48 - (Sara) Qualcosa era andato storto

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-Io ti avevo avvisato, il polpettone di Eli è un macigno da digerire...- risi divertita da quel suo sincero rammarico.

-Non è un problema...lo conosco fin troppo bene.- ammise lui tornando a guardarmi col viso pochi centimetri sopra il mio:- Potrei citarti tutte le battute a memoria.-

-Come mai?- 

Lui ribattè evasivo:- Tutti ricordano Mulan a memoria!-

- Io no.- protestai ed indicando i grossi libri di neurologia che sporgevano dal mobile in salotto aggiunsi: -Sto facendo spazio nel mio cervello per altre cose...

Il suo viso si rabbuiò giusto un secondo:- Ah giusto...-

- Tra l'altro hai promesso che mi avresti aiutato...- gli ricordai capricciosa.

-Sara me l'hai chiesto in un momento in cui avrei accettato pure di tingermi i capelli di blu.- fece lui sconvolto.

Io mi finsi offesa da quell'ammissione, per quanto invece mi avesse divertito sentirlo accettare ogni mia condizione tra quelle lenzuola pur di avermi: - Quindi la tua parola non vale?-

I suoi occhi verdi mi fissarono e ribattè:- Mi sembra che non ho mai mancato un impegno preso o forse questa volta non sei venuta tu per prima?-

Io arrossii e per spezzare l'imbarazzo feci per tirargli un cuscino sul viso quando sentii un rumore, come vibrazione di un cellulare sconosciuto. Alessandro si voltò infastidito verso la sedia del tavolo da pranzo, dove aveva posato i suoi vestiti ed uscendo in mutande da quel divano-letto afferrò il telefono dai jeans.

Leggendo il numero sullo schermo si bloccò come se non fosse la chiamata che si aspettava ed un'ombra scura passò sul suo viso prima di rispondere con voce infastidita:- Dimmi.-

Io mi voltai per dargli un po' di privacy e decisi di andare in camera a recuperare un paio mutande. Benchè mi sforzassi di non origliare il suo tono di voce alterato era udibile anche dalla stanza accanto: - E da quando ti interessa dove passo la notte?- e continuò ancora dopo pochi secondi: - Non stare a dilungarti troppo... A che ora ti ha detto?-

In quell'istante realizzai che sapevo davvero pochissimo di lui, qualcuno lo aveva aspettato quella notte. Forse i suoi genitori? Forse i coinquilini? Forse una ragazza? Di certo chiunque fosse dall'altro lato del telefono sembrava irritarlo. Intenzionata a scoprire chi fosse, restai sull'uscio della mia stanza in attesa.

-Okay...No, non so perchè Luigi abbia chiamato a casa e non ho idea di quando tornerò.-

Al suono del nome del proprietario della pizzeria d'asporto, temetti si trattasse di un imprevisto di lavoro e sentii il cuore stranamente accelerare all'idea che dovesse andarsene improvvisamente. Qualcosa era andato storto.

Rientrai nella stanza convinta che la chiamata fosse terminata e venni turbata dalla voce furiosa che usciva dal telefono:-Sono tuo padre ed esigo una cazzo di risposta una volta ogni tanto!-

La voce gelida di Alessandro concluse quella conversazione: -Fin quando ti attacchi alla bottiglia non definirti tale.-

Decisamente quella non erano le parole che mi sarei aspettata di udire e sperando di non essere stata vista mi girai, provando a tornare in camera, ma nel silenzio percepii il suo sguardo su di me: - Entra pure, ho finito.-

Mi voltai a disagio, sentendomi in colpa per aver assistito a quella telefonata: - Mi spiace, non volevo interrompere...-

Il suo sguardo era diventato improvvisamente cupo, non commentò le sue questioni familiari, semplicemente mormorò: -Non ti preoccupare.-

E mettendosi a sedere con le spalle tese si passò stancamente le mani tra i capelli, come se quella telefonata gli avesse lasciato addosso un brutto malumore, spezzando quella complicità che si era creata tra noi, riportandoci alla realtà e cancellando le splendide ore passate insieme.

Primum non nocereWhere stories live. Discover now