CAPITOLO 15 - NATHAN

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*** Il freddo meschino dell'inverno si infila in camera mia da una piccola fessura che ho lasciato aperta sul balcone davanti a me. Guardo velocemente la sveglia sul comodino.

- 4:45 -

Attorno a me un silenzio penetrante e rumoroso. Scosto mal volentieri la coperta morbida che fa da scudo al freddo gelido che continua impassibile a farsi strada nella stanza. Mi adatto al buio velocemente e decido di alzarmi: devo chiuderla se voglio dormire. Una volta in piedi mi dirigo a passo incerto verso il balcone, un soffio ghiacciato m'incrina la pelle, mi vengono i brividi. Metto le dita attorno alla maniglia e chiudo. Ora sono completamente sveglio. Attorno a me il buio totale. Il passaggio dal caldo del mio letto all'Antartide nella stanza fa svegliare d'un tratto la mia vescica: devo andare in bagno. Esco da camera mia e percorro il lungo corridoio senza fare troppo rumore, non voglio svegliare mia madre. Il suo profumo invade l'aria attorno a me appena passo davanti camera sua, come al solito. Tiro dritto fino al bagno, non posso più aspettare. Qualche minuto dopo sono fuori e di nuovo in corridoio, cammino piano. Il silenzio profondo della notte un po' mi mette a disagio, riesco a sentire perfettamente il battito regolare del mio cuore. Prima di andare in camera mia mi appoggio contro lo stipite della porta della camera di mia madre e sorrido, mi piace guardarla dormire e pensare che tocca a me prendermi cura di lei adesso. Sono pur sempre l'uomo di casa, lo dice sempre. Ha i capelli biondi sparsi sul cuscino, mi da le spalle totalmente avvolta in una coperta color panna, solo un piede sfugge da quell'abbraccio. Decido istintivamente di coprirla come lei ha fatto con me in tutte le notti fredde come questa. Ora tocca finalmente a me. Mi avvicino lentamente al letto e afferro una parte di coperta, nel coprirla la mia mano tocca il suo piede involontariamente. È ghiacciato. Troppo ghiacciato anche per il freddo di questa stagione. Poggio la mano aperta un po' più in alto, sul polpaccio. Ancora ghiaccio. «Mamma» dico improvvisamente preoccupato, la scuoto appena. Non si muove. Faccio velocemente il giro del letto e mi posiziono davanti a lei con l'ansia che regna sovrana al centro del mio petto. «Mamma» dico a voce alta afferrandole il braccio. Non si muove. Il mio cuore rallenta come i secondi di quell'esatto momento mentre la scuoto con forza. Non si muove. «M-mamma...» la mia voce è incrinata e troppo alta quando avvicino il viso al suo, trattengo il fiato. Il silenzio incombe pericoloso su di me e mi confessa piano la sua tragica verità: è lui tutto quello che mi rimane, il mio compagno di vita d'ora in avanti. Lei non respira, e nemmeno io. Le scopro in fretta il petto che resta immobile mentre il mio sale e scende in una corsa infernale. Tutto quello che è successo dopo è per me un film muto di cui ero l'unico spettatore... ***

Apro gli occhi di scatto con il fiato corto, il cuore a mille, assaltato dai brividi e in una pozza di sudore. Niente di nuovo per me. Mi sveglio così almeno una volta a settimana e me lo porto dietro inevitabilmente tutto il giorno. Penso sia la punizione che mi spetta per essere lo stronzo egoista che sono. O forse è solo la vita che si prende gioco di me allietandomi con il momento peggiore che ho vissuto per ricordarmi che quel silenzio assordante è sempre lì ad aspettarmi e ansioso di rivedermi.

Andrew dice che si tratta di trauma e io colgo sempre l'occasione per ricordargli di farsi i cazzi suoi. Mi alzo dal letto di cattivo umore e con quel rumore fastidioso che mi ronza in testa. Sarà una giornata del cazzo.

A confermare la mia previsione ci pensa Elizabeth poco dopo quella stessa mattina.

In realtà le cose tra di noi sono esattamente allo stesso punto degli anni precedenti, se non fosse per la fissazione che ho preso per osservare i suoi movimenti. Forse la guardo più del dovuto.

Lei comunque dopo il nostro pacifico discorso su Amber e su quanto fossi tossico per lei non mi ha rivolto più la parola. Ci siamo visti tutti i giorni, oltre che al Lee's con i ragazzi e suo fratello, e lei a stento m'ha guardato.

Profondi come il mareWhere stories live. Discover now