Capitolo 12

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NEYTAN'S POV.

Sono due giorni che non la vedo e ammetto di star impazzendo. Non so cosa mi sia preso, ma quella ragazza mi ha stregato. Vorrei chiamarla per chiederle se le va di andarci a prendere un caffè, ma riflettendo non mi sembra il caso.

Tanto domani la rivedrò, cercando stavolta di non sbagliare. Lei mi piace e non vorrei che il mio atteggiamento da stronzo possa rovinare tutto.
Si è sempre saputo che sono un gran figlio di puttana, e che mi scopo tutte quelle che voglio, ma stavolta è diverso. Me lo sento.
Resisto alla tentazione di chiamarla, anche se non è facile per niente.

Chiamo Efram per sapere come se la passa, e alla fine decidiamo di andare in un locale qui in città. Ha buon gusto per i locali e ovviamente per le donne, visto le tipe che si porta a letto.
Stasera però non ho proprio voglia di compagnia, Efram insiste come è il suo solito fare, e purtroppo riesce sempre nel suo intento.

Lo conosco molto bene, e dopo avergli raccontato di Desyrè sapevo che non mi avrebbe ascoltato e che mi avrebbe portato una ragazza strafica. Con il suo sorriso da bastardo quale è, mi strizza l'occhio dicendomi che era il minimo dopo il mio racconto. Nel pomeriggio a telefono gli avevo raccontato tutto di Desyrè, continuava a ridere dicendomi che l'alcol mi aveva fottuto il cervello, e forse aveva ragione.

Il locale è pieno zeppo, ci sono ragazzi e ragazze dappertutto, e l'aria è quasi irrespirabile. Dopo un paio di bicchieri di vodka decido di prendere un po' d'aria fresca.
Devo dire che il locale non è niente male, ha un grande terrazzo che affaccia sul mare.
Mi appoggio alla ringhiera e accendo una sigaretta, ma ho la sensazione di essere osservato. Quando mi giro per controllare, i miei occhi non credono a quello che stanno vedendo.

"Che ci fa qui! Dopo tutti questi anni, avrei giurato che non lo avrei più rivisto, invece chi non muore si rivede!"
Continuo a fumare e noto i suoi occhi infuocati, mi fissa proprio come l'ultima volta, quando si scaraventò contro di me, in quella cella del cazzo.

Non ho mai capito il vero motivo del perché ce l'avesse tanto con me, eppure dopo anni credevo che gli sarebbe passato, invece mi sbagliavo.
«Ehy Stive, vecchio amico come va?», lo saluto, sperando di rivedere il vecchio amico che mi manca terribilmente. Ma quando noto che il suo sguardo diventa sempre più scuro, non mi aspetto di ricevere spiegazioni.

Cerco mi calmarmi, per avere risposte.
«Stive amico, mi spieghi che cazzo ti prende? Dopo tutti questi anni, me lo devi.

Sei scomparso, ho cercato in tutti i modi di rintracciarti ma nulla. Anche il tuo numero di cellulare era inesistente.»

«Che cazzo vuoi Neytan!», mi risponde adirato.
«Niente, volevo solo salutare un vecchio amico e sapere come te la passavi.», il mio tono è diventato più calmo.
«Te ne sei andato senza darmi spiegazioni, e dopo tutti questi anni non so proprio cosa ti abbia fatto.»
Mi si è formato un nodo alla gola che diventa sempre più doloroso. Mi ero illuso per pochi secondi di aver rivisto il mio vecchio amico, ma mi sbagliavo.

Il suo corpo è una roccia: pugni stretti, narici tese. A vederlo mette i brividi. Si avvicina e per una frazione di secondo, in quel preciso momento ho avuto paura, paura che mi avrebbe ucciso.
Lo sento ridere, e dalla sua bocca sento uscire parole che mi fanno davvero male.

«No Stive, aspetta amico,» lo prendo  per il braccio, «Mi spieghi cos'hai? Fammi capire! Avrò pure diritto ad una spiegazione!? Cosa ti è preso? Ti ho fatto qualcosa? Dimmelo ti prego, ho bisogno di sapere.»

STIVE'S POV.

Mi giro di scatto quando il mio braccio viene afferrato. Ho così tanta rabbia dentro che provo pena per lui. Rido dalla rabbia.
«Hai pure il coraggio di chiedere! Cazzo Neytan dopo tutti questi anni non lo hai ancora capito? Ma come fai ad essere così stronzo. Cresci, dannazione. Non sei più un ragazzino!»
Lo guardo e vedo tristezza ma soprattutto delusione nei suoi occhi.
«Stive non riesco a capire davvero, almeno aiutami, aiutami a capire, dannazione cosa ho fatto per essere guardato con tanto disprezzo da te?»

A questo punto non riesco più a trattenere la rabbia, sento di scoppiare. Mi avvicino a lui prendendolo per il colletto della camicia, e quando mi trovo davanti a quel suo bel faccino, ringhio come un pit bull.
«Non sono tuo amico, non lo sono mai stato.»

Mi sento tirare il braccio e quando vedo Desyrè i miei occhi trovano un po' di calma. Cerca di tranquillizzarmi accarezzandomi il viso.
«Stive stai bene?»
« Sì sto bene Desy, stai tranquilla.»
«Ok Stive torniamocene a casa.», mi tira con forza e ci avviamo verso la scritta exit.

Usciamo dal locale e cerco in tutti i modi di far sbollire la mia rabbia.
«Scusami Desyrè non volevo rovinarti la serata, sono davvero mortificato.»
Lei mi abbraccia e da lì riesco a ritornare nel mio stato di tranquillità.
«Stive non importa, sarà per la prossima volta ok?»

DESYRÈ'S POV.

Stiamo per lasciare il locale, ma Neytan furioso viene verso di noi. Dio santo quanto è bello!
Indossa un pantalone casual blu con una camicia aderente dello stesso colore.
Lo guardo, e solo Dio sa cosa sta frullando nella mia  mente ormai malata.

Dopo qualche minuto mi risveglio da quel bellissimo sogno di cui facevamo parte.

NEYTAN'S POV.

«No Stive stavolta non te ne vai se non mi spieghi cos'hai», urlo come un matto.
La mia voce non passa inosservata, attira gli sguardi di alcuni ragazzi.
«Ora mi spieghi cosa diavolo ti ho fatto e mi fai capire di questo comportamento scontroso che hai nei miei confronti.»
Mi avvicino istintivamente con tutta la rabbia che ho accumulato in questi anni e gli faccio capire che questi suoi modi hanno oltrepassato il limite.
I nostri volti sono così vicini che riesco a sentire il suo alito di vodka. Mi guarda quasi dispiaciuto per come lo ammonisco, ma la mia voce scende di dieci toni.
«Non ti lascio scappare di nuovo, spiegami perché ce l'hai così tanto con me!»

Nulla Può SuccedertiWhere stories live. Discover now