CAPITOLO 13 - ELIZABETH

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Durante il tragitto per il ritorno a casa Amber non ha fatto altro che parlare di Nathan mentre io pregavo affinché la tortura finisse il più presto possibile. Dice che è stato gentile e che da vicino ha gli occhi del colore più bello che lei abbia mai visto, come darle torto.

Peccato che non sappia nulla di lui, dei suoi cambi d'umore improvvisi, del modo in cui serra la mascella quando qualcosa lo agita, di come rilassa e tende le spalle nel giro di pochi secondi, di come il suo profumo sia capace di avvelenarti e la sua indifferenza di darti il colpo di grazia. Non lo conosce eppure è pazza di quello che vede proprio come tutti gli altri.

Non credo lo guardino per davvero, per quello che è. Passano il tempo a idealizzarlo e a mettergli un mantello principesco che non gli appartiene, ho sentito in questi anni giustificare addirittura la sua riluttanza a condividere il letto con una sola donna, come se fosse normale, come se questo non lo rendesse disgustoso. Sono consapevoli di essere il divertimento di una notte eppure lo vogliono a tutti i costi, vogliono farsi del male, come Amber in questo momento.

Sì lo so che mi state giudicando, che sono la persona meno coerente del mondo perché il mio corpo va in tilt a contatto con il suo esattamente come tutte le altre, ma io almeno lo vedo per quello che è.

Bipolare, a tratti divertente, egoista, bellissimo e rotto. E gli uomini rotti s'aggiustano solo nei romanzi.

Vi garantisco che non voglio in nessun modo salvarlo né redimerlo o aggiustarlo, vorrei solo capirlo.

«Non capisco perché lo disprezzi tanto» la voce di Amber interrompe il flusso dei miei pensieri, sbuffo scuotendo la testa «Non capisci che non è il ragazzo giusto per te» ammetto esasperata, è inutile.

«Non ho detto di amarlo Beth, ho ventuno anni» posa la mano sulla mia e continua «so quello che dicono su di lui e so badare a me stessa, ho detto solo di volerlo conoscere meglio, non mi sembra una tragedia» i suoi occhi incontrano i miei, alzo gli occhi al cielo «lui non è il diavolo» dice per prendermi in giro.

«Dici sempre così Ber» ammetto mentre lei parcheggia la macchina nel viale del nostro appartamento «poi t'innamori di ognuno di loro, sono tutti uguali» cerco di convincerla ma sembra non ascoltarmi, è ancora presa dall'euforia «Ti farò cambiare idea su di lui» dice, il sorriso le illumina il viso mentre esce dalla macchina.
Come se non l'avessi già fatto da sola.

«Non dire che non ti avevo avvisata» esco dalla macchina un po' stizzita dal suo comportamento «non voglio parlare ancora di lui, per oggi discorso chiuso, ne ho avuto abbastanza» dichiaro mentre fa il giro della macchina.

Non voglio più parlare di lui perché mi sento un po' confusa e odio ammetterlo, mi ha fatto male quando ha detto di detestare la mia compagnia, mi ha fatto male il sorriso e le attenzioni che ha riservato a Amber e mi fa male pensare che forse quella cotta epica non è poi tanto sepolta.

Amber mi poggia la mano sulla spalla mentre ci dirigiamo verso il portone «Voglio sapere tutto di Matt» conclude e non posso far altro che sorriderle. Matt... adesso mi sento un po' in colpa.

Le racconto dettagliatamente della cena ormai lontana, dei messaggi ricevuti e del pranzo insieme, della sensazione di tranquillità che ho avvertito quando mi ha stretto a sé appena arrivato, dei suoi modi gentili e di quanto sia piacevole ascoltarlo. Parlo per molto tempo e lei continua a sorridere senza interrompermi mai, ha le gambe incrociate e siede sul divano tenendosi il mento tra le mani. È una scena usuale per noi.

Mi rilasso contro il divano e dopo un po' il mio cellulare inizia a squillare.

È Andrew.

"Credevo di essere diventata figlia unica" dico tutto d'un fiato dopo aver accettato la chiamata.

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