3- Qual è il tuo sogno? Gridalo.

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RUTH

«Pensi di raccontarmi cosa è successo o credi di tenertelo per te un altro po'?» Eliza, incrociò le braccia al petto e incurvò un sopracciglio in attesa.

Guardai con circospezione la tavola calda dove lavorava per assicurarmi che non ci fossero clienti in attesa. Mi piaceva passarci del tempo, i tavolini e i divanetti mi ricordavano molto lo stile di quelli del film Grease. Ero solita a passare negli orari in cui non c'era molta gente e restavo persino a studiare. Avere qualcuno che ti portava caffè a volontà in quei momenti, era una mano dal cielo.

L'ambiente era tranquillo e mi piaceva: in totale ci lavoravano tre cameriere, compresa lei e due organi erano in cucina. Il cuoco e il pasticcere. Conoscevo quest'ultimo: Dustin Baker, era molto amico di Eliza e tra loro si definivano come fratelli, anche se io ci vedevo dell'altro. Erano molto uniti e complici, nonostante i battibecchi. E poi, Dustin era un ragazzo davvero bello, con i suoi capelli ramati e gli occhi color caramello. Era alto, dal fisico atletico. Era simpatico e il suo punto forte era il sorriso, sempre smagliante. Aveva il potere di fare innamorare chiunque eppure lui era molto preso dal suo lavoro: i dolci erano la sua passione.

Altro motivo per cui credevo che Eliza e Dustin fossero perfetti insieme: lei adorava divorarli.

Attendevo solo il momento in cui si sarebbero accorti di essere perfetti l'uno per l'altra.

«Non ti dico niente, perché non è successo niente.»

Lei roteò gli occhi al cielo. «Puoi darmi almeno qualche dettaglio?»

Appoggiai le spalle sullo schienale della sedia. «Abbiamo preso una granita e parlato un po'.»

Non ero certa del perché non dissi del posto in cui mi aveva portata, ma quel dettaglio lo tenni per me.

Guardai l'orario sul telefono. Quel giorno non mi ero recata alla tavola calda solo per fare compagnia a Eliza, che aveva come vizio quello di non lavorare sul suo posto di lavoro, ma avevo ricevuto una chiamata da mia nonna la sera prima, quindi ci eravamo accordate di incontrarci lì.

«Di cosa avete parlato?» domandò la mora con immensa curiosità.

«Nulla in particolare. Mi ha chiesto se ho fratelli o sorelle, domande così.»

«Ti ha parlato di Connor?»

Scossi la testa, mortificata. «Mi dispiace.»

Liquidò la faccenda con un gesto di mano.

Decisi di cambiare argomento. Eliza mi stava facendo uscire di testa con tutte quelle domande dalla sera precedente. «Hai poi chiesto se hanno bisogno di qualcuno alla tavola calda?»

Eliza si batté la mano sulla fronte. «Me lo sono totalmente dimenticata! Stampa e dammi il curriculum che una ragazza sta già dicendo di voler andare via. Magari se aspetti un po' di tempo ti chiamano. Ovviamente metterò una buona parola per te.»

«Lo faresti?»

Lei scrollò le spalle. «Certo, sarebbe divertente lavorare insieme.»

Speravo tanto che accadesse, mi servivano dei lavoretti part time per racimolare soldi. Le mie entrate erano penose e odiavo dover utilizzare i soldi che mi aveva lasciato mia madre. Non erano molti, però la nonna li aveva congelati finché non avevo compiuto diciotto anni. Non li avevo mai utilizzati, prima di entrare all'università e cercare casa. Erano stati un grande aiuto, ma soffrivo ogni qualvolta che li utilizzavo: volevo un suo abbraccio, non delle insulse banconote. E poi, ogni volta mi ricordavano il giorno della sua morte... era così tremendamente doloroso. Nonostante avessi avuto cinque anni, ricordavo ancora la paura, le grida, la rabbia e poi il silenzio. Un silenzio così rumoroso da farmi salire i conati. Mia nonna era venuta a prendermi appena le autorità l'avevano contattata, trovandomi nascosta sotto il letto. Tremante, pallida e dallo sguardo perso nel vuoto. Nonostante tutti gli agenti di polizia, solo lei era riuscita a tirarmi fuori dal mio nascondiglio. Mi aveva presa in braccio con le lacrime sussurrandomi paroline confortanti, che ora non rimembravo più.

Mostrami il mondo (#1 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora