12- Tappe.

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NATHAN

Sbattei più volte le palpebre, come se non riuscissi a crederci.

Dalla finestra la luce filtrava fino ad arrivare ai piedi del letto. Ipotizzai fossero le otto, otto e mezza di mattina.

Puntai gli occhi verso la ragazza che mi dormiva accanto. I suoi lunghi capelli erano sparsi ovunque e dovetti trattenermi per non ridere. Le labbra schiuse, il respiro regolare e le sopracciglia rilassate.

Osservai le sue lunghe ciglia, il naso dritto e piccolo. Era bella da togliere il fiato.

Non resistetti: dovevo toccarla, sentire la sua morbida pelle. Allungai la mano e col pollice sfiorai l'estremità degli occhi. Mi avvicinai cercando di fare meno rumore possibile, la strinsi al petto, poi avvicinai il mio viso al suo. Inspirai il profumo dello shampoo e le baciai la fronte.

Sul braccio destro le feci piccoli cerchi circolari col pollice poi chiusi gli occhi: non volevo dimenticare nessun dettaglio, così cercai di memorizzare il momento. Ero felice che Ruth si fosse lasciata andare la sera prima e avesse deciso di non respingermi. Mi concedetti di darle un lungo sguardo. Ruth si mosse lievemente, mi domandai se si fosse accorta che era appoggiata a me o se credeva di stringere un cuscino più duro del normale.

Le scostai delle ciocche di capelli che aveva davanti al viso, afferrai il lenzuolo bianco e glielo appoggiai all'altezza delle spalle.

La sera prima le avevo chiesto di rimanere a dormire assieme, dopo un mese di lontananza sentivo di aver bisogno della sua presenza. Aveva accettato, così, dopo un minuto intero in cui lei si sentiva imbarazzata dal fatto che ero rimasto in boxer e un altrettanto minuto per convincerla che non le sarei saltato addosso, si era decisa a infilarsi sotto le coperte restando in una canottiera succinta. Mi sento in dovere di precisare, fosse di colore bianco. I pantaloni tenne quelli della tuta che portava, infine decise di togliersi il reggipetto per comodità e salute, oppure per uccidermi...

Ci eravamo baciati per un lasso di tempo che non potevo quantificare, forse minuti o ore, non lo sapevo.

Avevo perso il controllo più volte, ma avevo cercato di nasconderlo con tutto me stesso.

Successe quando aveva intrecciato le sue gambe alle mie con possesso, oppure quando si era messa a cavalcioni sopra sfregando le sue intimità alle mie.

Fu una piacevole sensazione che mi strappò un gemito.

Eravamo rimasti svegli a parlare per ore, alla fine ci eravamo addormentati in tarda serata.

Sbadigliai, avevo dormito quattro ore ed ero stanco, ma l'emozione di averla fra le braccia mi privava del sonno.

Lei si mosse e mugugnò qualcosa di indecifrabile poi alzò il capo e si obbligò ad aprire gli occhi puntandomeli addosso. Sorrisi: era confusa con gli occhi ancora mezzi chiusi.

«Buongiorno» asserii.

«Mh,» mugugnò. «Ma che ore sono?» chiese girandosi in cerca di un orologio.

«Quasi le nove» le risposi.

«Ho ancora sonno!» sbuffò appoggiandosi sul mio petto e stringendomi con le braccia, alzai un angolo della bocca.

Passai le dita sul suo braccio. «Credo ci sia Connor in casa,» dissi «ti sta bene?»

«Certo. Ѐ anche casa sua, non sarebbe carino cacciarlo.»

«Giusto» risi. «Andiamo a fare colazione allora?» Mi girai obbligandola a stendersi sul letto, ora le ero sopra, mi tenni in equilibrio con il gomito mentre con la mano sinistra le accarezzavo il viso. Puntai i miei occhi nei suoi.

Mostrami il mondo (#1 Nightmares Series)Where stories live. Discover now