CAPITOLO 32 - NATHAN

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Sono arrivato al bancone del bar con il passo pesante e la mente fin troppo annebbiata dalle parole di Andrew. Niente che un po' di alcol non possa diluire e risolvere rapidamente.

Mi sono seduto al primo sgabello libero, ho preso fiato e poggiato i bicchieri di vetro sul piano rumorosamente guadagnandomi l'attenzione della rossa, stretta in uno striminzito vestito blu scuro, dall'altro lato del tavolo intenta a servire cocktail a profusione.

Striscia lenta verso di me, come un serpente che ha appena individuato la sua prossima preda, sorride pericolosamente e si muove a ritmo cadenzato lasciandomi il tempo di percorrere con lo sguardo le curve in bella mostra. Davvero notevole.

Si piazza davanti a me, si sporge appena mordendosi le labbra grandi e perfettamente glossate pronta a sfoderare l'artiglieria pesante.

Se non fosse per la bionda che occupa la mia mente giorno e notte me la sarei scopata qui e subito, senza esitazione.

«Cosa posso fare per te tesoro?» la sua voce è calda e sensuale ma non mi colpisce, prende i bicchierini vuoti davanti a me, mi guarda attenta fissandomi le labbra più del dovuto.

«Dammi qualcosa di forte» dico ancora teso cercando di non darle corda, mi volto alla ricerca del vestito giallo che continua a vorticarmi prepotentemente in testa.

Tra la folla intravedo Elizabeth, seduta al mio posto di fronte a suo fratello. Si sistema più volte sulla sedia, ha le labbra leggermente incurvate, si morde l'interno della guancia e continua ad esaminare con attenzione la sala arrotolandosi nervosamente una ciocca di capelli sull'indice, non lo ascolta. Tutto, dal modo in cui siede al movimento ritmico e appena accelerato del petto, mi manda fuori di testa.

La voglia di alzarmi e affondare in lei per riuscire a calmarmi, fregandomene della presenza di suo fratello, è fin troppa quindi torno a concentrarmi sulla chioma rossa che continua a studiarmi mentre riempie un bicchiere di gin. Me lo passa strisciandolo sul piano su cui si poggia con entrambe le braccia, continua a sorridere piegando appena la testa di lato senza parlare. Più che un serpente, ora che la guardo meglio, sembra un coccodrillo pronto ad azzannarmi. Ho bisogno di distrarmi.

Prendo un respiro, afferro il bicchiere e lascio che il liquido trasparente mi bruci la gola, lo stomaco e i pensieri. Lo bevo tutto, raccogliendo con la lingua anche l'ultima goccia che mi sfugge dalle labbra sotto lo sguardo malizioso della barista che ora si avvicina a me. 

«Posso fare altro per te?» la sua voce è lenta, un profumo dolce e speziato mi invade le narici mentre un fastidio strano mi stringe lo stomaco. Questo gin fa davvero schifo.

Il suo viso è poco distante dal mio, i capelli le ricadono liberi e ricci attorno all'ovale piccolo e magro sfiorando con le punte la superficie del bancone. Afferro una ciocca dei suoi capelli attorcigliandola attorno al dito come ho visto fare a Beth una manciata di minuti fa, tiro appena mentre con l'altra mano spingo il bicchiere verso di lei.

«Dammene un altro» la mia voce è bassa ma lei è abbastanza vicina per potermi sentire, i suoi occhi brillano mentre un sorriso divertito mi piega le labbra prima di lasciarle i capelli e allontanarmi da lei.

Se devo essere il cattivo di questa storia tanto vale esserlo fino in fondo, no?

♡♡♡

Quattro bicchieri e mezz'ora dopo in circolo ho più alcol che sangue, non che per me sia una novità. La rossa, che pare si chiami Miranda, o Jolanda, ha insistito affinché uscissi con lei a divertirmi alla fine del suo turno. Perché dirle di no?

Avevo bisogno di dimostrare, a me stesso e agli altri, di essere il cattivo che tutti vedono in me, quindi ho accettato. Siamo andati in un locale poco distante da quello in cui dovevo trascorrere la serata con Beth e Andrew, ci siamo seduti e ordinato di nuovo da bere. 

Profondi come il mareWhere stories live. Discover now