CAPITOLO 14 - ELIZABETH

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Nei giorni successivi alla serata trascorsa al Lee's la mia vita ha ripreso il solito ritmo, mi sono riappropriata della mia macchina, ho lavorato molto e la mia migliore amica sembra essere troppo occupata con gli esami per pensare alla sua vita sentimentale.

Per quanto riguarda la mia di vita sentimentale le cose sono sempre un casino: io sono sempre un casino. Ho messo sotto chiave i mei sentimenti per Nathan e ho iniziato a ignorarlo, lui ha fatto lo stesso anche se non ha smesso di guardarmi ogni giorno in quel modo che mi fa formicolare la pelle. Ho iniziato a concentrarmi su Matt...

Le cose tra di noi procedono bene, lui è gentile e dolce e quasi tutti i giorni passa da me per un saluto. Di solito ci incontriamo all'esterno ma stamattina a differenza degli altri giorni ha insistito per accompagnarmi a lezione, appena fuori dall'aula mi ha bloccata tra le braccia e mi ha baciata dolcemente, l'ho lasciato fare.

«Vi spostate o devo aspettare ancora per molto?» la voce di Nathan è tesa e lui è in piedi davanti a noi, ha le spalle rigide e gli occhi fissi in quelli di Matt.

Improvvisamente mi sento a disagio e per la prima volta baciare Matt mi sembra sbagliato. C'è sicuramente qualcosa che non va in me.

«Non mi sembra tu non possa passare» dichiara Matt indicandogli lo spazio libero accanto a noi, gli porto istintivamente la mano sul braccio, Nathan sembra non apprezzarlo perché si fa più serio.

«E a me non sembra che tu non ti possa spostare» dice con un ghigno sul viso «vi potete baciare da un'altra parte» ora è con me che parla, ha la mascella tesa. Il fastidio che leggo nei suoi occhi mi innervosisce, come se ne avesse il diritto.

«Matt lascialo perdere» dichiaro rivolgendogli un sorriso gentile «oggi s'è svegliato storto, ci vediamo stasera...» mi avvicino a lui e mi alzo sulle punte per baciarlo. Nathan ci sorpassa velocemente e sparisce in aula.

Quando entro per la lezione lui è già seduto, ha le braccia incrociate e uno sguardo pericoloso. Tutte le volte che l'ho visto così teso le cose hanno preso una piega sbagliata.

Mi siedo accanto a lui e la mattinata prosegue nel silenzio fino a quando poco prima del termine delle lezioni mi volto a guardarlo e rompo il ghiaccio.

«Dobbiamo decidere quando vederci per il progetto» dico sporgendomi appena verso di lui.

Ha gli avambracci poggiati sul tavolo e respira rumorosamente prima di posare gli occhi su di me senza dire una parola.

«La smetti di ignorarmi?» poso le dita sul gomito che gli sporge dal tavolo davanti a noi, sgrana gli occhi e sembra recuperare la voce.

«Smettila di toccarmi» dice scostando il braccio da me, la campanella suona e si affretta a raccogliere le sue cose.

«Io ho bisogno di quei crediti extra e di quel progetto» dico prendendo le mie cose e seguendolo fuori dall'aula. Cammina veloce e senza far caso a me che cerco a passo svelto di stargli dietro. Lo blocco per il braccio e si volta di scatto verso di me «Ho detto che non devi toccarmi» dice scandendo bene le parole, è arrabbiato.

Il pensiero che possa esserlo a causa del bacio con Matt di questa mattina mi fa sorridere «Smettila di fare lo psicopatico» mi avvicino a lui mentre sbuffa rumorosamente, sembra rilassarsi un po' perché finalmente abbassa le spalle.

«Devo andare a casa» dice guardando la mia mano ancora stretta al suo braccio.

«Allora vengo con te e continuiamo a lavorare a quel progetto» dico d'un fiato, le parole sorprendono anche me. Scuote la testa e riprende a camminare mentre lo seguo nel corridoio. Forse non ho avuto una buona idea.

Una volta giunti nel cortile ho mandato un messaggio ad Amber per dirle che sarei rimasta in biblioteca per studiare e mi sono infilata nella Mustang nera di Nathan. Lui ha chiuso per un attimo gli occhi e poggiato la testa contro il sedile quando mi ha vista entrare. Credo abbia capito dalla mia espressione che non avrei cambiato idea quindi ha messo in moto e abbiamo fatto il viaggio in silenzio. Ho bisogno di quei crediti e di questo progetto quindi al diavolo il suo bipolarismo.

Una volta parcheggiata la macchina nel cortile del suo appartamento esce velocemente dalla vettura, faccio lo stesso guardandomi attorno. Non sono mai stata a casa sua.

Lo seguo in silenzio, recupera le chiavi dalla tasca sinistra del pantalone e apre la porta invitandomi con lo sguardo a entrare. Sono un po' agitata ma una volta entrata in casa un profumo familiare mi avvolge e mi rilassa appena. Ha un buon profumo.

Chiude la porta alle sue spalle e mi fissa per qualche istante incredulo, poi mi sorpassa in silenzio quindi lo blocco per il braccio, ci ho preso gusto.

«Mi dici cosa ti succede?» dico esasperata, odio che faccia i capricci come i bambini.

«Vuoi sapere cosa mi succede?» si volta verso di me e si avvicina, ha gli occhi fissi nei miei e quell'aria pericolosa ancora addosso, annuisco senza parlare «vuoi saperlo davvero?» ora è più vicino e l'aria inizia a mancarmi quasi del tutto.

«Mi stai facendo impazzire» ammette posando lo sguardo sulle mie labbra, annulla lo spazio tra di noi e con una mano mi tocca i capelli lentamente, la sua voce è bassa e intensa e i suoi occhi mi incatenano a lui.

«Nathan i-io...» sussurro appena, è il massimo che riesco a dire, il mio corpo reagisce al suo tocco e le ginocchia minacciano di cedere, il cuore mi martella forte nel petto. Non avrei dovuto essere qui.

Con la mano libera posa le dita sulla mia guancia, l'accarezza lentamente come se aspettasse da tutta la vita di toccarla, poi le dita si posano sulle mie labbra mentre passa la lingua lentamente sulle sue. Il mondo ha smesso di girare, io ho smesso di respirare e il mio cuore ha iniziato a battere più forte che mai. Seguo con lo sguardo la lingua che gli bagna le labbra.

Poggia la fronte contro la mia, chiude gli occhi e inspira forte «dillo» sussurra accarezzandomi piano i capelli «ho bisogno di sentirtelo dire...» li stringe appena tra le dita, apre gli occhi. Resto immobile a guardarlo, ho smesso di respirare figuriamoci se riesco a parlare, lo guardo confusa, non capisco cosa voglia sentirmi dire. Cosa abbia bisogno di sentire che non sia già chiaro dal modo in cui lo guardo.

«Dimmi che mi odi» la sua voce è roca e contrae visibilmente la mascella. Prendo fiato e cerco di recuperare il contatto con la realtà, lui stacca la fronte dalla mia senza distogliere lo sguardo.

«Ti odio Nathan Walker, più di quanto tu possa immaginare...» la mia voce è bassa e incerta ma lui sorride divertito e con un passo si allontana da me.

«É bello sentirtelo dire» dice prima di voltarsi e infilarsi nella prima stanza del lungo corridoio davanti a noi.


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PER TUTTI I LETTORI, SÍ... PROPRIO PER TE

Ti ringrazio per essere arrivato fin qui, anche il capitolo quattordici è terminato.

La vostra opinione per me è molto importante e sarei molto contenta di sapere cosa vi piace e cosa invece non vi piace di questo capitolo e della mia storia in generale. I vostri consigli mi aiuterebbero a migliorare.

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Tornerò presto con un nuovo capitolo, stay tuned ! 👋🏻

Profondi come il mareWhere stories live. Discover now