di essere impazzito perché lì in casa mia sembrava occupasse il posto giusto, perché ho ripreso a respirare quando le mie mani sono finite nei suoi capelli. L'ho sfiorata lentamente, e tutta la rabbia è scivolata via, fuori da me. Ho poggiato la fronte contro la sua e per qualche secondo mi sono sentito meno solo, il rumore del suo respiro ha annientato quel maledetto silenzio. Distrutto in un istante.

I suoi occhi mi hanno confermato che la voglia di toccarla che sento non è solo la mia, che il suo corpo mi vuole come la voglio io.

«Dimmi che mi odi» l'ho quasi implorata, doveva dirmelo per darmi la forza di riflettere e non buttare l'amicizia di una vita in un secondo.

«Ti odio Nathan Walker, più di quanto tu possa immaginare...» la sua voce è un sussurro e sortisce l'effetto contrario a quello che speravo.

Questo basta al mio cuore difettato per iniziare a battere. I suoi occhi, il tono e l'aria spaesata che ha mi fanno sorridere. Credo di non aver mai sentito frase più bella e per la prima volta in sei anni, mi sento al posto giusto.

Al diavolo Andrew Gray e le mie maledette buone intenzioni.

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PER TUTTI I LETTORI, SÍ... PROPRIO PER TE

Ti ringrazio per essere arrivato fin qui, anche il capitolo quindici è terminato.

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Tornerò presto con un nuovo capitolo, stay tuned ! 👋🏻

Profondi come il mareWhere stories live. Discover now