Capitolo 8

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La mia mano è ancora nella sua, cerco di inventarmi qualcosa ma nulla: vuoto totale.
Finalmente veniamo interrotti dal telefono d'ufficio; meno male, non ne potevo più. Ero così imbarazzata da non sapere cosa fare, se non fosse stato per il telefono chissà quando ci saremo decisi a staccarci.

Rimango lì ferma ad aspettare che terminasse la telefonata, per poi andarmene e prendere un po' d'aria. Quando sento il telefono riagganciare, mi guarda e mi chiede di accomodarmi.
«Mi scusi Signor Carter ma dovrei proprio andare.»
«La prego Signorina Tomas diamoci del tu, e non chiamarmi Signor Carter che mi fa sentire vecchio come mio padre.»
Rido alla sua battuta: «Va bene Signor Neytan, così va bene?»
«Dai ti prego solo Neytan, se non le dispiace. Io posso chiamarla Desyrè?»
«Certo», gli dico sorridendo.
«Ora però devo proprio andare, ho tante cose da fare e dovrò prepararmi per il mio primo giorno di lavoro. Non voglio deludere suo... scusami, tuo padre.»

Mi guarda con un sorriso stampato sulle labbra e dondolandosi sulla sua sedia. Mi provoca strane vibrazioni in tutto il corpo.
«Sicura di dover andare? Possiamo prendere un caffè se ti va!»
«Grazie Neytan sarà per la prossima volta.»
Mi alzo dalla sedia e noto che anche lui lo fa. Mi allunga la mano per salutarmi, io ricambio con un sorriso, dicendogli che ci saremo rivisti presto.

Mi avvio verso la porta, mi fermo e poi mi giro, notando il suo sguardo da pesce lesso. Sorrido e mi accorgo che continua a fissarmi ancora. Mi mordo il labbro inferiore nascondendo la mia malizia, ma quando sto per avvicinarmi alla porta mi chiama. «Desyrè!»
Mi giro di scatto e noto che non mi ha tolto gli occhi da dosso. Mi fissa con un'aria da furbetto. Non faccio a meno di accorgermi di quanto sia attraente con quel sorriso smagliante.
«Non mi scappi più.», mi dice.

E finalmente esco dall'ufficio dirigendomi verso l'uscita con un sorriso stampato sulla faccia.

NEYTAN'S POV.

È appena uscita dal mio ufficio e già mi manca il suo sorriso.
"Dio mio quant'è bella", penso.
Cerco di non distrarmi più di quanto non lo sia già, prendo un caffè e torno a lavorare.
Vengo interrotto dalla mia segretaria che fa irruzione nel mio ufficio.
«Signor Carter ha una chiamata urgente sulla 3, ho provato a chiamarla ma senza successo quindi ho pensato di venire di persona.»

«Va bene, grazie Signorina Milton.», mi limito nel liquidarla in due parole.
Già mi sta sul cazzo, da quando me la sono scopata cerca in tutti modi di attaccare bottone, ma ormai sei roba vecchia Milton.

«Ehi Efram, amico mio, è da un po' che non ti sento. Come mai mi chiami in ufficio?.»

«Amico allora sei vivo! Ho provato a chiamarti sul cellulare ma non rispondi alle mie chiamate, quindi eccomi qua. Non sapevo che anche gli stronzi come te lavorassero ma mi sbagliavo.», scherzò, facendo una gran risata.
«Senti stasera do una festa, ci saranno tante fighe e alcool a volontà. Sei dei nostri?»
«Certo amico come potrei mancare.»
«Ok Neytan allora a stasera.
Ah dimenticavo, perché non porti la tua amica, anzi scusami la tua segretaria? È così carina, dio Neyt mi fa impazzire.»
Rido al modo in cui Efram pronuncia quelle parole.
«Ok, vedrò cosa posso fare. A stasera.»

Finalmente ho finito, non ne potevo più di tutte queste pratiche.
Esco dall'ufficio e mi ricordo della festa di stasera, e di quel coglione di Efram che mi ha chiesto di portare la mia segretaria. Uffa che palle, dovrò invitarla sperando che non si faccia strane idee.

Io e Efran ci conosciamo fin da bambini, abbiamo fatto le stesse scuole, frequentato gli stessi amici e spesso ci siamo scopati le stesse donne. Abbiamo molto in comune, siamo praticamente come due fratelli con una sola differenza: che io sono uno stronzo e lui un figlio di puttana.
«Hei Milton, stasera un amico da una festa. Ti va di venire?»
«Certo Signor Carter, a che ora passa a prendermi?»
«Alle 23.00 e non farmi aspettare.»
«Sì certo sarò pronta per le 23.00.»
E mentre la porta dell'ascensore sta per chiudersi:
«Milton non si faccia strane idee!»

DESYRÈ'S POV.

Non smetto più di piangere, adoro questo film: "La memoria nel cuore". Vorrei anch'io che qualcuno mi amasse proprio come lui ama lei.
Mentre mi asciugo le lacrime dal viso, sento il mio cellulare squillare. Mi precipito a rispondere ancora con la voce rauca cercando di schiarirla con un colpo di tosse.
«Pronto? Salve Miss Mery. Come va, tutto bene?»

«Ciao piccola come stai? Cara, ma stai piangendo»
«No Miss Mery, è solo che ho appena finito di guardare un bellissimo film e mi sono commossa, niente di più.»
«Va bene cara, mi ero preoccupata. Senti volevo chiederti se stasera ti andava di venire a cena da me, visto che è venerdì sera e sicuramente starai lì tutta sola a rattristarti con questi film. Che ne dici cara, ti va di venire? Mi farebbe veramente piacere passare un po' di tempo con te, visto che anch'io non ho tanti amici qui.»

Penso a quelle parole, e devo dire che mi farebbe bene distrarmi un po'. Faccio un respiro e accetto l'invito con molto piacere.
«Va bene Miss Mery, accetto volentieri il suo invito, ditemi dove e a che ora.»

«Perfetto cara, mi hai reso davvero felice. Ti ringrazio davvero tanto. Vieni appena sei pronta, ti aspetto. Ah dimenticavo, a cena con noi ci sarà anche mio figlio Stive, ti piacerà fidati, a tra poco cara.»

Nulla Può SuccedertiWhere stories live. Discover now