Capitolo 39

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NEYTAN'S POV.

«Amico ma dove cazzo eri finito? È più di un'ora che ti aspetto, stavo impazzendo.»
«Scusami Neyt ma non ho chiuso occhio stanotte, e stamattina mi sono svegliato con la testa appoggiata su quel cazzo di pc.»
«Trovato qualcosa?»
«Nulla che faccia al caso nostro.»
«Lei dov'è? In ufficio?»
«No Stive stamattina aveva un'udienza e ci metterà un bel po' prima che rientri.»
«Allora mi dici esattamente come è andata ieri? Perché per telefono non mi hai fatto capire nulla.»

«Ieri mattina dopo aver lasciato Desyrè stavo rientrando a casa e ho avuto una telefonata del Signor Witter, diceva che doveva parlarmi di lavoro, e siccome siamo in trattativa per un affare ci sono andato. Ci siamo incontrati in una caffetteria qui in zona, pensa che non lo avevo riconosciuto, era molto strano e il suo viso era trasandato, non mi sembrava lui, non lo avevo mai visto in quello stato. Poi mi ha dato questo.» butto la busta gialla sulla mia scrivania.
«Cos'è?»
«Aprila Stive.»

«Oh mio Dio! C-che c-a-azzo è?»
Inizia a balbettare non credendo ai suoi occhi. 
«Sì Stive, anch'io ho avuto la stessa reazione. Non gli credevo, ma poi ho visto anche dei filmati e credimi sembrano autentici.»
Rimaniamo in silenzio per un bel po' di tempo bevendo il nostro scotch.
«Cosa vuoi fare Neyt? Hai intenzione di dirglielo?»
«No! No Stive non le dirò nulla, non voglio che le accada di nuovo.»
«Sai che lo scoprirà vero? È testarda e se ne accorgerà che le stai nascondendo, anzi, le stiamo nascondendo qualcosa e quando lo farà non credo che ci perdonerà.»
Ringhio verso Stive:
«Lei non deve sapere, ok? Finché non troverò una soluzione. Tu non c'eri lì con noi, perché credimi se l'avessi vista capiresti, non voglio che accada di nuovo, non stavolta.»

STIVE'S POV.

Vedo Neytan davvero scosso dopo quello che gli ha mostrato il Signor Witter, e se devo essere sincero anch'io lo sono.
«Ok amico come vuoi.»
Non mi ero accorto che dopo tanti anni sono di nuovo in questo ufficio, ero talmente preso da questa situazione che non ho avuto nessun tipo di problema nel ritornare in questo posto. È tutto come lo ricordavo, anche l'odore è sempre quello.
«Stive tutto bene? A cosa stai pensando?»
«Nulla, credevo che ritornare qui mi avrebbe fatto star male... ma invece mi sbagliavo, anzi non mi fa nessun tipo di effetto ormai.» dico accarezzando il tavolo dove loro avevano scopato.
«Sicuro?»
«Sì amico sicurissimo.» rispondo poi dandogli una pacca sulla spalla per tranquillizzarlo.

NEYTAN'S POV.

«Signor Carter mi scusi ma dovrebbe firmare questi se non le dispiace!»
Cazzo questa proprio non ci voleva!
I loro occhi si incrociano, lei sembra aver paura di dire il suo nome. Lo sussurra, tanto che faccio fatica a sentirlo pronunciare. Lui continua a guardarla senza battere ciglio ,ma la mia voce si intromette con un tono intimidatorio:
«Sì Signorina Milton lo rimanga  sulla mia scrivania, appena sono pronte la chiamo.»
Scappa a quelle mie parole, e lui continua a fissare quel punto che da qualche minuto ormai è rimasto vuoto.
«Ehy Stive tutto bene? Mi spiace non credevo che sarebbe entrata, cazzo sono un coglione ero talmente preso da questa storia che non ci ho pensato che poteva succedere, scusami non volevo davvero...» dico tutto d'un fiato.
«Parlami ti prego.»
Lo guardo e vedo dispiacere sul suo viso.
«Tranquillo Neytan va tutto bene.»
«Sicuro?»
«Sicuro!»

Sento entrare qualcuno alle mie spalle, cazzo ma oggi nessuno bussa alla mia porta. Mi giro e la vedo. «Ehy piccola scusami, non pensavo fossi tu.» mi avvicino ma lei mi ringhia.
«Non toccarmi, dovevo solo darti questi fogli. Devi firmarli, tranquillo ora tolgo il disturbo. E tu che ci fai qui?»
«Desy vedo che stamattina sei di buon umore?»

Ride.

«Stive perché sei qui?»
«Ma come non posso venire a trovare un amico e amica? Mi annoiavo stare a casa tutto solo e sono venuto, volevo andare a pranzo ma Neytan mi ha detto che avevi un'udienza e mi sono trattenuto per aspettarti. Allora andiamo?»
«Dove?»
«A pranzo te l'ho appena detto!»
«Stive in realtà avrei da lavorare...»

DESYRÈ'S POV.

«Ma come, te la fai con il capo e quel bastardo non ti lascia neanche mangiare?» mi giro verso Neytan che è ancora imbambolato davanti a me. Ma poi eccolo che torna in sé.
«Piccola, Stive ha ragione io sono il capo e decido io cosa devi e non devi fare.» dio santo lo odio quando fa quel sorrisetto da gran figlio di puttana.
«Non chiamarmi piccola!»
Eccolo di nuovo quello sguardo:
«Non è così che ci si rivolge al tuo capo!»
«Non ci provare Neyt, non sono in vena dei tuoi giochetti. Anzi sai che ti dico? Io vado a pranzo con Stive, tu fai quello che vuoi. Mi licenzi? Chi se ne fotte.» gli urlo su quel bel faccino che si ritrova.
«Ok Desy vuoi la guerra? E guerra sia. Stive amico andiamo ho davvero fame.»
«No aspetta Neyt...»
«Shhh piccola il capo sono io ricordi?»

Devo dire che è molto carino questo ristorante: non è molto grande, si affaccia su una grande terrazza con un gazebo, tutto in stile shabby, ma la cosa più spettacolare è il profumo del mare.
La sua dolce melodia fa riaffiorare tutti i miei ricordi più belli vissuti con mia madre e mia nonna. Mi mancano da morire, ad essere sincera mi manca anche la mia vecchia casa. Lì di ricordi ne ho veramente tanti ma di quelli brutti.
«Desyrè va tutto bene? Ti vedo pensierosa, dove stavi con la mente ? È da un po' che ti chiamiamo!»
«Scusami Stive ero sola nei miei ricordi.»
Neyt mi guarda con un velo di tristezza, gli sorrido, e lui non esita un minuto a ricambiare.
«Ok piccioncini, se proprio dovete, prendetevi una camera siete disgustosi.»
Urlo a Stive dandogli uno schiaffo sulla spalla:
«La smetti di dire cavolate!»
Neytan continua a guardarmi e questa volta nel suo sguardo noto un velo di eccitazione, io mi aggrego ai suoi pensieri come se nulla fosse successo.

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