Capitolo 13

1.5K 20 5
                                    


«Cazzo ragazzi ora basta!»
Ora sono io quella che alza i toni, urlo più di loro. Improvvisamente zittiscono.
Guardo Stive, cercando di farlo ragionare;
«No Desy, non ho nessuna intenzione di sprecare fiato per questo stronzo bastardo.» esordisce.

Gli occhi di Neytan non lasciano i miei. Resta zitto senza fiatare, poi comincia a balbettare.
«Scusa, tu che ci fai qui?», chiede stupito.
Ma come, tutto questo tempo e non si era accorto della mia presenza? Andiamo bene.

Cerco di rispondere anche se ci sono rimasta decisamente male del fatto che non mi avesse notata prima. Ora come ora non so proprio cosa diavolo gli dirgli.
«Lei è con me, problemi?»
Stive mi  stringe a sé baciandomi la nuca.
Ok, sono diventata un oggetto di contesa.

«No Stive nessun problema.», mente chiaramente.
Rimaniamo zitti a fissarci tutti per svariati minuti, ma dopo poco Neytan va via con la testa fra le gambe, lasciandoci soli come due idioti. Sento Stive ridere vittorioso.
«Grande Desyrè grazie per tutto.»
Mi bacia sulla guancia provocandomi un leggero fastidio, non per il bacio figuriamoci, ma per il modo in cui lo ha fatto. Lo fulmino con lo sguardo e subito si rende conto che sprizzo rabbia da tutti i pori.

«Stive, non ci provare. Io non faccio questi giochetti. Non siamo più ragazzini, sei stato immaturo.»
Lo guardo con disappunto, ma lui non smette di ridere facendomi incazzare ancora di più.
«Non osare mai più usarmi per le tue vendette,
non mi piace prendermi gioco delle persone e poi è il mio capo. Cosa farò ora?»

«Ok scusami Desy non volevo, ma è stato così divertente vederlo in quello stato che non ho resistito.»

STIVE'S POV.

Durante il tragitto in macchina non ha più detto una parola, la vedo guardare fuori dal finestrino con aria dispiaciuta, l'ho ferita ma non volevo. 
«Ehi,» faccio un respiro profondo, «prima di parlare, sai perché l'ho fatto?
Volevo solo farlo sentire una merda e togliermi i sassolini dalle scarpe tutto qui.» la guardo e spero di sembrarle sincero.

«Mi spiace dirtelo Stive ma non credo che tu sia riuscito nella tua impresa.
Tra te e Hanna c'erano dei sentimenti in palio, quindi non è la stessa cosa.», afferma con dispiacere. Faccio una breve pausa prima di parlare:
«È vero, c'erano sentimenti tra me e Hanna, ma fidati sono rimasto scioccato quando ho visto il modo in cui ti guardava. Lo conosco molto bene
e credimi, non ha mai guardato nessun'altra come ha guardato te questa stasera, ed è per questo che ho fatto quello stupido giochetto.» dico prendendole la mano.

DESYRÈ'S POV.

Finalmente questa serata è finita. Non mi è piaciuto quello che ha fatto Stive ma ormai è fatta.
Spero solo che questo non mi porterà problemi con il lavoro ma soprattutto con lui.

La sveglia suona interrompendo un bellissimo sonno. Quando mi accorgo che è tardissimo mi alzo e faccio il più veloce possibile: Sistemo il mio nuovo ufficio, ammirando il panorama dalla mia scrivania. Da qui riesco a vedere il mare; è davvero stupendo.
Le ore passano velocemente e non mi accorgo che è  quasi l'ora di pranzo.

Prendo la mia borsa e mi dirigo alla tavola calda che si trova di fronte all'ufficio. Non faccio che pensare a quello che è successo la sera prima con Stive e Neytan.
Sono piena di lavoro e questi miei pensieri non mi aiutano sicuramente, è solo il primo giorno di lavoro e sono già incasinata. Decido di staccare un po' e prendermi un caffè espresso, ne ho davvero bisogno.

"Ma che cazzo! cosa c'è che non va con questo distributore? No ti prego non fare così, ne ho davvero bisogno" prego tra me e me come un'idiota.
Picchio il distributore e piagnucolo come una bambina. Improvvisamente sento ridere dietro di me e non ho il coraggio di girarmi per la paura di essere cacciata a calci in culo dalla guardia di sicurezza per aver quasi sfondato il distributore, che a quanto pare è incavolato con me, perché non vuole darmi il mio caffè.

Mi giro con la coda tra le gambe, scusandomi come un'idiota e sperando di non aver creato altri problemi. Ma quando il mio viso si alza per guardare in che pasticcio mi sono cacciata, noto quelle meravigliose labbra che non smettono di ridere per il modo buffo di prendermela così tanto con il povero  distributore.
«Ciao Neytan scusami non volevo, è solo che ho bisogno veramente di un caffè e non so cosa gli sia preso.»
Ma come fa ad essere così dannatamente bello?

Il suo sorriso diventa sempre più ampio e spettacolare, lo vedo avvicinarsi a me e il mio cuore perde dei battiti. Sento il suo respiro sul mio viso e il suo buon profumo. Dio santo quel profumo mi crea un totale imbarazzo.
I suoi occhi sono a due centimetri dai miei e non perdo tempo a tuffarmici. Il suo sorriso è malizioso e le mie gambe non smettono di tremare.
«Ecco Desyrè, il tuo caffè è pronto.»
Il mio espresso è finalmente nelle sue mani. Faccio un passo in avanti per prendere il mio caffè, mi sento davvero in difficoltà; tutto perché è così dannatamente bello. Mi accorgo che lui invece è più che tranquillo e questo mi fa arrabbiare davvero tanto.

Dopo aver ottenuto il mio caffè mi incammino verso l'ufficio per sbrigare le mie ultime pratiche.
Tornata a casa sento il cellulare squillare:
«Ehi Stive, tutto bene?»
«Ciao splendore, come è andato il tuo primo giorno di lavoro con quello stronzo?»
«Stive non c'è niente da ridere, e poi sarà pure stronzo ma ti ricordo che è il mio capo e dopo la cazzata che hai fatto ieri sera a stento mi parla. Contento ora?»
Sento Stive ridere:
«Allora il mio piano ha funzionato? Mi piace quando ti arrabbi, sei così carina.»

Le settimane scorrono velocemente, mi sento davvero bene in questa città e devo ammettere che da quando ho conosciuto Stive non possono andare meglio. Ormai stiamo sempre insieme, sembriamo una coppia sposata da trent'anni e a me non dispiace affatto.
Deve trovarsi un appartamento per conto suo perché dice che per uno scrittore la privacy è indispensabile e visto che io lavoro e a casa non ci sono quasi mai, ho deciso che può venire a stare da me, visto che anche da prima trascorreva il suo tempo qui.
Con Neytan invece le cose non vanno un granché: in ufficio ci incontriamo di rado e quelle poche volte che ci becchiamo nella hall. Ci limitiamo soltanto ad un saluto. A volte mi strizza l'occhio, ma ciò mi provoca soltanto un vuoto assurdo.

Nulla Può SuccedertiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora