Capitolo 42

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Mi sono appena svegliata, ho ancora gli occhi che bruciano e la testa pesante, ma appena vedo Neytan accanto a me il dolore svanisce. Non sapevo che ieri sarebbe rimasto qui a dormire, forse me lo avrà detto ma ero troppo scossa per ricordarmelo.

«Ehy buongiorno dormiglione.» appena apre gli occhi un fantastico sorriso compare sulle sue labbra ed io mi sciolgo come un ghiacciolo.
Mi tira a sé in una frazione di secondo e mi dà un bacio da farmi dimenticare chi fossi.
«Buongiorno a te amore mio! Come ti senti?»
«Dopo questo bacio sicuramente meglio.» lui continua a sorridere.
«Ok allora se questo ti fa stare meglio tra un po' ti sentirai al settimo cielo.»

Gli sorrido ma nello stesso momento sono preoccupata per quello che mi ha detto.
«Che intenzioni hai?»
«Mmmm nulla.» si alza per andare in bagno, probabilmente per farsi una doccia.
«Hai detto che i miei baci ti fanno stare meglio, figuriamoci una doccia insieme come ti farà sentire dopo!»

Mi diverte molto vedere lo sguardo da pervertito che fa quando pensa a cosa fare, si ferma e prima di avviarsi in bagno mi dice:
«Che hai? Perché mi guardi come se fossi un pervertito?»
«Infatti lo sei.» lui mette un finto broncio.
«Ma sei il mio pervertito preferito.»

Dopo essere passata quasi un'ora sotto la doccia decidiamo di andare in cucina per fare colazione.
«Ehy Stive amico buongiorno.»
«Desy, Neyt, come vedo stamattina siete di buonumore, chissà come mai!»
Fa un gran risata ma Neyt lo fulmina con lo sguardo.
«Stive anche di prima mattina sei un fottuto coglione.»
«Sì amico» e continua a ridere.
«Mi chiedo come mai, Neytan forse perché tu sei più coglione di me? No scusami, di tutti?»

«Ma possibile che voi due fate sempre questo? Vi insultate come due idioti perché nessuno dei due ha le palle di dire che vi volete bene? Sento solo dire "coglione, stronzo, figlio di puttana", ma un TI VOGLIO BENE mai?»

Incominciano a ridere come due veri coglioni continuando a preparare la colazione, non riescono a non prendermi in giro, e tra pochi minuti se non la smettono comincerò a urlargli contro come una psicopatica.

NEYTAN'S POV.

Iniziamo la nostra colazione in silenzio e dopo qualche minuto Stive inizia a parlare catturando la mia attenzione.
«Ehi Neytan,"ti voglio bene".» ed io ripeto la stessa frase con gli occhi a cuoricino e lo sguardo innamorato, ma non riesco a non ridere seguito  subito da Stive, e da lì la nostra tenera Desyrè ci fulmina con gli occhi e capiamo che per noi non c'è via di scampo.
«Siete davvero degli stronzi cronici, me la pagherete voi due giuro.»

È da stamattina che io e Stive cerchiamo una soluzione al problema di Desyrè, siamo a casa mentre Desy è in riunione con un cliente, cerco di prendere più informazioni possibile su questo tipo di cose ma di internet non è che mi ci possa fidare tanto, ci sono troppe cavolate.
Stive cattura la mia attenzione.
«E se chiamiamo il Signor Witter? E gli raccontiamo quello che sta succedendo? Potrà aiutarci anche perché si tratta di suo figlio, lui saprà darci più informazioni e potremmo aiutare sia Desy che il piccolo Bred!»

I miei occhi guardano Stive ma la mia mente è altrove, non so che fare. Ne ho viste tante sul mio lavoro ma questa proprio mai. Penso bene prima di pronunciare quelle parole.
«Ok Stive forse è l'unica cose che possiamo fare a questo punto, anche perché realmente non saprei da dove iniziare.»

Prendo il mio cellulare cercando nella mia rubrica, ma prima di inoltrare la chiamata faccio un lungo respiro.
«Signor Witter buongiorno sono Neytan Carter.» non so veramente come iniziare il mio discorso, faccio una gran fatica trovandomi in seria difficoltà.
«Buongiorno Carter, stavo proprio pensando a lei in questo preciso momento... la stavo per chiamare ma lei mi ha anticipato.»
Si sente perfettamente di quanto Witter sia privo di parole, forse per lo stesso motivo ma arrivati a questo punto non mi resta che chiedergli di vederci per un caffè e parlarne da vicino.

«Salve Signor Witter.» ci sediamo al nostro tavolo, vedo imbarazzo nel suo sguardo ma se potessi vedere il mio non sarebbe da meno. I suoi occhi sono ancora infossati e spenti, non oso immaginare cosa si prova a perdere un figlio così piccolo, credo che  per un padre non sia facile accettare un destino così crudele.

Le nostre ordinazioni sono appena arrivate e noto un gran imbarazzo, tale da non riuscire a dire una sola parola.

«Ecco Signore io non so davvero da dove iniziare, solitamente queste situazioni riesco a gestirle con molta nonchalance, ma questa volta per me non è così quindi mi perdoni se sono diretto ma non so proprio come fare, anche perché se non lo faccio  subito impazzirò.
Da quanto va avanti questa situazione?»

Silenzio e tanta tristezza nello sguardo del Signor Witter. Prima di parlare fa un gran respiro, dopo minuti per me di agonia inizia a raccontare.

«Se non le dispiace in questo momento la chiamerò Neytan.» io annuisco e resto in silenzio.

«Quando Bred junior era piccolo, io e mia moglie non sapevamo perché un bambino potesse piangere così forte. Ci faceva impazzire, le nottate che facevamo erano davvero tante, un giorno decidemmo di farlo visitare da alcuni specialisti e credimi ne abbiamo girato tanti in tutto il mondo, ma ognuno di loro ci diceva sempre le stesse cose: "è un bambino in perfetta salute, non c'è niente che non va"!. Gli anni passavano e più lui diventava grande più le situazioni diminuivano.
Un giorno lui era nella sua cameretta come faceva di solito e lo sentivamo parlare, anzi bisbigliare con qualcuno. Inizialmente pensavamo che stesse giocando come con la PlayStation e parlando in modalità online con un amico, ma la sua conversazione era molto strana, tant'è che decisi di origliare e capirci qualcosa.

Lo sentivo che c'era qualcosa di strano perché nella  sua voce c'era un velo di paura, non so come spiegarlo ma non era come il suo solito. Sentivo che aveva paura, terrore forse. Mi fu difficile capire di cosa stesse parlando, poi lo sentii dire di non fargli  del male perché aveva paura, lo supplicava, e io come uno stupido mi chiedevo a quale gioco strano stesse giocando. Non avevo idea di quello che stava per succedere.

Ma quando decisi di entrare nella sua camera rimasi pietrificato, la paura che provai era lacerante, tant'è che per la stessa paura non riuscivo a muovermi. Mi sentivo come se qualcuno mi stesse mantenendo impedendomi di reagire, i miei occhi non volevano vedere tutto quello e pregavo a Dio di aiutarlo ma fu inutile, perché ormai era troppo tardi.»

Nulla Può SuccedertiWhere stories live. Discover now